Antonio Stazi, 29 anni, muore folgorato dai fili dell’alta tensione sotto gli occhi del padre

Antonio Stazi, 29 anni, muore folgorato dai fili dell’alta tensione sotto gli occhi del padre
Antonio Stazi, 29 anni, muore folgorato dai fili dell’alta tensione sotto gli occhi del padre
di Massimo Sbardella
Giovedì 5 Maggio 2022, 07:00
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Ancora una giovane vita spezzata sul lavoro. Vittima a Cave nella provincia sud di Roma, è Antonio Stazi, 29 anni, folgorato da un cavo dell’alta tensione mentre manovrava il braccio del camion dell’azienda di famiglia. Con lui si trovava il padre Ettore, che ha riportato delle bruciature ed è stato il primo a soccorrere il giovane, rendendosi conto che la situazione era molto grave. Inutile, infatti, è stato l’arrivo dell’elicottero dell’Ares 118 con il medico che ha potuto solo constatare il decesso. A determinare la morte di Antonio, stando alla ricostruzione, un’assurda fatalità. Padre e figlio avevano appena terminato di lavorare nel giardino di una proprietà privata, in via dello Speciano 78, mentre Antonio ricaricava sul cassone del camion il trattore tagliaerba, il braccio elevatore ha toccato i cavi della linea Enel da 20 mila Volts che attraversano il terreno provocando la scarica mortale.  

«Conosco bene la famiglia Stazi e la loro impresa - afferma il sindaco di Cave, Angelo Lupi - e sono sconvolto per questa tragedia.

Un dramma che colpisce due comunità, quella di Cave dove lavoravano spesso, e quella di Palestrina, dove non solo il ragazzo era conosciuto e benvoluto ma la sorella Beatrice è anche capogruppo di maggioranza in Consiglio comunale. Una disgrazia che mi colpisce e mi addolora sia come sindaco che come amico». Insieme al sindaco Lupi, sul posto sono arrivati, poco dopo l’incidente, anche la stessa Beatrice insieme al vice sindaco di Palestrina, Umberto Capoleoni (con cui stava partecipando a una riunione in Comune) nonché i carabinieri e il nucleo ispettivo dell’Enel per effettuare tutti i rilievi necessari per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente, per capire se si sia trattato soltanto di una tragica fatalità oppure poteva essere evitata.  

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«A pochi giorni dal 1 maggio - afferma la presidente della Commissione lavoro della Regione Lazio, Eleonora Mattia - si continuano a contare le vittime su un mercato del lavoro in cui le morti bianche sono ancora la pagina più drammatica. Dobbiamo imporre un cambio nella cultura del lavoro che ponga benessere e sicurezza al centro, con una grande alleanza tra tutte le parti in causa. In tal senso bene la task force convocata subito in Regione Lazio dall’assessore Claudio Di Berardino con tutti gli Enti competenti in attività di controllo e vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro». Dopo l’incidente di ieri a Cave, si ripropone la polemica sull’opportunità o meno di mantenere ancora in esercizio linee dell’alta tensione, con conduttori scoperti da 20 mila Volts l’uno, che passano a sei metri di altezza (quando i cavi sono in regola) in zone abitate e non di rado vengono toccati da mezzi in azione, con tragiche conseguenze. Linee dell’alta tensione costruite decenni fa che, anziché venire interrate, continuano ad attraversare proprietà private con pali alti 12 metri mentre i cavi arrivano fino a 6 metri (misura minima consentita), esponendo a rischi notevoli chi lavora con macchinari e cestelli. Come è successo ad Antonio che lascia prematuramente la compagna Debora e i figli di 1 e 7 anni. 

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