Morto Alessandro Narducci, lo chef stellato che inventò il dessert «Birra e Noccioline»

Alessandro Narducci
Alessandro Narducci
di Valeria Arnaldi
Venerdì 22 Giugno 2018, 11:36 - Ultimo agg. 15:35
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Giovane, sempre sorridente, creativo e determinato. Classe 1989, romano, lo chef Alessandro Narducci, firma di gusto da Acquolina, presso The First Hotel in via del Vantaggio, ristorante stellato specializzato nelle cucina di pesce a Roma, di cui era socio con i fratelli Troiani - lo chef stellato Angelo Troiani, il suo maestro - e Andrea La Caita, aveva iniziato presto a muoversi nel mondo del gusto, semplicemente cucinando per sé e per i suoi genitori, dimostrando subito talento e voglia di mettersi in gioco.

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Dopo essersi diplomato come sommelier professionista presso l’AIS-Associazione Italiana Sommelier, inizia a lavorare al “Waldorf Astoria” di Roma. Conosce Gianni Fella, da cui apprende molto nei primi anni di formazione. Poi, poco più che ventenne bussa alla porta dello chef Angelo Troiani, al Convivio. È lui a insegnargli come si conquistano le Stelle, lui, come diceva Narducci, lo chef che gli ha «messo la toque». Successivamente, decide di lasciare Roma, la sua città, per fare esperienza all’estero. Nel 2014, parte per Dubai per il Social dello stellato Heinz Beck. Passate due stagioni, torna da Troiani e diventa executive di Acquolina. Alla sua guida, nel 2016, conferma la Stella Michelin. L'anno seguente il ristorante si trasferisce nella sua attuale sede, a pochi passi da piazza del Popolo, e Narducci diventa proprietario insieme alla famiglia Troiani. Nella stessa location, sulla terrazza panoramica dell'hotel, apre “Acquaroof” Bistrot.

Amante di una cucina di tradizione ma ammodernata, capace di sorprendere occhi e palato, sollecitando la memoria e invitando a guardare al nuovo, Narducci sapeva mettere a frutto ogni esperienza, anche quella apparentemente più banale, per creare nuove ricette, come il dessert, “Birra e Noccioline”, nato dai dei ricordi delle serate passate al pub con gli amici.

Sempre voglioso di sperimentare, amava affrontare nuove sfide e collaborare con altri chef per far dialogare modi diversi di intendere cucina e lavoro. Da Acquolina recentemente aveva ospitato alcuni big in AcquaCircus, ciclo di cene a quattro mani, cucinando prima con lo stesso Troiani, poi con Enrico Cerea, executive chef del ristorante 3 stelle Michelin Da Vittorio di Brusaporto, firma di gusto anche per l’allora presidente Bill Clinton, Tina Turner, la regina d’Inghilterra e l’ex presidente Barack Obama, infine con lo chef Masaki Inoguchi del ristorante Sakeya, a Milano. Poi, era stato tra i protagonisti di gusto di “Dressage con le stelle” a Piazza di Siena, in occasione dell’ottantaseiesima edizione dello CSIO di Roma, Insieme a lui, gli stellati Iside De Cesare e Giuseppe Di Iorio nonché gli chef Fabio Pecelli, Davide Del Duca e Fundim Gjepali.

E così via, in più cene, anche a quattro mani, in cui comunque si faceva notare per stile, energia, carattere. E simpatia. Sapeva passare da piatti da grande chef - la Ricciola scottadito e panzanella come a Roma, uno dei suoi must di stagione - a ricette più giocose, piccoli peccati di gola confessati sorridendo, senza filtri, mettendo in ogni racconto e piatto, tutto l’entusiasmo della sua passione per la cucina, fatta di gusto e accoglienza. Condivisione.
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E un grande vuoto nel mondo del gusto. Molti i messaggi di cordoglio di quanti hanno lavorato con lui, lo hanno conosciuto o, semplicemente, hanno assaggiato una delle sue creazioni, imparando anche così qualcosa della sua personalità. 

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