Il viaggio era organizzato nei minimi dettagli: partenza da Ceuta, l’enclave spagnola in Nord Africa, trasferimento a Melilla, frontiera per il Marocco, un volo low cost per la Turchia e poi finalmente l’Iraq.
Quella di Aisha (nome di fantasia), però, quattordicenne di Ceuta, non è una vacanza, ma una trasferta di una piccola militante islamista, con un sogno: prendere parte al jihad. Le autorità spagnole hanno smontato i progetti bellicosi, fermando la sua fuga. Niente guerra santa al fianco dell’Isis, ma un centro di detenzioni per minori. Era stata la sua numerosa famiglia a chiamare la polizia: «Aisha è sparita da giorni». Il padre, arabo non particolarmente religioso, aveva immaginato che dietro ai silenzi della figlia si poteva celare qualche fascinazione pericolosa al radicalismo islamico. E infatti la giovanissima è stata intercettata mentre attraversava la frontiera marocchina indossando un niqab nero, il velo integrale che rende difficili i controlli. Con lei una ragazza diciannovenne, con gli stessi scopi. Dopo il fermo le due sono state portate in aereo a Madrid e poi divise.
In qualche giorno gli operatori del centro dei minori della capitale riescono a ricostruire la sua storia e la modalità dell’arruolamento.
«Ha subito un lavaggio del cervello», raccontano a Madrid e infatti prima ancora di toglierle il velo (non può essere un obbligo), la strategia è quella di disconnetterla dai social network che hanno rischiato di ucciderla e che magari un giorno tornerà a usare per scambiarsi le foto con gli amici. Aisha è la prima adolescente reclutata dal terribile esercito di Al Baghdadi. O almeno, la prima a essere stata scoperta.