Vicepresidenze, poi Copasir e Vigilanza Rai: Terzo Polo escluso dalle nomine. Perché sono così importanti?

Domani si eleggono gli Uffici di Presidenza, ma dopo l'esclusione di Azione-Iv Renzi vuole il Copasir

Vicepresidenze, poi Copasir e Vigilanza Rai: Terzo Polo escluso dalle nomine. Perché sono così importanti?
Vicepresidenze, poi Copasir e Vigilanza Rai: Terzo Polo escluso dalle nomine. Perché sono così importanti?
di Fausto Caruso
Martedì 18 Ottobre 2022, 17:09 - Ultimo agg. 18:31
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Risolti i contrasti tra Meloni e Berlusconi, la maggioranza può avviarsi alle consultazioni lasciando che siano i partiti di opposizione ad azzannarsi tra loro per le poltrone restanti. Domani Camera e Senato saranno convocati per eleggere i propri Uffici di Presidenza che collaboreranno con i neoeletti Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana. Sul fronte delle minoranze sono già iniziate discussioni, liti e accuse su chi si debba accaparrare le vicepresidenze delle due aule e soprattutto, partita che si giocherà tra qualche settimana, la presidenza delle cosiddette commissioni di garanzia. Ma cos'hanno di tanto attraente queste posizioni?

 

Le vicepresidenze

Da giorni Matteo Renzi e Carlo Calenda gridano all'inciucio tra Pd e M5S per escluderli dalle vicepresidenze. Un ruolo che ha innanzitutto una valenza simbolica, anche nella maggioranza, in cui Lega e Fratelli d'Italia si sono assicurati i due scranni più alti e dovranno compensare i forzisti almeno con una vicepresidenza per ciascuna delle aule. Se alla coalizione che sia avvia a governare il paese basterà questo semplice calcolo, la partita è più complessa dall'altro lato della barricata. Delle otto vicepresidenze (quattro per ramo) alle opposizioni ne spettano quattro, da votare a scrutinio segreto.

Il problema è che le principali forze di minoranza sono tre e quindi in una divisione che ne contempla due a testa (una per camera) la componente più piccola è destinata a restare fuori se ognuno vota per il proprio candidato.

Di qui i mal di pancia di Renzi e Calenda. Le accuse sono motivate non tanto dalla «stortura istituzionale» denunciata dal deputato Enrico Costa, quanto dalla perdita di influenza che l'esclusione comporta. I vicepresidenti hanno infatti il compito di sostituire i presidenti in caso di assenza e dirigere una seduta del Parlamento vuol dire poter influire sugli iter parlamentari di proposte di legge, interrogazioni e tutto il resto. Senza contare che hanno diritto a uffici e collaboratori aggiuntivi. Dem e grillini, ribattono che con 21 deputati e 8 senatori è normale che il Terzo Polo non possa prentendere vicepresidenze.

 

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Il calendario d'aula viene però deciso insieme alla Conferenza dei capigruppo, che tutti i partiti hanno appena rieletto, anche qui con qualche turbolenza in una compagine in particolare. Dentro Forza Italia il ruolo è stato assegnato a Licia Ronzulli per il Senato e ad Alessandro Cattaneo, deputato vicino alla fedelissima del Cav, a Montecitorio. Un ruolo questo ben più che simbolico perché comporta la responsabilità di dirigere tutta l'attività parlamentare di un partito, senza contare che sono proprio i capidelegazione ad accompagnare i leader nelle consultazioni col Presidente della Repubblica.

Le commissioni

Forse più ambite delle vicepresidenze, sono le presidenze delle commissioni di garanzia: il Copasir e la vigilanza Rai. Anche qui ha preso il via il gioco delle sedie con due posti per tre partiti, con annesse accuse di spartizione. Il Copasir è il comitato che sovrintende all'attività dei servizi segreti: è composto di dieci membri, cinque senatori e cinque deputati scelti in maniera tale da rispettare gli equilibri parlamentari. Il presidente spetta per legge all'opposizione e tradizionalmente se lo accaparra il primo partito di minoranza, che in questo caso sarebbe il Pd.

Ma vista l'esclusione di Azione-Iv dalle vicepresidenze Matteo Renzi è pronto a reclamarlo per sé e potrebbero essere decisivi i voti della maggioranza. Il ruolo è tutt'altro che simbolico visto che il Comitato può chiamare a conferire su problemi di sicurezza nazionale sia il presidente del Consiglio sia alcuni ministri, ma anche membri del Servizio di Informazione. La logica legislativa è quella di controbilanciare i poteri del governo in tema di pubblica sicurezza.

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Discorso simile per la Commissione di vigilanza Rai, che ha il potere di eleggere alcuni membri del consiglio di amministrazione della Tv di Stato, ma anche facoltà di controllo sugli indirizzi da seguire nei programmi e soprattutto regola l'accesso dei partiti agli spazi televisivi nei periodi di campagna elettorale. Non è un caso che il ruolo venga dato in quota Movimento Cinque Stelle, visto che il partito di Giuseppe Conte si era lamentato di essere rimasto escluso dall'ultimo giro di nomine alla direzione dei telegiornali Rai.

Anche qui la composizione della Commissione riflette proporzionalmente quella del Parlamento, ma avere il presidente dalla propria parte può certamente complicare la strada a eventuali nomine sgradite. Domani assisteremo solo alle prime mosse di una partita che si annuncia lunga e difficile forse anche fallosa, con la maggioranza pronta a restituire il favore ricevuto con l'elezione di La Russa al Senato.

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