Alluvione Marche, danni per tre miliardi a imprese e cittadini. Curcio: «Subito i primi aiuti»

Alluvione Marche, danni per tre miliardi a imprese e cittadini. Curcio: «Subito i primi aiuti»
Alluvione Marche, danni per tre miliardi a imprese e cittadini. Curcio: «Subito i primi aiuti»
di Mauro Evangelisti
Martedì 20 Settembre 2022, 11:00 - Ultimo agg. 13:44
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Oltre tre miliardi di euro di danni, molti paesi in ginocchio che non sanno quando potranno ripartire, grandi aziende e piccoli negozi con le spalle al muro. Ecco cosa resta, oltre al dolore per le vittime, del nubifragio e dell'alluvione di giovedì in parte delle province di Pesaro-Urbino e Ancona. Francesco Acquaroli, governatore delle Marche, ha parlato di «danni enormi» e citato anche parte della provincia di Macerata («come Regione non abbiamo neanche lontanamente tali risorse»). 

«Le esondazioni hanno portato sul territorio una devastazione che ha interessato soprattutto le infrastrutture, alcune già fragili, e ovviamente i collegamenti con gli altri paesi, gli acquedotti, le fogne» dice Fabrizio Curcio, capo della Protezione civile. Ieri ha svolto un nuovo sopralluogo nelle città devastate dall'alluvione come Ostra, Barbara e Senigallia e ha assicurato l'arrivo di nuovi aiuti. E nella conferenza stampa alla Regione Marche è stato spiegato che le precipitazioni di giovedì rappresentano il doppio del record precedente e che i fiumi sono saliti di sei metri in 2 ore. 

Ad oggi, una stima prudenziale dell'entità dei danni è di 3 miliardi. Nella sola Senigallia un'impresa commerciale su 3 è stata colpita, due ponti sono da rifare, la zona rossa, dunque interessata dall'alluvione, riguarda 9.500 residenti. A Cantiano, in provincia di Pesaro-Urbino, il primo comune interessato dalla bomba d'acqua giovedì sera, è stata soprattutto l'intensità delle precipitazioni ad avere colpito il paese. Racconta il sindaco Alessandro Piccini: «L'intero centro storico è stato devastato da acqua e fango, saliti a un metro e ottanta di altezza.

Pregiudicate tutte le reti dei servizi idrici, del metano, della corrente elettrica. Si sono fermate le attività commerciali e artigianali, abbiamo realtà significative nel settore delle vetrerie e metalmeccanico. La rete viaria verso le frazioni è compromessa, è caduto un ponte. Le dico solo un dato: su 2.000 cittadini, in 1.200 hanno la casa danneggiata. Neppure sono in grado di quantificare i danni e dire quando torneremo alla normalità».

La lista dei comuni in difficoltà, dopo l'ondata di maltempo, è lunga. Alcuni esempi: Pergola (la chiesa principale invasa dall'acqua), Sassoferrato, Serra Sant'Abbondio dove - raccontano - si contano sette frane. Daniele Tagnani, sindaco di Frontone (Pesaro-Urbino): «Noi siamo stati colpiti sia dalla bomba d'acqua, sia dall'esondazione di un torrente che si è trasformato in fiume. Ora abbiamo strade e abitazioni danneggiate, rete idriche e fognarie distrutte. Ci sono ristoranti con danni importanti. Ci sono frane, ci sono danni alla funivia. Un disastro vero». E poi a scendere Genga, dove si è fermata la produzione dell'Ariston; Barbara, dove un'intera frazione è stata ricoperta da acqua e detriti, con alcune aziende allagata (il molino Mariani ha avuto 1,5 milioni di euro di danni); a Pianello di Ostra l'alluvione ha attaccato il 50 per cento delle abitazioni. Fino ad arrivare, appunto, a Senigallia, una città che si è già rialzata, ma dove in centro ancora si lavora per rimuovere il fango, con un impegno nobile e generoso soprattutto di volontari, moltissimi giovani. 

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Almeno 300 aziende associate a Confindustria hanno avuto seri problemi; il calcolo dei danni della sola provincia di Pesaro-Urbino parla di 800 milioni di euro, ma nella parte anconetana, Senigallia compresa, è andata peggio. Per questo si parte da 3 miliardi di euro. Nel 2014 ci fu una grave alluvione a Senigallia, due anni dopo alla Regione Marche fu scritto un documento, con l'Autorità di bacino, che avvertiva: sono urgenti i lavori di messa in sicurezza del fiume Misa e del suo affluente Nevola. Il dossier elencava «condizioni di pericolosità idraulica molto elevata» e parlava di «rischio di esondazione» che «riguarda il centro abitato del Comune di Senigallia e l'intera pianura alluvionale del fiume». Spiegava nel dettaglio quali lavori sono necessari.

 

Oggi ad indagare sono due procure: non più solo Ancona, ma anche Urbino, per la parte che riguarda il Montefeltro. Il procuratore di Urbino, Andrea Boni, ha spiegato: stiamo indagando per inondazione colposa a carico di ignoti, ricostruiremo le fasi e le tempistiche delle allerte e lo stato di manutenzione dei corsi d'acqua. Simile il lavoro della procura di Ancona (l'inchiesta è seguita dal procuratore aggiunto Valentina D'Agostino e dalla pm Valeria Cigliola). La procuratrice capo Monica Garulli al Tgr Rai Marche: «Dal punto di vista della dinamica degli eventi quello che si riscontra in questo momento è che non c'è stata un allerta da parte della Regione Marche nei confronti dei Comuni». L'Ordine dei geologi delle Marche: le opere per mettere in sicurezza il territorio sono state bloccate dalla burocrazia. 

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