Arezzo, con la ruspa tenta di distruggere la casa del vicino dopo la lite: lui gli spara e lo uccide

L'aggressore è stato fermato dai carabinieri e sarà ascoltato oggi

Arezzo, lite tra vicini: assalta la villetta con una ruspa, il rivale gli spara e lo uccide, morto un 57enne
Arezzo, lite tra vicini: assalta la villetta con una ruspa, il rivale gli spara e lo uccide, morto un 57enne
Venerdì 6 Gennaio 2023, 09:40 - Ultimo agg. 8 Gennaio, 09:12
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Stava festeggiando con una cena in famiglia l'arrivo della Befana Sandro Mugnai, 53 anni, il fabbro di San Polo, frazione sulle colline di Arezzo, quando ha sentito dei forti rumori. Affacciatosi dalla finestra, si è reso conto che il tetto del suo casolare stava cedendo sotto i colpi di un escavatore. Il mezzo, guidato dal vicino Gezim Dodoli, 59 anni, era diretto la benna dritta contro la sua porta di casa e la parete. Poco prima aveva schiacciato quattro auto nel piazzale sottostante. A quel punto ha imbracciato il suo fucile da caccia, regolarmente denunciato, ed ha esploso cinque colpi a pallettoni, di quelli che si usano per abbattere i cinghiali: solo un colpo è andato a vuoto, gli altri hanno raggiunto e freddato il suo vicino di casa con il quale insistevano ruggini da tempo.

 

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La tragedia

La tragedia è avvenuta ieri sera, quando erano passate da poco le 21.

In breve tempo sono arrivati i carabinieri, avvisati dalla famiglia del 53enne, e i vigili del fuoco che hanno bloccato l'escavatore ormai senza controllo. Il padrone di casa, dopo i rilievi, è stato accompagnato in carcere in stato di fermo, con l'accusa di omicidio, mentre il corpo della vittima è stato trasferito alle Scotte di Siena dove a breve sarà svolta l'autopsia. Sul posto il pm Laura Taddei che conduce le indagini dei carabinieri, guidati dal colonnello Claudio Rubertà. Secondo quanto emerso tra i due vicini da tempo non correva buon sangue. La loro amicizia si era rotta ma tutti i testimoni ascoltati hanno parlato di piccoli litigi legati a cattivi odori provenienti dalle tubazioni, musica alta per la quale un mese fa c'era scappata anche una denuncia, e altre questioni legate ai terreni confinanti, insomma nulla di particolarmente grave. Ma soprattutto nulla che lasciasse presagire un simile epilogo. Ieri sera, come avrebbe confermato anche uno dei due figli di Mugnai, non era successo niente di particolare. La famiglia era riunita per la veglia della Befana. «Abbiamo sentito il rumore del metallo schiacciato delle auto e poi mio padre, accortosi di quanto stava accadendo ha sparato», ha detto uno dei figli dell'uomo fermato.

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Gezim Dodoli, operaio albanese sposato con due figli, in Italia era arrivato oltre 30 anni fa e con la famiglia era andato ad abitare a San Polo, alle porte di Arezzo, trovando subito nei vicini di casa un punto di riferimento, secondo quanto riferito dal parroco della zona. Tra le due famiglie inizialmente c'era un grande feeling. «Posso testimoniare - dice Don Natale Gabrielli - che le famiglie si frequentavano. Sono andato più volte a mangiare da entrambe, i bambini, ora uomini, servivano messa con me e stavano in parrocchia. Poi la famiglia Dodoli si era trasferita a Milano ma, da qualche tempo, Gezim era tornato da solo. Cosa sia successo non lo so ma so che Sandro forse voleva difendere la propria famiglia: il tetto stava crollando sotto i colpi della benna dell'escavatore, sarebbero morti tutti schiacciati». Dello stesso avviso alcuni vicini di casa: «Sandro è un brav'uomo- dice uno di loro -, sempre pronto ad aiutare tutti. Ha visto il pericolo in faccia ed ha reagito come ognuno di noi avrebbe fatto». Solidali per l'accaduto anche i colleghi della Racchetta, il gruppo antincendi di cui Mugnai faceva parte come volontario. Il 53enne ora si trova in carcere ad Arezzo in attesa dell'interrogatorio che dovrà ricostruire le fasi concitate di ieri sera. I carabinieri, dopo aver svolto sul posto i rilievi scientifici, hanno prelevato i bossoli dal terreno antistante l'abitazione e sequestrato il tutto. I militari stanno ora anche ricostruendo le ultime ore di Gezim Dodoli, per cercare di capire cosa può aver portato il 59enne albanese a compiere il gesto che gli è costato la vita.

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