Alcol, la sbornia del sabato sera causa dipendenza

Alcol, la sbornia del sabato sera causa dipendenza
di Maria Pirro
Lunedì 27 Agosto 2018, 08:00 - Ultimo agg. 17:59
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È più di una sbornia del sabato sera. Quattro o cinque bicchieri, addirittura dieci, svuotati uno dopo l'altro, a stomaco vuoto: nell'ultimo decennio il binge drinking, l'abbuffata alcolica, è diventata una moda diffusa tra i ragazzi che potrebbe, però, portare allo sviluppo di alcol-dipendenza. Non solo: più si pratica e più aumenta il rischio. Lo dimostra uno studio del Policlinico Gemelli e dell'università Cattolica, appena pubblicato su Scientific reports.

Coinvolti nella ricerca 2704 giovani di età compresa tra i 13 e i 20 anni, iscritti alle scuole superiori nel Lazio. Cosa emerge: l'80 per cento del campione ha dichiarato di consumare bevande alcoliche e il 6,1 per cento ha presentato un disturbo da alcol (per il 4,9 per cento, la diagnosi è di abuso, per il rimanente 1,2 di dipendenza). «Anche se ci si limita a bere esclusivamente il sabato sera, questo comportamento, spesso ritenuto un normale passaggio adolescenziale, è un fattore di rischio», avvertono i coordinatori dell'indagine, Giovanni Addolorato, direttore di Patologie alcol correlate, e Antonio Gasbarrini, direttore di Gastroenterologia e Oncologia medica. Dall'analisi dei dati si capisce, inoltre, che «la quota dei ragazzi con diagnosi di alcol dipendenza è solo presente nel gruppo di habitué del binge drinking». Il modo per dire che occorre non sottovalutare questi comportamenti. Addolorato è preoccupato: «Verosimilmente, fra qualche anno dovremmo confrontarci con un aumento di incidenza di patologie alcol-correlate nella popolazione oggi giovanile che nel frattempo sarà diventata adulta». Secondo i dati Istat, è più diffuso il consumo di vino tra i giovani dai 18 a 24 anni. Ma già dall'età di 11 aperitivi, amari e cocktail sono richiesti da 4 o 5 adolescenti su dieci, soprattutto dai maschietti. E, tra i teenager, più bibite di seguito, a stomaco vuoto, vengono assunte almeno una volta a settimana, senza considerare gli effetti.



L'Istituto superiore di sanità ha un osservatorio sul fenomeno e aggiunge che più a rischio di tutti sono i 16enni e 17enni: la metà dei ragazzi e una ragazza su quattro sfidano i propri limiti. Si registrano 1.174 decessi all'anno provocati all'alcol, cui va aggiunto il terribile bilancio degli incidenti stradali. E sono 56.773 i ricoveri collegati, in prevalenza per malattie epatiche croniche. Non bastasse, un'altra ricerca, apparsa da poco su Lancet, che ha analizzato lo stato di salute di quasi 600mila bevitori, segnala che anche stando al di sotto la soglia raccomandata si ha un «aumento significativo» dei pericoli per la salute.

Con oltre duemila casi all'anno, la Campania è al primo posto in Italia per mortalità dovuta a cirrosi e tumore primitivo del fegato, stadi terminali di questo tipo patologie. «Ma i consumi maggiori di alcolici si registrano nel nord-est Italia e nel nord Europa», puntualizza Stefano Vecchio, direttore del dipartimento Dipendenze dell'Asl di Napoli. «Ciò non significa sottovalutare qui il problema, che riguarda soprattutto i ragazzi tra i 13 e i 16 anni».

Fondamentale è la prevenzione. In concreto, la vendita di alcolici ai minori è vietata in Italia, ma non basta. La maggioranza dei 2704 giovani che hanno partecipato all'indagine sostiene che non è mai stata informata né dai familiari né dal personale sanitario: ignora, dunque, le conseguenze. «È auspicabile che vengano incrementati i programmi», sostengono Addolorato e Gasbarrini. «Occorre evitare toni allarmistici», dice Vecchio che ritiene necessario agire nei contesti specifici: «Attraverso una più stretta regolamentazione dell'offerta di alcolici e con interventi anche sul piano culturale messi a punto in sinergia con gli amministratori, gli imprenditori del divertimento e gli stessi giovani». Il medico ricorda che nel centro storico di Napoli, d'intesa con la Municipalità, è stata elaborata una proposta per anticipare gli eventi alle 20, a migliorare la raccolta differenziata e a rafforzare le campagne di sensibilizzazione. Ma il progetto è rimasto nel cassetto del Comune: «Avrebbe voluto introdurre, tra l'altro, un bollino blu nei locali più attenti».
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