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Avvocata arrestata a Roma, blitz nell’ufficio intercettazioni che vende i “segreti” dei pm

Perquisiti i locali dove avvengono gli ascolti e anche le abitazioni dei funzionari

Avvocata arrestata a Roma, blitz nell ufficio intercettazioni che vende i segreti dei pm
Avvocata arrestata a Roma, blitz nell’ufficio intercettazioni che vende i “segreti” dei pm
di Valentina Errante
Articolo riservato agli abbonati
Martedì 21 Febbraio 2023, 00:10 - Ultimo agg. : 16:55
4 Minuti di Lettura

Ci sono nuovi indagati nell’inchiesta su Camilla Marianera, la praticante avvocato che otteneva informazioni riservate dall’Ufficio intercettazioni della procura di Roma e, insieme al fidanzato, Jacopo De Vivo, le rivendeva agli indagati. Oltre a quelli di cinque funzionari, altri nomi sono stati iscritti dai pm Francesco Cascini e Monica Guccione, l’ipotesi è sempre corruzione. I sospettati sono sia dipendenti amministrativi che personale di polizia giudiziaria e lavorano tutti nell’ufficio dove vengono attribuiti i cosiddetti “Rit”, ossia i numeri identificativi del registro delle intercettazioni autorizzate, che comprende le singole captazioni per utenza telefonica o postazione ambientale o audio/video.

APPROFONDIMENTI
Arrestata Camila Marianera, praticante avvocato di 27 anni
In tribunale tra messaggi criptati e segnali in codice 
Caccia alle talpe e perquisizioni: cinque indagati 

Camilla Marianera, l'avvocata arrestata usava messaggi criptati e la password dei colleghi per il funzionario talpa

Sempre in quell’ufficio, dove si cerca la talpa o forse le talpe, viene gestita la documentazione amministrativa di supporto all’esecuzione delle intercettazioni, i pagamenti dell’attività svolta e intrattenuti rapporti con le società che materialmente le eseguono. Non solo, i militari del nucleo Investigativo dei carabinieri, oltre alle abitazioni, hanno anche perquisito proprio i locali dove avvengono gli ascolti e si svolgono le procedure per le intercettazioni, all’interno della cittadella giudiziaria di piazzale Clodio. Una situazione quasi paradossale, che rende le indagini sulla talpa molto più complicate. Il dipendente non ha lasciato tracce, si intrecciano gli orari di ingresso nel sistema con le interrogazioni su Luca Giampà, l’indagato per droga al quale Marianera ha rivelato dettagli sulle indagini che lo riguardavano, con quanto è emerso dalle conversazioni della stessa aspirante avvocatessa sul suoi ingressi in Tribunale. Intanto emergono altri dettagli sul modo in cui l’indagata, finita in carcere nei giorni scorsi, si muoveva negli uffici e che proprio Giampà, anche mentre era ai domiciliari, ha contattato Jacopo De Vivo, suo amico, per avere altre informazioni. 

LE MANCE

Dalle verifiche dei carabinieri è emerso come Camilla Marianera avesse guadagnato con regali e piccole mance la benevolenza di molti dipendenti, anche in altri uffici. Regalava somme esigue, anche 50 euro, per informazioni o atti che le erano dovuti, perché normalmente a disposizione dei legali, creando però una rete di rapporti che in futuro, forse, le avrebbe consentito di mettere in atto al meglio quella che lei stessa, intercettata, definiva «Modalità alternativa» di procedere nella sua attività rispetto agli indagati. Per questo motivo, i carabinieri del nucleo Investigativo, nei giorni scorsi, hanno perquisito anche i dipendenti della corte d’Appello e del Tribunale di Sorveglianza, con i quali la praticante legale intratteneva rapporti. 

I CONTATTI

È il 22 settembre quando Marianera ha il riscontro che le aveva chiesto Giampà. Esce dal Tribunale e per informare il suo “cliente”, gli dà appuntamento al Fungo dell’Eur. Dall’ambientale e dalle conversazioni successive, i carabinieri sentono che l’aspirante avvocata, informa l’indagato che gli “ascolti” sono cominciati solo a luglio. «è all’inizio». Il 30 settembre, però, Giampà viene arrestato in flagrante per droga dalla polizia e finisce ai domiciliari. E da casa, mentre le verifiche sulla talpa sono ancora in corso, torna a cercare Marianera per ottenere altre informazioni riservate.

Si legge nell’ordinanza: «Per quanto concerne le attività tecniche relative all’intercettazione telematica attivata sull’apparato in uso a Giampà, è emerso un primo riscontro circa l’infedeltà dì un pubblico ufficiale. Infatti, dal sistema di intercettazione della Lutech, che gestisce la telematica attiva dell’apparato in uso al Giampà, sono stati acquisiti alcuni screenshot di messaggi intercorsi il 30 settembre 2022, attraverso l’applicazione “Signal”». Dall’esame della galleria immagini del telefono dell’indagato, si legge nell’ordinanza, «è emerso che Giampà - dopo il proprio arresto - abbia contattato una persona (nome convenzionale “GGG”), a cui ha chiesto di interessare Jacopo (inteso De Vivo), affinché effettuasse un “check” (inteso controllo ai terminali della Procura). E i successivi messaggi confermavano che il soggetto infedele era stato avvicinato o contattato da qualcuno a cui ha confermato l’effettiva attività tecnica in essere sul conto del Giampà». Notizie che già Marianera gli aveva comunicato: «cell sotto controllo e gps in auto, cose che sapevo», risponde Giampà. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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