Vittorio Sgarbi: «Chiamerò Veltroni e Rutelli a collaborare per il Giubileo. I grandi eventi? Al Colosseo»

Vittorio Sgarbi: «Chiamerò Veltroni e Rutelli a collaborare per il Giubileo. I grandi eventi? Al Colosseo»
di Mario Ajello
Venerdì 11 Giugno 2021, 06:23
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Vittorio Sgarbi, è pronto per la Roma dei Cesari e dei nuovi Papi?
«Prontissimo. Già sto pensando a come fare, dopo la vittoria elettorale, che il Giubileo del 2025 che sarà la grande occasione per rimettere Roma sul palcoscenico del mondo e riportarla ad essere la capitale della culturale universale».


Che idee ha per rilanciare Roma e la civiltà romana?
«Innanzitutto, da assessore alla Cultura, parlerò con tutti. Due ottimi sindaci di Roma, Rutelli e Veltroni, li cercherò per coinvolgerli in questo evento cruciale e farci dare idee culturali e organizzative».

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Ma non sono di destra!
«E chissene.

Servono i capaci e i volenterosi. Michetti, che è insieme una figura di grande appeal popolare e un competente, è su questa stessa lunghezza d'onda. La Matone per esempio è bravissima. Saremo un tridente. Guardando a destra a sinistra, dovremo guardare anche nel mondo grillino. Dentro quella che è stata la squadra della Raggi ma lei li ha lasciati andare via».


Ma davvero, sarete mezzi grillizzati?
«Si ricorda Carla Raineri? Ottima professionista. L'ho appena fatta parlare con Michetti, era il fiore all'occhiello della squadra della Raggi ma poi hanno rotto. Ci servirebbe assai per la macchina comunale. E non solo. E altri due ex assessori della giunta M5S li vedo molto bene con noi: uno è Colomban, l'altro è Minenna. Gente competente. Il vero colpo sarebbe avere il generale Figliuolo con noi al Campidoglio: per la logistica e per tante altre cose. Serve un esercito di volontari, ma a pagamento, che faccia aprire tutte le chiese di Roma spesso abbandonate e un generale che guidi, con buon senso e spirito pratico, l'uscita di questa metropoli da una febbre che, anche al netto del Covid, dura da troppo tempo».


A chi pensa come commissario al Giubileo?
«La persona giusta a mio parere è monsignor Andreatta. E' quello che organizza i viaggi della Chiesa nei Paesi musulmani, che mette a contatto la nostra religione con quella indiana e con tante altre. Lo vedo bene come commissario o coordinatore perché non è un baciapile ma un pragmatico. Io sono più curiale di lui, che è un prete laico».


Grandi progetti?
«Il Comune ha 78 musei, serve metterli a sistema insieme ai musei statali, ai musei provati, ai Musei Vaticani - settimi nella classifica dei più visitati del mondo - e coordinando il tutto faremo un Louvre diffuso che farà impallidire quello parigino».


Michetti è pronto per idee così?
«Ma certo. Perché io sarò il suo Grillo come Beppe lo è stato per la Raggi».


Ovvero?
«La Raggi è diventata la Raggi, cioè si è fatta conoscere, perché aveva la luce di Grillo. Il sarò la luce sgarbiana che in campagna elettorale farò di Michetti una celebrità e lui, dopo, in cambio di lascerà mano libera sulla cultura».


Il rischio è che lei farà troppo teatro.
«Serve anche quello. Basta avere le idee chiare. Sarebbe possibile, ad esempio, aprire il Colosseo - come dice anche il ministro Franceschini - a grandi spettacoli. Basta che non siano i concerti dove la gente va a gonfiarsi di birra e a buttare le lattine sulle pietre antiche».


La prima mostra mondiale del rilancio di Roma, se vincerete le elezioni, quale sarà?
«Quella che valorizza il fondo Torlonia, tramite il quale - molto meglio di come viene fatto adesso - si fa capire che cosa è stata la grandezza di Roma. Poi, super-mostra sulla Roma dei papi: il 500 e 600. Va fatta inoltre una esposizione molto coraggiosa su Roma al tempo del fascismo».


Guardi che, se la fa, la sbranano!
«Ci proveranno quelli che non capiscono nulla. La Roma fascista è stata l'ultimo momento della grande architettura in questa città. Dopo, la Repubblica democratica non avrebbe dato uno stile alla sua Capitale. E questo ha contribuito purtroppo alla svalutazione di Roma agli occhi della nazione».


Michetti che non demonizza il saluto romano («E' più igienico della stretta di mano») sarà d'accordo ovviamente?
«A me piace Baudelaire. Diceva: molti amici, molti guanti, per paura della rogna. E a proposito di intellettuali, le anticipo che il mio primo consulente in assessorato sarà lo scrittore Geminello Alvi».


Ma è un apocalittico alla Ceronetti!
«L'apocalittico in realtà è uno che crea, non che distrugge. E il senso dell'Apocalisse sa essere grande spinta di rilancio».

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