Belpietro a processo per il titolo di Libero si difende: «Bastardi islamici è riferito ai terroristi»

Belpietro a processo per il titolo di Libero si difende: «Bastardi islamici è riferito ai terroristi»
di Claudia Guasco
Lunedì 6 Novembre 2017, 18:20 - Ultimo agg. 7 Novembre, 15:09
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MILANO Erano le dieci di sera del 13 novembre 2015 quando i terroristi sferrarono il loro attacco a Parigi: colpirono il teatro Bataclan, lo stadio, un ristorante e un bar. «E’ stata una strage, con 120 morti e più di 300 feriti. Quando abbiamo fatto quel titolo, “Bastardi islamici”, per noi era scontato che ci si riferisse ai terroristi, perché “islamici” è aggettivo relazionale del sostantivo “bastardi”. Serviva a definire la matrice islamica degli attentati e non ho scritto, infatti, “bastardi musulmani”». Così il direttore, ora a “La Verita”, Maurizio Belpietro racconta ai giudici come è nato quel titolo comparso su Libero, quotidiano all’epoca da lui diretto, il giorno dopo la notte di sangue a Parigi. Per quelle due parole scritte a caratteri cubitali sul giornale uscito il giorno dopo la notte di sangue a Parigi, Belpietro è a processo a Milano con l’accusa di «offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone», aggravate dalla finalità di odio razziale.

LE QUERELE DEI MUSULMANI
«La lingua italiana è chiara - spiega Belpietro rispondendo al pm Piero Basilone davanti al giudice Anna Calabi - basta andare su google e digitare “islamico” e si può leggere “aggettivo”. E’ evidente che ci riferissimo ai terroristi». Il titolo ha scatenato polemiche «strumentali - aggiunge - perché si cerca di far sparire il fatto che c’è qualcuno che ammazza in nome dell’Islam». Il processo è scaturito dalle querele depositate in Procura da una decina di musulmani e nel dibattimento è stato ammesso come parte civile il Caim, Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano e Monza. L’allora direttore di Libero, stando all’imputazione, è accusato di aver offeso «pubblicamente la religione islamica» con quel titolo e al giornalista viene contestato anche un articolo della legge Mancino, ossia l’aggravante di aver agito con finalità di odio razziale. Belpietro, interrogato in aula, racconta che dopo gli attentati di Parigi «un collega ebbe l’idea» di usare il titolo «Bastards» messo in pagina da un giornale di San Francisco dopo l’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, ma se «in quest’ultimo caso non era chiara ancora all’epoca la matrice di quell’attentato, per noi invece dopo gli attacchi a Parigi e non solo era già drammaticamente nota la matrice islamica». Da lì, dunque, l’utilizzo «dell’aggettivo islamici» dopo il sostantivo «bastardi», usato per coloro «che ammazzano a sangue freddo, volevamo rappresentare il nostro sdegno e il disprezzo».

«POLEMICA STRUMENTALE»
Belpietro sottolinea poi che, se il quotidiano avesse voluto riferirsi a tutti i musulmani e non solo ai terroristi, «avremmo dovuto scrivere “gli islamici sono bastardi”, perché la lingua italiana è chiara e quando si dice “assassini islamici” o “kamikaze islamici” non significa certo che tutti gli islamici sono assassini o kamikaze».
E’ come se, puntualizza, «parlando di una strage comunista ai tempi delle Brigate rosse, tutti i comunisti si ritengano colpevoli di strage». Per Belpietro l’obiettivo della polemica scatenatasi dopo la pubblicazione di quel titolo è «sterilizzare il fatto che c’è qualcuno che ammazza in nome dell’Islam: non sono certamente questi titoli ad aumentare l’islamofobia, ma è invece normale che dopo questi attentati si crei diffidenza». In aula è stato sentito come teste dell’accusa anche il presidente dell’associazione “Movimento degli africani”, che ha presentato una denuncia contro Libero, il quale ha spiegato che con quelle parole si è offesa «la reputazione» dei musulmani. Si torna in aula il 4 dicembre per i testimoni della difesa e per le conclusioni delle parti.
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