Accusò il padre dell'ex premier Renzi: ora è indagato per corruzione

Accusò il padre dell'ex premier Renzi: ora è indagato per corruzione
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 25 Ottobre 2017, 23:55 - Ultimo agg. 26 Ottobre, 17:38
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Mesi fa, tra gennaio e marzo scorsi, il suo nome è finito al centro dell’inchiesta terremoto legata alla consip e al giglio magico. Ricordate quel nome? Alfredo Mazzei, commercialista, influencer, legato al Pd sponda migliorista: è stato lui a raccontare di aver visto Tiziano Renzi, padre dell’ex premier, in un ristorante tipo bettola nel centro di Roma, a tavola con Alfredo Romeo. Un nome, una testimonianza, quella di Alfredo Mazzei, che ora in un’altra inchiesta giudiziaria che sta sollevando da qualche tempo non poca apprensione in seno al mondo giudiziario e professionale napoletano: non più nei panni di teste, di persona informata dei fatti, ma di soggetto sotto inchiesta, professionista abbinato ad un’ipotesi investigativa tutt’altro che gratificante.

Mazzei - è questa la novità dell’ultima ora - è infatti indagato per corruzione in atti giudiziari, nell’ambito dello stesso fascicolo che vede coinvolto il giudice Enrico Caria, presidente della sezione fallimentare del Tribunale di Napoli nord, ma anche di altri undici professionisti (avvocati e commercialisti) titolari di incarichi in quel di Aversa.

Ma andiamo con ordine. Torniamo ai primi di gennaio, quando Mazzei viene convocato dall’allora capitano del Noe Gian Paolo Scafarto (oggi indagato per rivelazione di atti coperti e falso), all’epoca impegnato nelle indagini sui legami tra l’imprenditore napoletano Alfredo Romeo e il padre dell’ex premier. Ed è Mazzei a mettere agli atti la storia dell’incontro segreto tra babbo Renzi e Romeo, in una bettola romana. Una versione confermata in una intervista a Repubblica e che farà arrabbiare Matteo Renzi che, il due marzo scorso, si prende la briga di rimproverare il padre proprio per le sue frequentazioni («devi dire la verità ai pm», dirà l’ex capo del governo, stando a una intercettazione napoletana).

Capitolo ancora tutto da valutare dalla Procura di Roma, mentre di lì a qualche mese, siamo a maggio scorso, è ancora l’ufficio inquirente guidato dal procuratore Giuseppe Pignatone ad aprire una nuova indagine a carico - tra gli altri - anche dello stesso Mazzei. Ad indagare in questo caso, è Stefano Fava, pm di un altro gruppo di lavoro, che ha deciso di accendere un faro sulla storia delle nomine di professionisti nelle procedure di fallimento e di concordato. Formalmente, dunque, non c’è collegamento tra le due storie. Due pratiche che finiscono nel mirino della Procura di Roma, vale a dire le storie societarie della Sisa e della Word company, affari milionari che producono parcelle di centinaia di migliaia di euro per alcuni professionisti (anche se da spalmare in un periodo di cinque o sei anni).


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