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Bimbo ucciso dal padre a Viterbo: la vita da sbandato di Mirko Tomkov, tra alcol e botte ai familiari

L alcol e le botte ai familiari, la vita da sbandato di Mirko
L’alcol e le botte ai familiari, la vita da sbandato di Mirko
di Maria Letizia Riganelli
Articolo riservato agli abbonati
Martedì 16 Novembre 2021, 23:57 - Ultimo agg. : 17 Novembre, 21:48
4 Minuti di Lettura

Mirko e Matias. Padre e figlio. Uno vivo e l’altro morto con la gola tagliata. Vetralla, la cittadina alle porte di Viterbo dove ieri pomeriggio si è consumato un brutale omicidio, è sgomenta. Sgomenta per quel bambino allegro che frequentava la quinta elementare, nella scuola primaria nella frazione di Cura, che lascerà un banco vuoto. E sgomenta perché della famiglia di Matias non sapeva nulla. Non sapeva delle liti in casa, delle violenze del padre e di quanto quel bambino potesse già aver sopportato.

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PERFETTI SCONOSCIUTI

Pochi conoscevano Mirko Tomkov, 44enne polacco da tempo residente nella Tuscia. Perfetti sconosciuti o quasi, invisibili alla comunità. Nessuno sapeva delle scenate in casa e delle botte alla moglie. Mirko Tomkov fino a poco tempo fa lavorava come gommista in una ditta locale. Un lavoro che a causa della pandemia aveva perso e che gli aveva reso la vita ancora più complicata. A fine ottobre era stato anche ricoverato all’ospedale di Viterbo, Belcolle, per una intossicazione da alcol e anche ieri avrebbe agito sotto l’effetto degli alcolici.

«Era un solitario - raccontano alcuni residenti vicini di casa -, non lo conoscevamo. Lui non dava confidenza a nessuno. Non sapevano nulla di quanto accadeva in casa loro». Un solitario che il Tribunale di Viterbo aveva allontanato dalla moglie, una donna di origine albanese, e dal figlio con un provvedimento cautelare. Maltrattamenti e violenze che avevano fatto scattare il codice rosso. Ma lui non si dava pace: nonostante la misura restrittiva aveva continuato a cercarli.

 

I SOCIAL

Sul suo profilo Facebook c’è la foto di lui che tiene stretto quel figlio e che i carabinieri gli hanno trovato accanto, con la gola recisa. Quel figlio che gli ha aperto la porta al posto della madre. Sulle pagine social del 44enne ci sono anche le foto con la moglie. Foto che ricopre di cuori e baci. A mostrare una normalità fatta di affetto e sentimento. Niente però che mostri le crepe di quel rapporto o racconti del provvedimento restrittivo. Tomkov ieri mattina era a Roma, paziente di un Covid hotel. Poco prima dell’ora di pranzo però da quella struttura esce e sale a bordo del primo autobus diretto a Vetralla. In testa, probabilmente, solo l’idea di rientrare nella vita di quella che considera la sua famiglia.

«L’ho visto nel primo pomeriggio qui davanti - racconta una vicina -, faceva avanti e dietro. Si metteva le mani nei capelli e continuava a camminare». Forse aspettava la moglie di ritorno dal lavoro. Forse cercava il modo di entrare in casa. Fatto sta che dopo aver passeggiato per minuti davanti alla palazzina di stradone Luzi, ha bussato alla porta. Ad aprire il figlio Matias. Quel che è successo poco dopo sono solo grida, lacrime e un figlio che non c’è più. 

«Conoscevamo e vedevamo lei - racconta un altro vicino - ma fino a oggi di lui non ne avevo sentito parlare. Il bambino andava a scuola a Cura, hanno detto che lui era un violento, delle liti che c’erano state in casa con la moglie. Ma sono cose sapute soltanto oggi». La famiglia Tomkow non sarebbe stata seguita dai servizi sociali del Comune di Vetralla. Nessuno sapeva della tragedia quotidiana che da tempo si consumava in quel numero civico. Nemmeno i vicini, la famiglia di stranieri che vive al primo piano sapeva niente. Ma non sfuggiva la sua presenza nei bar della zona, che frequentava per bere soprattutto birra. A ricordare bene madre e figlio è un’addetta all’anagrafe del Comune, che lo scorso anno aveva rilasciato le loro carte d’identità. Gente tranquilla, li avrebbe definiti. 

Video

SVENUTO

Ma la tranquillità era veramente lontana da quella casa. Mirko Tomkow è stato trovato a terra, privo di sensi, nell’abitazione della moglie. Trasportato in ospedale è stato ricoverato. «Quando lo abbiamo trovato - ha affermato il comandante provinciale dei carabinieri, Andrea Antonazzo - era incosciente e si trovava all’interno della casa. A scoprire la tragedia è stata la mamma del piccolo quando è entrata».
Al momento è piantonato in attesa che ricostruisca gli eventi che hanno portato all’omicidio del piccolo Matias.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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