Bari, tre arresti per mafia: pretendevano dalle imprese edili il denaro per mantenere i detenuti

Bari, tre arresti per mafia: pretendevano dalle imprese edili il denaro per mantenere i detenuti
Martedì 28 Settembre 2021, 12:41 - Ultimo agg. 17:56
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Si sono aperte le porte del carcere per tre persone ritenute affiliate al clan Di Cosola, colpite da condanne definitive, per complessivi 25 anni di reclusione, a seguito dell’operazione denominata “Pilastro”. Si tratta di Cosimo Di Cosola, condannato a 9 anni e sei mesi di reclusione; Vito Mariani, 7 anni e 8 mesi e Francesco De Caro, 8 anni di reclusione.

È divenuta definitiva la sentenza della Corte d’Appello di Bari emessa il 2 luglio 2020 e che aveva riconosciuto gli stessi colpevoli, a vario titolo, di “associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione e illecita concorrenza con violenza e minaccia”.

L'esecuzione del provvedimento

Oggi all'alba, quindi, i carabinieri del Comando Provinciale barese hanno tratto in arresto nel capoluogo cittadino uno dei responsabili dei fatti contestati e hanno notificato gli altri provvedimenti restrittivi presso le case circondariali dove erano detenuti gli altri due destinatari del verdetto di colpevolezza. 

Il provvedimento di oggi è l'epilogo del processo avviato dopo le indagini condotte, fra il 2011 e il 2014, sull’omicidio di Giuseppe Mizzi, indagini portate avanti dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo pugliese e concentrate, principalmente, sul clan Di Cosola.

L’inchiesta aveva messo in luce come il sodalizio criminale avesse, nel suo vasto territorio d’interesse, condizionato la libera concorrenza nel mercato del calcestruzzo, mediante un accordo con un produttore di che prevedeva l’avvicinamento di imprenditori edili posti di fronte alla scelta: consegnare somme per mantenere i detenuti del clan oppure acquistare il calcestruzzo “consigliato” dagli estorsori. Dunque, oltre all’illecita concorrenza che consentiva al clan di infiltrarsi, con violenza e minaccia, nel circuito produttivo, il sodalizio sottoponeva gli imprenditori edili che avevano impiantato cantieri nelle zone controllate a continue estorsioni, con pagamento mensile delle somme a titolo di “protezione”.

Inoltre, le indagini hanno permesso di individuare l’esistenza di una struttura, ritenuta emanazione del clan mafioso, dedita al lucroso traffico di stupefacenti sui territori controllati dal clan.

L’operazione “Pilastro”, che nel 2015 ha visto l’esecuzione di provvedimenti restrittivi nei confronti di 64 indagati, oltre a disarticolare il clan Di Cosola, ha indotto alcuni elementi di spicco del gruppo criminale a collaborare con la giustizia, gettando le basi per l’esecuzione di altre e significative attività repressive.

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