Alitalia, odissea passeggeri: «Bagagli restano a terra». La vertenza dei dipendenti trasforma i viaggi in incubo

Alitalia, odissea passeggeri: «Bagagli restano a terra». La vertenza dei dipendenti trasforma i viaggi in incubo
Alitalia, odissea passeggeri: «Bagagli restano a terra». La vertenza dei dipendenti trasforma i viaggi in incubo
di Francesco Padoa
Venerdì 10 Settembre 2021, 21:51 - Ultimo agg. 22 Settembre, 22:18
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Alitalia, la fine peggiore. Ma non solo per i dipendenti, anche e soprattutto per i passeggeri. Quello che sta avvenendo in questi ultimi due giorni, ha trasformato i viaggi in incubo, ed è qualcosa senza precedenti. Decine di aerei, soprattutto in partenza da Fiumicino, decollano senza aver imbarcato in stiva i bagagli dei passeggeri. Che vengono messi al corrente del mancato arrivo delle proprie cose soltanto al momento di andare al nastro, pronti a ritirare la valigia già pensando felicemente di poter cominciare la meritata vacanza, o di essere finalmente tornati a casa da un viaggio di lavoro. Invece no. Niente bagaglio. È rimasto all’aeroporto di partenza, nel migliore dei casi.

Ed ecco che si entra nell’incubo più totale. Vacanze o ritorno a casa rovinato. Nelle valigie c’era tutto il necessario per passare un bel weekend o magari acquisti fatti in viaggio da portare ad amici e parenti. Dove sarà? E per quale motivo non è stato imbarcato? Questa domanda ha una risposta semplice: la vertenza dell’Alitalia. 

A Fiumicino, ma probabilmente anche in altri aeroporti italiani, il personale di terra si è messo di traverso di fronte alle proposte contrattuali fatte dalla nuova compagnia di bandiera, Ita, ed ha deciso di creare più disagi possibili.

Il problema è che qui non stiamo parlando di uno sciopero, che essendo normalmente annunciato, provoca grossi disagi ma che possono essere in qualche modo prevenuti, aggirati, magari non partendo, o posticipando il giorno del viaggio. Qui stiamo parlando di un’agitazione che più selvaggia non può essere, a tradimento. E ad essere danneggiati sono solamente i passeggeri. Perché al momento di imbarcarsi nessuno li avverte che viaggeranno loro ma non i loro bagagli, e la sorpresa all’arrivo sarà amarissima.  

Una delle tratte più colpite da questa azione scorretta di alcuni dipendenti Alitalia (che possono avere tutte le ragioni per protestare, ma in questo modo assolutamente no, anche perché non otterranno nulla dopo aver lasciato i bagagli a terra) è sicuramente Roma-Olbia. Nella sola giornata di oggi, tutti i voli sono arrivati nello scalo sardo senza i bagagli dei viaggiatori a bordo. Anzi no, il primo della giornata ne trasportava, ma erano quelli dei passeggeri del giorno prima, anche loro arrivati a Olbia senza le loro valigie. E sembra che il problema non sia solo il mancato imbarco dei bagagli, ma anche il mancato sbarco: cioè i bagagli di alcuni aerei in arrivo a Fiumicino non sarebbero stati scaricati dalle stive e avrebbero proseguito per altri scali. Insomma, il caos completo. Un inferno. Inevitabile la disperazione dei passeggeri, trasformata in rabbia, anche violenta, di qualcuno, l’incredulità di altri, soprattutto gli stranieri, l’ennesima immagine negativa del nostro Paese. Disagi sono annunciati anche a Palermo e a Catania, insomma soprattutto i collegamenti con le isole sono i più colpiti dalla protesta selvaggia.

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Ma torniamo a Olbia, dove sono già annunciate denunce penali nei confronti dei dipendenti romani che contro ogni regolamento e rispetto degli ignari passeggeri, hanno ideato questa protesta che qualcuno paragona a un vero e proprio furto. E per furto farà la denuncia. Quando i passeggeri del volo AZ1903, partito comunque in ritardo di un’ora per “un’improvvisa agitazione” non meglio definita dal personale di terra al gate E02 a Fiumicino, sono sbarcati e a passo veloce si sono avviati verso il nastro del ritiro bagagli, hanno avuto la terribile notizia. Un fulmine a ciel sereno sul viaggio concluso. Ad attenderli nei pressi del nastro una decina di agenti di polizia, gentilissimi nel chiedere a ogni persona: «Lei arriva da Fiumicino? E ha bagagli da ritirare?». Alla risposta affermativa del malcapitato seguiva, come un ritornello ripetuto decine di volte, la gelida risposta: «Purtroppo i vostri bagagli sono rimasti a Fiumicino, non li hanno imbarcati. Mettevi in fila quai, dove aprirete la procedura per denunciare il mancato arrivo del bagaglio».

E davanti allo sportello del Lost & Found in pochi minuti si è creata una lunga fila. La gente incredula, qualcuno nervosissimo, altri proiettati sugli addetti a chiedere chiarimenti. «Ma questo è un furto bello e buono, vado al commissariato e li denuncio» borbottava un distinto signore, e una signora concordava e rincarava la dose: «Si questo è un furto, è assurdo che ci abbiano fatto partire senza nemmeno avvertirci, io non sarei più partita senza il mio bagaglio, ora non so cosa fare». Cosa fare cercavano, con grande calma, di spiegarlo le persone addette a raccogliere i reclami: dopo aver annotato tutti i dati e le caratteristiche di ogni bagaglio non arrivato a destinazione, spiegavano che forse, ma solo forse, i bagagli sarebbero arrivati in giornata con i successivi aerei. Rassicurazione vana perché, come detto, tutti gli altri voli da Roma sono arrivati con le stive vuote. È stato consegnato ai passeggeri un foglio con il codice del reclamo e un numero di telefono da chiamare per avere notizie del proprio bagaglio. «Appena arriverà comunque vi chiameremo noi per concordare la spedizione al vostro domicilio». Ma ovviamente fino all’ultimo volo di mezzanotte tutti sono rimasti senza bagaglio e senza indumenti di ricambio. Letteralmente in mutande. È il triste epilogo di una ex gloriosa compagnia di bandiera. 

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