Abusata dall'età di 13 anni dal prete, il caso in Parlamento: le violenze dopo i 14 anni sono state archiviate

Abusata dall'età di 13 anni dal prete, il caso in Parlamento: le violenze dopo i 14 anni sono state archiviate
di Franca Giansoldati
Lunedì 3 Maggio 2021, 14:35 - Ultimo agg. 16:10
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Città del Vaticano – Il caso terribile di Giada, violentata per anni quando era minorenne da un sacerdote molisano, attualmente in carcere, torna ad affiorare in Parlamento e a far discutere. A sollevare la vicenda è la parlamentare dei CinqueStelle, Stefania Ascari che chiede «perchè a 14 anni e un giorno e l'abuso è lecito». Una vicenda che aveva già illustrato in una interrogazione al precedente ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede l'anno scorso, al quale chiedeva perchè don Marino, l'ex parroco del paese condannato dalla corte di appello di Campobasso nel maggio 2019 a 4 anni e 10 mesi di reclusione (sentenza confermata dalla Cassazione nel 2020), fosse stato riconosciuto colpevole di aver abusato sessualmente della ragazzina ma solo per il periodo in cui la piccola aveva 13 anni e non dopo il compimento dei suoi 14 anni, nonostante fosse in una condizione di fragilità e di inferiorità psicologica evidente.

Gli abusi sessuali, spiega Ascari, sono iniziati nella primavera del 2009 e sono proseguiti sino al mese di luglio 2012.

Con grande sforzo emotivo la giovane è riuscita a denunciare il sacerdote solo nel 2013 sia alla procura della Repubblica che al Vescovo di Termoli 

La parlamentare sottolinea anche che per la procura della Repubblica di Larino vi sarebbe stato un consenso ai rapporti sessuali da parte della ragazzina al compimento del 14esimo anno, senza avere mai approfondito sotto il profilo psicologico il rapporto con il prete 55enne. «Le circostanze avrebbero imposto un approfondimento per valutare la sua condizione di soggezione e inferiorità psicologica: Giada all'epoca era solo tredicenne mentre il sacerdote aveva 55 anni ed è orfana di padre da quando aveva tre anni e mezzo».

Il prete nel frattempo è stato condannato per abusi (compiuti fino al compimento del 14anno della vittima) in primo e in secondo grado. Il secondo procedimento, invece, riguardante i fatti successivi ai 14 anni, si è concluso con la richiesta di archiviazione, presentata nel novembre 2014 e accolta dal Gip nel giugno 2016. 

I legali della vittima nel 2018 hanno chiesto alla Procura della Repubblica di aprire il secondo procedimento visto che Giada si «trovava in una condizione di forte soggezione e inferiorità psichica, come ribadito dalla psicologa giuridica che, nella sua consulenza dell'8 aprile 2019, chiariva come il consenso fosse stato costruito attraverso il conferimento, ingannevole, di normalità ai comportamenti sessualizzati ingenerando nella vittima una confusione permanente ed una dipendenza affettiva».

Nel frattempo il vescovo, Gianfranco De Luca, appena ricevuto notizia dei fatti, ha proceduto alla verifica delle accuse, ha allontanato dalla parrocchia il sacerdote e ha istituito il tribunale ecclesiastico diocesano per svolgere il processo canonico che ha emesso la sentenza di sospensione a divinis fino al pronunciamento definitivo del tribunale italiano, nell'interdizione all'ufficio di parroco e nell'invito a vivere in una casa religiosa. 

L'interrogazione della parlamentare dei Cinquestelle alcuni mesi fa ha avuto la risposta scritta dell'ex ministro Bonafede in cui si spiega l'archiviazione definitiva. «allo stato, non potendosi affatto riconoscere, nella vicenda alcuna patologia processuale o profilo di rilevanza disciplinare non si ritengono sussistenti i presupposti per attivare i poteri ispettivi previsti dall'ordinamento».

Una risposta insoddisfacente che ha indotto la vittima, il suo legale e la parlamentare ad organizzare alla Camera il 5 maggio, nella sala stampa di Via della Missione, alle ore 14 un sit in e riproporre il tema ai parlamentari e alla nuova ministra, Marta Cartabia.

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