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Amatrice, arrivano bollette per le case crollate 5 anni fa

di Camilla Mozzetti
Articolo riservato agli abbonati
Domenica 26 Settembre 2021, 07:59 - Ultimo agg. : 08:30
4 Minuti di Lettura

È come il sale gettato su una ferita ancora aperta. Ma brucia molto di più. Perché stavolta non ci sono parenti, amici e familiari ancora ricoperti di polvere da piangere. Adesso c'è un nemico, solo apparentemente invisibile, che chiede le tasse a chi ha ottenuto contributi a fondo perduto, che pretende il pagamento di bollette per utenze staccate da cinque anni in case inagibili, che impedisce a chi ha ricevuto le risorse per la ricostruzione di rientrare finalmente in quell'appartamento che il terremoto di Amatrice del 24 agosto 2016 alle 3.36 del mattino aveva distrutto. È il nemico della burocrazia che tutto ingloba e tutto sormonta. Anche il dolore, anche la frustrazione. Che chiede e non guarda, che pretende e non conosce. E riaccende nei superstiti - pur sempre vittime in carne ed ossa - la rabbia e l'indignazione. 

APPROFONDIMENTI
Ucciso dal terremoto di Amatrice, la sua casa non esiste più, ma gli scrivono: «Deve cambiare il contatore»
Amatrice, l’impegno di Draghi: «La ricostruzione ora procede»
Il Papa in udienza ricorda il terremoto di 5 anni fa: «Per la rinascita serve l'aiuto delle istituzioni»

 

«Ma è possibile che mi chiamino ancora per sapere se voglio cambiare il gestore del gas in una casa che non esiste più?», domanda sconcertata Giancarla Pomponi a capo del Comitato 3.36. Sì, è possibile. Come è stato possibile per i figli di Antonio Graziani, storico proprietario dell'omonima enoteca di piazza Istria e morto sotto le macerie del sisma, ricevere dalla E-Distribuzione per conto dell'Enel una lettera per la sostituzione del misuratore. Non è purtroppo un caso isolato. Donne e uomini morti nel terremoto continuano a vivere per la burocrazia italiana. Proprio come la zia di Giancarla Pomponi. Della sua casa nella piccola frazione di Sant'Angelo, a pochi chilometri da Amatrice, non rimase più nulla. Lei si salvò dal sisma e morì poi per cause naturali anni dopo ma la nipote continua a ricevere telefonate da società che forniscono servizi che le domandano se in quella casa distrutta si vuole passare a un altro gestore. «Abbiamo staccato tutto eppure continuano, questo non fa altro che allargare delle ferite che non si sono ancora rimarginate - commenta la Pomponi - sono situazioni direi incresciose per non usare un altro termine». Ci sono poi i residenti trasferiti nelle casette del villaggio Sae che per mesi dovettero combattere con il nemico invisibile.

Video

«A queste persone - spiega l'ex sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi - quegli alloggi figurarono come seconde case, perché non avevano fatto il cambio di residenza, ma questo significava per loro pagare bollette molto più alte e salate quando in realtà una prima proprietà non ce l'avevano più». Ci vollero settimane e mesi prima di ripristinare la normalità. Ancora: Mara Bulzoni ha visto il suo condominio che si affacciava sugli impianti sportivi di Amatrice, non distante dalla scuola Alberghiera, accartocciarsi su se stesso. «Con gli altri inquilini siamo riusciti ad ottenere i fondi per la ricostruzione e il palazzo è stato nuovamente edificato. I lavori sono in ritardo di un anno e mezzo, la consegna è prevista per il prossimo 8 ottobre ma sappiamo già che non potremo rientrare perché nel mentre un proprietario è scomparso e fino a quando non si procederà con la successione - spiega la signora Bulzoni - nessuno di noi potrà tornare a casa sua in quanto il nuovo accatastamento non può essere completato». A tutto questo si aggiungono poi le bollette richieste per appartamenti inagibili. È la storia di un residente ultraottantenne che si è appellato alla Confconsumatori di Rieti in quanto la sua casa, dichiarata inagibile dopo il sisma, ha continuato a ricevere energia pur di fronte alla rescissione del contratto di fornitura. E non per un mese ma per ben due anni: dal 2016 al 2018. Ancora: c'è un commercialista che subito dopo il sisma ha lavorato perché diverse aziende riuscissero a ottenere la cassa integrazione in deroga per i propri dipendenti che spiega: «Ci avevano garantito che il contributo del 4% che poi si vuole dalle aziende non sarebbe stato richiesto e invece l'Inps di Rieti ha iniziato a pretenderlo, la Regione ci ha fatto sapere che la vicenda verrà sanata, ma intanto questa è la situazione». Che va a sommarsi ad altre anomalie come il conteggio delle tasse anche sui contributi a fondo perduto per chi, perso tutto, ha provato a rialzare la testa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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