Psichiatra uccisa, Seung si spacciò per 'agente segreto': «Deliri complottisti, diceva di parlare con gli Ufo»

L'uomo che ha aggredito Barbara Capovani era considerato dai suoi compaesani una «bomba ad orologeria»

Psichiatra uccisa, Seung si spacciò per 'agente segreto': «Deliri complottisti, diceva di parlare con gli Ufo»
Psichiatra uccisa, Seung si spacciò per 'agente segreto': «Deliri complottisti, diceva di parlare con gli Ufo»
Martedì 25 Aprile 2023, 21:22 - Ultimo agg. 27 Aprile, 07:04
4 Minuti di Lettura

Chi era Gianluca Paul Seung, l'uomo che avrebbe aggredito, causandone la morte, la psichiatra Barbara Capovani? Diversi aneddoti si rincorrono nelle città della costa toscana dopo l'arresto in seguito al terribile caso di cronaca del 21 aprile scorso. Molti tra i paesani avevano definito da tempo il giovane una «bomba ad orologeria». Era visto come un eccentrico, che ascoltava fisso musica con le cuffie nelle orecchie, poi lo hanno visto diventare sempre più aggressivo e pericoloso.

Morta Barbara Capovani, espiantati gli organi della psichiatra aggredita a Pisa

Chi è l'ex paziente che l'ha ridotta in fin di vita. Scriveva su Fb: «Sono uno sciamano»

Chi è Gianluca Paul Seung

A Torre del Lago Gianluca Seung vive con la madre originaria di Napoli, città dove è nato.

Ha un fratello più giovane di due anni che pilota aerei. Il padre, di origini cinesi, si trasferì presto, quando i figli erano piccoli, negli Stati Uniti dove si occupa di security. Secondo le ricostruzioni, la madre per sostenere i due figli ha sempre lavorato facendo pulizie e lavori saltuari. Gianluca non ha terminato gli studi e già da adolescente ha dato i primi segnali di disagio. 

 

Il tesserino da agente segreto

A Livorno, scrive l'ANSA, il 18 aprile, tre giorni prima dell'aggressione, Seung mostrando un «tesserino di riconoscimento» da «agente segreto», si era presentato prima in Comune e poi al comando della polizia municipale labronica con una denuncia scritta piena di contenuti complottisti e strampalati, tra cui un «esposto» sui satelliti artificiali che sparerebbero laser e presunti rapimenti di minori o maltrattamenti che si sarebbero perpetrati anche in quella città.

Dopo averlo ascoltato pazientemente, trattandosi di evidenti vaneggiamenti, gli agenti della polizia municipale lo invitarono a lasciare i locali del comando, cosa che fece senza dare problemi. Questo un episodio raccolto nella città dei Quattro mori.
Ad altri invece avrebbe raccontato che parlava con gli Ufo. 

La zia di Seung si scusa con la famiglia

Il volto oscurato e la voce artefatta per renderla irriconoscibile non bastano a nascondere l'emozione e così, con le parole singhiozzate per il pianto, la zia di Gianluca Paul Seung, ex paziente e ora presunto killer della psichiatra pisana Barbara Capovani, chiede scusa alla famiglia della professionista e davanti alle telecamere di Raiuno dice «che vorrebbe incontrare» i suoi figli. Ciò mentre domani alle 10, il 35enne sarà sottoposto a interrogatorio di garanzia in carcere. Da quanto si apprende, la strategia dei suoi difensori sarà di avvalersi della facoltà di non rispondere.

Dalle parole della zia di Seung emerge una totale ammissione di responsabilità del nipote. Seung era in preda ai suoi deliri ed era diventato ingestibile anche per la madre, che è la sorella della donna intervistata. «Voglio chiedere scusa a questa famiglia. Ma è solo Dio che ci può far qualcosa. Sono una mamma e lei aveva tre figli. Siete nelle mie preghiere ragazzi», dice la zia di Seung. Rivolgendosi ai figli della dottoressa uccisa dice: «Vi voglio bene e vorrei conoscere questi ragazzi. Li vorrei vedere. È un gesto forte quello che voglio fare, ma sto male».

La zia vive a Torre del Lago, frazione di Viareggio, luogo caro al maestro Giacomo Puccini. Qui è stato arrestato Seung. I servizi sociali di Viareggio cominciarono a conoscere la situazione già quando lui era un ragazzino. «Questo mio nipote - continua la zia - doveva essere curato. Non era mia sorella (la mamma di Seung, ndr) che poteva fare qualcosa, bensì lo Stato. Qualcuno deve intervenire perché sono situazioni che stanno succedendo tutti i giorni, qui ammazzano come se niente fosse. Mia sorella ha fatto di tutto per poterlo aiutare ma era il figlio, mio nipote, che non voleva vederla. Da quando il figlio non stava bene, lei si era chiusa in se stessa si era allontanata anche da me». Infine la zia ricorda di avere visto il nipote «circa 15 giorni fa: passava di qui, l'ho visto qui fuori». «Passava a prendere il treno - ha concluso - perché lui andava a Lucca, a Pisa, a Napoli, cioè lo lasciavano libero. Lo tenevano un periodo sotto controllo, poi lo lasciavano libero».

© RIPRODUZIONE RISERVATA