PADOVA - Badanti, quasi schiave: donne ridotte in «stato di servitù» secondo un'inchiesta del Procuratore antimafia di Potenza, Francesco Curcio. È questo il quadro del blitz "Women transfer" che oggi - 4 settembre - ha portato al fermo di 6 persone fra Potenza e Padova, tutte parte di un'associazione per delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, all'intermediazione illecita e allo sfruttamento del lavoro.
I fermati - una a Padova, gli altri in Basilicata - sono 5 moldavi e un italiano. Che cosa avveniva cona la Moldavia? Un vero e proprio traffico di esseri umani: 16 viaggi solo fra gennaio e maggio scorsi, nonostante le restrizioni causate dall'epidemia di Covid. Attratte da proposte di lavoro reclamizzate anche su Facebook - ma per attività che poi si sarebbero rivelate del tutto peggiori di quelle proposte - le donne moldave accettavano di mettersi in viaggio verso l'Italia, con destinazione Potenza. Una volta arrivate in Basilicata la realtà era durissima: passaporto ritirato dall'organizzazione - con sede operativa proprio nel capoluogo lucano - ospitalità in case nelle quali vi erano già numerose altre donne, fino all'«assegnazione» ad una famiglia - non soltanto a Potenza ma anche a Matera e altrove - dove la situazione non migliorava affatto.
Lavoro in nero, senza orari da rispettare, con turni «massacranti e continui», senza riposo, senza garanzie previdenziali e assistenziali, con paghe da fame e, per giunta, con una «tangente» di 100 euro da pagare ogni mese al clan, che otteneva anche il rimborso delle spese di viaggio.