Asti-Cuneo, finisce nel nulla
l'autostrada delle Langhe

Asti-Cuneo, finisce nel nulla l'autostrada delle Langhe
di Gigi Di Fiore
Giovedì 6 Agosto 2020, 08:56 - Ultimo agg. 20:07
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C'è chi la definisce la «Salerno-Reggio del Piemonte». E il paragone non è azzardato, se per l'autostrada A33 Asti-Cuneo 30 anni non sono bastati per la chiusura dei cantieri. L'autostrada delle Langhe, altro nome della A33, ha diviso la politica locale, ha alimentato polemiche, sequestri giudiziari, ricorsi amministrativi, interventi del Cipe. Per ora, a 20 anni dall'avvio dei cantieri, dei 90 chilometri previsti ne sono attivi 53. Il 60 per cento dell'opera.

LO SBLOCCO
Era soddisfatto, due giorni fa, il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio. Dopo continui tira e molla ventennali, c'è stata finalmente la consegna all'impresa del cantiere per completare il tratto mancante della Asti-Cuneo. Soddisfatto anche Giovanni Quaglia, presidente della società Asti-Cuneo spa che si è vista confermare i lavori. Tutto è stato possibile solo dopo lo sblocco dei 350 milioni necessari, deliberato a maggio dal Cipe. Via, nell'area interessata, a tracciamenti topografici, recinzioni di aree, trasporto di materiale. Ma è un avvio simbolico, sia per il periodo pre-festivo sia per le polemiche che già lo accompagnano.

Il consigliere regionale del Pd, Maurizio Marello, ex sindaco di Alba, avverte: «I finanziamenti delle opere complementari sono tutti da definire. Vorrei ricordare che si tratta del tunnel sotto il Tanaro ad Alba, che non sarà mai realizzato, ma anche della bretella di scorrimento veloce sud-ovest di Asti che dovrebbero essere a carico della società concessionaria». La società appartiene al potente gruppo del concessionario Marcellino Gavio che gestisce molte reti autostradali al nord, vincitore dell'appalto per realizzare la A33 sin dall'inizio. Nuove polemiche su un'arteria, da tutti ritenuta indispensabile per i collegamenti turistici e i trasporti verso le aziende vinicole, ma anche per velocizzare l'arrivo all'ospedale Alba-Bra di Verduno, ancora da inaugurare. Ma l'annuncio dello sblocco dei fondi per i 9 chilometri delle promesse trentennali viene salutato con entusiasmo dalla cuneese Fabiana Dadone, ministro per la pubblica amministrazione: «Tutto si farà con l'impegno sul blocco dei pedaggi fino al 2022».

I CANTIERI
Il famigerato lotto 2.6 copre nove chilometri che devono unire la zona di Cherasco alla tangenziale di Alba, passando per la collina di Verduno. È quello fermo da 20 anni, su cui l'Osservatorio per la tutela del paesaggio di Langhe e Roero sostiene: «Le incognite restano, anche dopo l'ultimo sì del Cipe. Non si conoscono i tempi delle opere complementari, necessarie ad alleggerire il traffico».

E l'autostrada incompiuta divide ancora. Due tronchi complessivi di 90 chilometri, collegati da un tracciato di 20 chilometri dell'autostrada A6 Torino-Savona, con lavori avviati nel 2000 e chiusura dei cantieri fissata nel 2012. Un primo tratto di 11 chilometri viene inaugurato nel 2005. Poi altre aperture nel 2012, con pedaggio fissato a 1,80 euro, ma non c'è il fine lavori dei collegamenti indicati nel progetto trentennale. Un costo previsto di due miliardi di euro, per un progetto di cui si è iniziato a discutere oltre 20 anni fa. Vi sono previsti 9 chilometri di ponti e viadotti, 10 di gallerie, 11 svincoli. Percorrere l'autostrada è un viaggio nell'incognito: il tracciato si interrompe a 30 chilometri da Asti e, su indicazione di cartelli verdi con nastri arancioni, bisogna uscire svoltando a destra e proseguire per Cherasco. Stessa storia anche dalla parte opposta verso Cuneo, che dall'autostrada interrotta dista invece 10 chilometri. Tutti in una zona di aperta campagna e semi-industrializzata. In questo lato, inesistente ancora il collegamento tra l'uscita per Roddi e Cherasco dove il brusco stop dell'autostrada è un impatto con la realtà dell'incompiuta. Occorrono lavori non semplici e controversi. Come un tunnel sotto il fiume Tanaro, dal costo di 700 milioni di euro, poi accantonato preferendo un tracciato in superficie. Per i famosi nove chilometri che mancano, sei in autostrada e tre di tangenziale veloce per Alba, I 350 milioni sbloccati dal Cipe dovrebbero finalmente agevolare il via. Ma per la Asti-Cuneo nulla è scontato.

