Ddl Zan, perché Salvini dà l'ultimatum a Letta (e perché il governo non è a rischio)

Ddl Zan, perché Salvini dà l'ultimatum a Letta (e perché il governo non è a rischio)
Ddl Zan, perché Salvini dà l'ultimatum a Letta (e perché il governo non è a rischio)
Sabato 17 Luglio 2021, 15:41 - Ultimo agg. 17:15
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«Propongo a Enrico Letta, per l’ennesima volta, una mediazione come chiesto anche dalla Santa Sede. Vediamoci martedì, prima che il testo arrivi in Aula, per togliere i punti critici degli articoli 1, 4 e 7. Se Letta non accettasse, la legge Zan finirebbe male e tutta la responsabilità cadrebbe sulle spalle del Pd». Matteo Salvini ora passa agli ultimatum al leader del Pd per frenare il cammino del disegno di legge contro l’omotransfobia che sarà discusso in il 20 luglio.

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Ddl Zan, chi punta alla mediazione

A favore della mediazione proposta da Matteo Renzi si è schierato l’ex capogruppo dem a palazzo Madama, Andrea Marcucci, e alcuni senatori del partito come Stefano Collina, Valeria Valente, Valeria Fedeli, Mino Taricco.

Ma Letta, che teme di veder definitivamente affossato il provvedimento, appare intenzionato a tenere il punto. E con lui i 5Stelle e Leu che finora sono riusciti a contrastare il centrodestra, sia imponendo il calendario, sia respingendo le pregiudiziali di costituzionalità, sia le richieste di sospensiva. E questo grazie anche ai voti di Italia Viva.

Ddl Zan, Salvini a Letta: «Vediamoci martedì per una mediazione o la legge finirà male»

Inoltre con ogni probabilità martedì sarà l’ultimo giorno di discussione del ddl Zan prima della pausa estiva, visto che il Senato deve approvare al più presto tre decreti: semplificazioni, sostegni e quello sulla cybersecurity. Dunque Letta non ha alcuna convenienza a mediare adesso. Meglio, se la mediazione dovesse davvero rendersi necessaria, attendere settembre. Nel frattempo martedì, giorno in cui scade il termine per presentare emendamenti, né il Pd, né i 5Stelle, né Leu, né Italia Viva depositeranno proposte di modifica. La Lega, Forza Italia e FdI invece dovrebbero inondare di emendamenti il cammino già accidentato del disegno di legge.

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Lo scontro sul ddl Zan non mette comunque a rischio il governo. Mario Draghi già si è chiamato fuori, definendo la questione «di ambito squisitamente parlamentare». E nessuno, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza da far marciare, con le trance dei finanziamenti europei da incassare, ha intenzione di colpire l’esecutivo incaricato di garantire quella che Sergio Mattarella chiama la «ricostruzione dell’Italia».

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