Mangia del tonno: bambino di 8 anni ricoverato per avvelenamento

Mangia del tonno: bambino di 8 anni ricoverato per avvelenamento
Mangia del tonno: bambino di 8 anni ricoverato per avvelenamento
di Daniela Facciolini
Giovedì 10 Giugno 2021, 07:08 - Ultimo agg. 19 Febbraio, 14:53
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Un bimbo di 8 anni è stato ricoverato all’ospedale Mazzini di Teramo, dopo aver mangiato del tonno. E’ un caso di contaminazione alimentare mai registrato nel nosocomio teramano e nella Asl aprutina. Nel reparto di Pediatria, dove è stato ricoverato, il bambino presentava sintomi da avvelenamento da nitrati. Il caso, per fortuna, è finito bene. Dopo essere rimasto in ospedale due giorni, infatti, è guarito spontaneamente ed è stato dimesso dalla struttura lunedì scorso. 

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Secondo la Asl, il piccolo accusava uno stato cianotico con un’evidente forma di metaemoglobinemia, dovuta a scarsa ossigenazione del sangue. «Il bimbo aveva mangiato del tonno fresco, probabilmente sottoposto ad un’errata conservazione – dice il direttore sanitario dell’azienda Maurizio Brucchi – questo ha causato un eccesso di sostanze nel sangue, chiamate nitrati. E’ un classico caso di contaminazione alimentare, ma è il primo che registriamo al Mazzini».  Il caso di Teramo potrebbe ora collegarsi ad altri che si registrano in giro per l’Italia a seguito dell’ingerimento di tonno decongelati. Il Ministero della Salute, in queste settimane, ha infatti allertato il sistema europeo sulla sicurezza alimentare, proprio nel merito di alcuni casi di avvelenamento da tranci di tonno a pinna gialla. In attesa di notizie certe su eventuali operatori coinvolti o su lotti a rischio, il Ministero ha raccomandato di sospendere l’utilizzo di questo tipo di prodotto. Il Centro Antiveleni di Pavia ha identificato, già il primo giugno, sette casi di intossicazione grave da nitriti/istamina, correlati al consumo di tonno fresco. I casi accertati, clinicamente, si sono verificati a Lavagna (Genova), Brindisi e Benevento di tossinfezione alimentare, sempre a seguito di consumo di tranci di tonno, in Toscana. Nonostante le condizioni cliniche gravi (metaemoglobinemia), la somministrazione immediata di farmaci specifici avrebbe consentito di prevenire esiti ben più gravi, anche letali.
  

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«Non è il caso di Teramo, nel senso che non siamo intervenuti con cure particolari – spiega il responsabile del reparto di Pediatria Franco Di Lollo – Il bimbo è guarito spontaneamente, lentamente ma gradualmente. Si tratta dello stesso fenomeno che si accusa quanto respiriamo monossido di carbonio. In questo caso, più che la mancanza di respirazione, il piccolo paziente registrava un aspetto bluastro, quasi cianotico.

La sostanza ingerita nel pesce si è trasformata in nitrato che interferisce con l’emoglobina». Ma è il primo caso che registra la Asl di Teramo? «A memoria non ne ricordo altri. Se questo avvelenamento però rientra nella casistica nazionale non saprei dirlo. Esistono tante tipologie di avvelenamento da tonno: c’è la contaminazione batterica o quella legata ad un’eccessiva presenza di istamina. Quanto episodio però, ricorda quello che nella letteratura medica si chiama la sindrome dell’acqua del pozzo, dovuta all’utilizzo di quella particolare acqua stagnante».

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