Roma, racket degli ambulanti, in 23 a processo: «Favorirono i Tredicine, mazzette al dirigente comunale per gli stalli migliori»

Roma, racket degli ambulanti, in 23 a processo: «Mazzette al dirigente comunale per gli stalli migliori»
Roma, racket degli ambulanti, in 23 a processo: «Mazzette al dirigente comunale per gli stalli migliori»
di Giuseppe Scarpa
Venerdì 16 Aprile 2021, 07:00
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«Il regalo è piaciuto a tua moglie, tutto a posto?». «Eeh, troppo!». Questa la risposta di Alberto Bellucci, dirigente dell’VIII dipartimento del comune di Roma. Al grande regista delle assegnazioni degli stalli per le bancarelle bisognava sempre portare qualcosa: soldi, pranzi pagati, regali alla consorte e abbonamenti per l’As Roma. In cambio il dipendente pubblico assegnava le postazioni migliori. Posteggi che, per legge, avrebbero dovuto ruotare, garantendo un guadagno equo a tutta la categoria. E invece no. La procura ieri ha chiesto il rinvio a giudizio di 23 persone. Nell’inchiesta compaiono due nomi di spicco di una storica famiglia romana di venditori ambulanti, tra i maggiori beneficiari del sistema: Dino e Mario Tredicine.

Quest’ultimo sindacalista al vertice dell’Upvad, unione provinciale venditori al dettaglio. Così come Osvaldo Sambucini esponente di peso della Fivag, altra sigla collegata al mondo delle bancarelle. Sotto inchiesta anche Vittorio Baglioni, anche lui un ex della Fivag Cisl, accusato di aver spolpato le casse del sindacato rubando in 10 anni 2 milioni e mezzo di euro. Infine, nella rete degli inquirenti, è finito anche il braccio destro di Bellucci il dipendente comunale Fabio Magozzi.

Le accuse, a seconda delle posizioni, sono corruzione, rivelazione di segreti d’ufficio, abuso d’ufficio, appropriazione indebita, induzione indebita a dare o promettere utilità, estorsione, usura, truffa e falsità ideologica.

In teoria le postazioni delle bancarelle a Roma devono ruotare, essere assegnate ciclicamente dal Campidoglio ai vari ambulanti. In realtà l’ VIII dipartimento, l’ufficio rotazioni, con la complicità dei vertici di almeno tre sigle sindacali, distribuisce gli stalli più produttivi in modo arbitrario. In base alle bustarelle incassate. Un tariffario clandestino per assegnare le postazione più ricche, come ad esempio a via Cola di Rienzo o viale Giulio Cesare. Chi non si uniforma viene picchiato. È questo il “sistema” che vige nella Capitale. Un modello andato avanti per anni fino all’emergenza Covid-19, quando un ambulante finito sotto scacco, indebitato con gli assegnatari abusivi delle postazioni, ha deciso di denunciare tutto agli agenti del X gruppo di Ostia della polizia municipale. Poliziotti di Roma Capitale che poi hanno dato vita alla maxi inchiesta coordinata dal pm Antonio Clemente. I grandi beneficiari del racket delle bancarelle, per i pm, sarebbero stati soprattutto Dino e Mario Tredicine disposti a pagare tangenti per un totale di 113 mila euro a Bellucci. In cambio il dirigente era, per gli investigatori, totalmente al servizio dei due. Oltre a dare informazioni sulle turnazioni degli stalli, adoperandosi per i due fratelli, gli scriveva di suo pugno lettere contro il dipartimento dove lavorava. 

Ma a bussare alla porta di Bellucci non c’erano solo i Tredicine. Sambucini il 22 maggio chiede un favore per una sua amica nell’assegnazione di un turno. Maurizio Di Veroli, a dicembre del 2018 gli confeziona un «pensierino», l’abbonamento della Roma. Così come Aurelio Naccarato e Domenico Gaudio portano in dote un altro regalo. Stessa “generosità” dimostrata da Enzo Colvari, Nicola Fiorenzano o Giovanni Zappalà che in una conversazione intercettata dice a Bellucci: «Tieni, questa è una cosa per te, dopo se sistemi questa situazione....». E le “situazioni” erano sempre le stesse, cancellare sanzioni e dare le postazioni migliori. Sotto di loro un esercito di tirapiedi pronti a minacciare gli ambulanti non disposti ad accettare le regole del gioco, ovvero pagare il pizzo per piazzare la propria attività nel posto più remunerativo a discapito delle regolari turnazioni.

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