SEQUESTRI E POLEMICHE
In corso d'opera, nel 2007, c'è stato anche l'intervento della magistratura, come nelle migliori tradizioni italiane. Per dieci giorni, la Procura di Asti sequestrò i cantieri dell'autostrada tra Isola d'Asti e Motta di Castiglione in un'inchiesta aperta sulla qualità dei materiali usati. Il pm Vincenzo Paone sollevava dubbi sull'utilizzo di materiale che sembrava non rispondente a quello indicato nel capitolato d'appalto. Lo stop durò dieci giorni, poi ci fu il dissequestro e i lavori ripresero.

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Secondo uno studio della società Astra di logistica, le interruzioni improvvise della A33 danneggerebbero i trasportatori con un aggravio di costi del gasolio dal valore giornaliero di 300mila euro. Conti alla mano, fanno 100 milioni all'anno. E l'incompiuta, che costringe a gimkane tra strette strade provinciali piene di autovelox, resta l'anima nera di chi si sposta da Torino alle Langhe, nota zona turistica piemontese. Stessa storia anche per chi da Cuneo è diretto a Milano e viceversa, obbligato a utilizzare la tangenziale di Torino per poi imboccare la A4. Code e code di auto, proprio come per i famosi cantieri della Salerno-Reggio di antica memoria, tanto richiamata nei paragoni con la A33. Sullo sblocco del Cipe, c'è già un esposto alla Corte dei Conti presentato dal senatore piemontese Lucio Malan di Forza Italia. Dopo 20 anni di ricorsi e blocchi di fondi, il Cipe ha confermato i lavori per ultimare la A33 alla società concessionaria del gruppo Gavio. Un'attribuzione che riconosce e stima di un miliardo e 200mila euro il valore di subentro nell'eventuale cessione della concessione per la Torino-Milano e la Asti-Cuneo che sono nelle mani salde del gruppo Gavio di Tortona, con la holding Astm concessionaria delle 2 autostrade. Un vero e proprio monopolista nella gestione delle autostrade in Piemonte. Così il senatore Malan ha spiegato il suo esposto: «La delibera del Cipe è illegale e fa un regalo al concessionario, violando la concorrenza nella futura gara. In caso di proroga della concessione, gli introiti sarebbero stati progressivi, il valore di subentro consente invece guadagni riuniti nel tempo senza rischio d'impresa».

LA CONCESSIONARIA
Partecipazioni societarie, quotazioni in borsa, il gruppo Gavio è una vera potenza imprenditoriale in Piemonte e non solo. Nei mesi dell'emergenza coronavirus, ha donato 3 milioni di euro alla Regione Piemonte attraverso la sua holding Astm. Nel 2003, si aggiudicò la gara di 380 milioni sulla Asti-Cuneo con l'impegno a realizzarla entro cinque anni e mezzo. Sostiene ancora il senatore Malan: «Sono passati 17 anni e il costo della A33 ora supera il miliardo, considerando il valore di subentro e la durata della concessione. Da qui la denuncia alla Corte dei Conti sui costi per ultimare l'autostrada». E la storia va avanti, mentre Federico Borgna, sindaco di Cuneo e presidente della Provincia cuneese, fa mostra di realismo politico: «Aspettiamo da troppo tempo il completamento dell'autostrada, il nostro sistema economico subisce danni di 100 miliardi all'anno per questa incompiuta. Poi affronteremo il problema delle opere complementari». Le opera complementari al cantiere restano un'altra incognita, che costa 100 milioni e non è affrontata dalla delibera di sblocco del Cipe. «Dovrebbe pagarli la concessionaria» insiste il consigliere regionale Maurizio Marello. Ancora dubbi e contrasti, sull'incompiuta delle Langhe. E non si sa se il via ai cantieri di due giorni fa sarà ancora una volta solo fumo negli occhi.
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