Bakayoko, perquisizione e pistole puntate verso la sua auto. Poi l'agente lo riconosce e lo lascia andare: era uno scambio di persona

Bakayoko fermato e perquisito dalla polizia con una pistola puntata: poi si accorgono dell’errore e lo lasciano andare
Bakayoko fermato e perquisito dalla polizia con una pistola puntata: poi si accorgono dell’errore e lo lasciano andare
Lunedì 18 Luglio 2022, 10:48 - Ultimo agg. 19 Luglio, 08:48
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Sono bastati pochi minuti di un movimentato controllo stradale alle 6 del mattino a Milano con protagonista Tiémoué Bakayoko, il calciatore del Milan di origine ivoriana, per scatenare commenti e polemiche sul web cresciuti fino ad adombrare inquietanti accuse di razzismo e di eccesso nell'uso della forza da parte della Polizia. Accuse che la questura ha respinto quasi quasi stupita: si è trattato di normali procedure operative svolte in sicurezza. Il controllo risale al 3 luglio scorso ma è emerso oggi dopo che alcuni automobilisti hanno postato il video sui social. E in poche ore l'hashtag #Bakayoko è diventato trend topic su Twitter.

 

Amnesty: «Profilazione etnica»

«Le immagini del fermo di Bakayoko fanno pensare a una profilazione etnica.

Una pratica discriminatoria che su una persona non famosa avrebbe potuto avere conseguenze gravi», ha scritto Amnesty Italia sul proprio profilo Twitter. Qualche commento sul web ha perfino paragonato il controllo a quello sul povero George Floyd, l'uomo ucciso dalla polizia americana a Minneapolis nel 2020. Qualcuno, poi, si è lamentato della questione opposta, ossia che appena saputo che era un calciatore sarebbe stato, in sostanza, trattato coi guanti. E alla fine è intervenuto anche il sindaco di Milano, appena uscito dal botta e risposta con Chiara Ferragni sullo stato della sicurezza a Milano. «Ho visto il video - ha detto Beppe Sala rispondendo ad una domanda dei giornalisti - ma non ho parlato con il questore, quindi non saprei commentarlo e non vorrei dire cose improprie».

La spiegazione

A chiarire come stavano le cose, preso atto del clamore preso dalla notizia, è stata invece la Questura. In una nota la Polizia precisa che il controllo è avvenuto «in un contesto operativo che giustificava l'adozione delle più elevate misure di sicurezza. Identificata la persona e chiarita la sua estraneità ai fatti per cui si procedeva il servizio è ripreso regolarmente, senza alcun tipo di rilievo da parte dell'interessato». L'episodio in effetti, se decontestualizzato, potrebbe far apparire l'operato delle forze dell'ordine sovradimensionato, ma in realtà si trattava del seguito di un fatto accaduto poche ore prima. Nel video infatti si vede l'auto del calciatore fermata da alcuni equipaggi delle Volanti, e mentre due agenti perquisiscono Bakayoko, altri agenti puntano la pistola verso l'auto, sulla quale (ma nel video non si vede) c'è un altro passeggero. Poi, dopo lunghi istanti e mentre un capopattuglia sta perquisendo il rossonero, gli viene detto che dal controllo dei documenti risulta essere davvero un calciatore del Milan. A quel punto il capopattuglia dà una pacca sulla spalla al calciatore e termina l'operazione. Quello che le immagini invece non potevano spiegare è che il controllo, avvenuto intorno alle 6 del mattino in viale Luigi Sturzo, in zona Garibaldi, faceva seguito a una movimentatissima notte nella adiacente 'movida di corso Comò dove, a notte fonda, due gruppi, di senegalesi da una parte e nordafricani dall'altra, avevano dato vita ad aggressioni incrociate, con i secondi che alla fine avevano esploso dei colpi con una scacciacani modificata. Gli agenti, quindi, stavano cercando proprio un Suv con a bordo persone di colore, e per una casualità i due indossavano anche dei capi di abbigliamento simili a quelli descritti. Logico quindi che siano stati fermati, e altrettanto 'normalè, per le prassi di polizia giudiziaria, che in presenza di segnalazioni di persone forse armate gli agenti siano scesi pistole in pugno. Come precisato anche dal Siulp, il sindacato di Polizia, che ha parlato di «operazione meticolosa».

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