L'ex Br Lojacono: «L'Italia non ha mai chiesto mia estradizione. L'ergastolo? Lo accetterei in Svizzera»

L'ex Br Lojacono: «L'Italia non ha mai chiesto mia estradizione. L'ergastolo? Lo accetterei in Svizzera»
L'ex Br Lojacono: «L'Italia non ha mai chiesto mia estradizione. L'ergastolo? Lo accetterei in Svizzera»
Venerdì 18 Gennaio 2019, 18:53 - Ultimo agg. 19 Gennaio, 10:28
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«Non vedo perché parlare con chi mi considera ancora oggi terrorista e nemico pubblico. Che non sono». Così l'ex Br Alvaro Lojacono, condannato tra l'altro per l'agguato di via Fani, risponde, in un'intervista a Ticino on line, a chi gli chiede cosa contesta della lettura odierna dei fatti degli anni di piombo.

«Ho avuto un contatto con l'ultima commissione parlamentare italiana sul caso Moro - spiega l'ex Br -, che ha purtroppo mancato l'occasione, scegliendo di dedicarsi alla ricerca di complotti». Parlare di quei fatti però, assicura, «non è un tabù», ma, spiega, «ne parlo con storici e ricercatori con cui si può discutere, solo lontani dalla propaganda e dalle fake-news si può ritrovare un senso storico».

 



Lojacono, che per la strage di via Fani deve scontare appunto un ergastolo, all'epoca dell'agguato aveva 22 anni. Ora ha 63 anni e, grazie al passaporto e al cognome della madre, vive in Svizzera da uomo libero, sotto il nome Alvaro Baragiola. Lavora, ha una famiglia e la sua fedina è pulita dopo aver scontato una pena di 17 anni inflittagli per fatti di sangue (inclusi nella sentenza Moro1-bis).

«L'Italia non riconosce, né può riconoscere, la carcerazione sofferta in Svizzera per gli stessi fatti e reati - spiega Lojacono nell'intervista a Ticino online - perché non solo non ha chiesto alla Svizzera l'estradizione, ma neppure ha chiesto alla Confederazione di processarmi in Svizzera». Nel 2006 l'Italia presentò alla Confederazione una richiesta di exequatur, cioè di esecuzione in Svizzera delle condanne italiane ma, chiarisce l'ex Br, «la richiesta italiana riguardava solo la sentenza del processo Moro 4 - invece della decisione giudiziaria di cumulo delle pene dei diversi processi - e non garantiva che, una volta eseguita la pena in Svizzera, il paese richiedente l'avrebbe pienamente riconosciuta come scontata.

Il rischio era che, una volta eseguita in Svizzera, l'Italia avrebbe poi proceduto per farla valere o eseguirla di nuovo, cosa illegale ma non sorprendente, o avrebbe chiesto l'esecuzione ulteriore delle altre condanne. Per questo motivo la richiesta italiana fu respinta dai giudici del Canton Berna».

Per quale motivo le autorità italiane hanno scelto di non chiedere l'estradizione o il processo in via sostitutiva? «Bisognerebbe chiederlo a loro. Io non lo so e posso solo fare delle ipotesi, forse l'Italia non ha voluto che uno stato straniero mettesse il naso nel processo Moro. Sarebbe comprensibile. Qualunque sia la ragione non sono le autorità svizzere, né una mia presunta opposizione, ad aver creato l'impasse attuale», sottolinea Lojacono, aggiungendo: «Forse è più facile non fare nulla e sbraitare contro la Svizzera e il sottoscritto; su un 'latitantè si può dire qualsiasi cosa perché non è in condizione di difendersi...».

«Sono passati 40 anni e l'Italia si è sempre mossa in una logica di vendetta, come si è ben visto anche nel caso Battisti, e non ha mai rinunciato a un quadro giuridico d'eccezione - sottolinea l'ex Br - In una giustizia normale la 'certezza della penà vale anche per il detenuto: io sono stato scarcerato quasi venti anni fa, e sto ancora come prima dell'arresto, senza sapere se un giorno o l'altro mi riarrestano o mi riprocessano per qualcosa. Se ora l'Italia decidesse di muoversi con una richiesta come quella che ipotizza, io l'accetterei senza obiezioni, almeno metteremmo la parola fine a questa vicenda».

IL FRATELLO DELL'AGENTE DI SCORTA DI MORO
«Lojacono? È un altro che non ha mai pagato. Io credo che una persona quando commette una strage di quel tipo dovrebbe scontare la pena nella terra dove ha commesso il reato e quindi in Italia, non all'estero, dove ha una residenza di comodo». Ciro Iozzino, fratello di Raffaele Iozzino, uno dei cinque agenti della scorta di Aldo Moro uccisi nell'agguato di via Fani, commenta le dichiarazioni l'ex Br Alvaro Lojacono, condannato tra l'altro per la strage di quel 16 marzo 1978. «Se c'è un ergastolo da scontare - aggiunge Iozzino - lo sconti nelle carceri italiane come è giusto».

«Poi il mio pensiero va anche ad Alessio Casimirri, vorrei sapere chi lo ha favorito», si chiede Iozzino. «Fino ad oggi non è rientrato in Italia e non ha scontato neanche un giorno - sottolinea - Ci preme sapere perché gode di questa protezione in questo paese straniero.
Non so se lo Stato ha fatto qualcosa, se ha insistito per chiedere l'estradizione. Per fortuna c'è la giustizia divina, a quella non si può sottrarre nessuno».

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