Manovra, fattore Macron: si tratta sul deficit al 2%. Tria: «Ridurre disavanzo per evitare la procedura d'infrazione Ue»

Manovra, fattore Macron: si tratta sul deficit al 2%. Tria: «Ridurre disavanzo per evitare la procedura d'infrazione Ue»
Martedì 11 Dicembre 2018, 14:19 - Ultimo agg. 12 Dicembre, 00:02
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Dopo l'annuncio delle nuove misure economiche del presidente francese Emmanuel Macron, nel negoziato tra Bruxelles e Roma irrompe la variabile francese. La mossa per placare la rabbia dei gilet gialli sembra avvicinare Parigi alla battaglia italiana sul bilancio e fa sperare in una nuova alleata contro i falchi del Nord che premono per la procedura d'infrazione. Ma i due casi sono simili solo in apparenza. Nella sostanza, la manovra 2019 della Francia è  ià stata approvata dalla Ue perché rispettava le regole, e i suoi conti saranno rivalutati solo a maggio, comprese le nuove misure che potrebbero far esplodere il deficit. Quella italiana invece è stata per ora respinta, e si rischia una procedura imminente se il dialogo non porterà a un accordo.

Sullo scenario tecnico, però, come sempre si inserisce quello politico. E politicamente sarà difficile per la Ue giustificare una disparità di trattamento così evidente tra Francia e Italia: a Macron viene dato un vantaggio di sei mesi spendibile nella campagna elettorale per le europee, mentre all'Italia viene negata da subito una manovra espansiva pensata, come le misure francesi, per il popolo.

La situazione dei due Paesi è molto diversa. A fotografarlo sono anche i mercati: le concessioni del presidente francese non hanno avuto alcun impatto sullo spread dei titoli decennali di Parigi: il differenziale con la Germania è aumentato di soli 4 punti: ieri era a 44 punti, oggi a 48 punti base. Ma dal punto di vista delle regole tecniche europee le differenze ci sono. Macron ha ottenuto l'ok alla finanziaria 2019 perché i suoi numeri, fino ad ottobre, non erano in aperta violazione delle regole come accaduto per il bilancio del governo gialloverde. Il Dpb francese è stato infatti promosso con la formula usata anche per l'Italia gli anni scorsi, che evidenzia solo un «rischio di deviazione significativa» dagli impegni. Ma, sostanzialmente, un miglioramento dei conti è previsto: uno 0,2% di sforzo strutturale per il 2019 è bastato a rispettare le regole. E sebbene le nuove misure rimetteranno pressione sul disavanzo, a pochi mesi dall'uscita dalla procedura per deficit eccessivo, la valutazione verrà fatta solo
a maggio. Il governo francese ha quindi tempo per strutturare bene le spese e, ad esempio, chiedere quella flessibilità per riforme, investimenti o eventi eccezionali di cui non ha ancora mai usufruito. A differenza dell'Italia che ne ha già esaurite tutte le voci ottenendo negli ultimi 4 anni uno sconto complessivo di circa 30 miliardi di euro.

La differenza sul piano tecnico, però, non basterà a giustificare sul piano politico le scelte della Commissione di
fronte all'opinione pubblica che a maggio voterà per le europee. Ed è in questo scenario che Macron potrebbe essere un involontario alleato dell'Italia: qualunque sua pressione su Bruxelles, perché gli conceda flessibilità o più tempo per rimettere in ordine i conti pubblici, potrebbe influire positivamente anche sulla trattativa con Roma. L'uomo chiave in questo quadro, messo in difficoltà dalle mosse di Macron, è il francese Moscovici: se farà concessioni al suo Paese natale, non potrà essere troppo severo con l'Italia.

Sempre, però, che i falchi del Nord lo consentano. Il Ppe, con il presidente del Parlamento Ue Anotnio Tajani e il capogruppo Manfred Weber,ricordano intanto che le regole valgono per tutti, e quindi anche la Francia di Macron sarebbe sanzionata se le violasse.


Sarebbe «inaccettabile un atteggiamento di un tipo nei confronti di Parigi e uno diverso nei confronti di Roma. La nostra manovra è la migliore possibile, non voglio pensare alla possibilità di due occhi chiusi a favore di Macron e sanzioni incredibili e impensabili nei confronti dell'Italia. È un'ipotesi che non prendo neanche in considerazione», ha detto il ministro dell'Interno Matteo Salvini, in conferenza stampa da Gerusalemme, rispondendo ad una domanda sul rischio di una procedura di infrazione per l'Italia.

«Mi auguro che Bruxelles abbia il buonsenso che stiamo usando a Roma, stiamo lavorando giorni e notti per migliorare la manovra», i «dati definitivi su reddito e pensione dicono che garantendo agli italiani ciò che ci siamo
impegnati a fare» ci saranno anche dei fondi in più. «Mi rifiuto di pensare che Bruxelles apra un fronte con l'Italia per uno zero virgola, soprattutto il giorno dopo l'annuncio di Macron che è pronto a spendere miliardi e miliardi per fermare le proteste», ha aggiunto Salvini.

«È possibile evitare la procedura di infrazione». Ne è convinto il ministro dell'Economia Giovanni Tria che parlando al Welfare Italia Forum 2018 ha sottolineato però che «si tratta di prendere decisioni politiche rispetto a varie alternative». «Il lavoro che si sta facendo è di vedere semplicemente, semplicemente è un modo di dire che a volte sfugge - dice sorridendo il ministro - in che modo diminuire le divergenze tra l'Italia e l'Ue sul nostro bilancio per evitare la procedura di infrazione». Secondo Tria «Se sarà possibile trovare un accordo con la Ue sarebbe preferibile andare alla riduzione del deficit» per far fronte all'incertezza dei mercati e poi perché «bisogna recuperare fiducia»


«Il governo modificando la manovra fa un tentativo per «recuperare anche i miliardi di interessi che stiamo perdendo e che possiamo riportare a casa per farci altre cose invece che spenderli in interessi aggiuntivi», continua Tria. «Non è vero che la manovra sarà completamente diversa, si sta rivedendo il costo delle misure, quest'anno e a regime». Il ministro ha poi aggiunto: «Stiamo studiando altre misure che si aggiungono alla manovra, ad esempio stiamo studiando quanto è possibile fare sulle dismissioni immobiliari che sono quelle che contano per il deficit mentre le altre dismissioni, non immobiliari, sono anche loro importanti ma hanno un ruolo sul debito. E questo è quello che interessa di più i mercati, le prospettive del debito».

«Un deficit al 2,4% non è così clamoroso», dice spiegando che tuttavia in caso di accordo con l'Ue eventuali risparmi dovrebbero andare al taglio del disavanzo perché «c'è un clima di incertezza e bisogna recuperare la fiducia dei mercati».

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