Billionaire, caccia ai clienti: molti hanno dato nomi falsi, Asl mobilitate in tutta Italia

Billionaire, caccia ai clienti: molti hanno dato nomi falsi. Asl mobilitate in tutta Italia
Billionaire, caccia ai clienti: molti hanno dato nomi falsi. Asl mobilitate in tutta Italia
di Michela Allegri e Giuseppe Scarpa
Giovedì 27 Agosto 2020, 00:00 - Ultimo agg. 18:53
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L’accordo tra Lazio e Sardegna sui reciproci controlli alle partenze non è ancora stato approvato, ma la sensazione è che debba essere esteso a tutto il territorio nazionale: serve un protocollo per il rientro in sicurezza dei positivi nelle regioni di residenza, come sottolinea Marcello Acciaro, esperto dell’Unità di crisi della Regione Sardegna per l’emergenza Covid, «per consentire a tutti i turisti con tampone positivo effettuato in Sardegna e ai loro contatti in isolamento di fare ritorno a casa».

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Anche perché il numero dei positivi è destinato a crescere ora che la discoteca più chic di Porto Cervo, il Billionaire, si è trasformata da giorni in focolaio, con 63 dipendenti contagiati. Adesso si cercano i clienti, circa tremila persone che nelle prime settimane di agosto hanno frequentato il locale. Per loro scatterà il tampone. La normativa prevede che ogni discoteca - così come ogni ristorante - tracci la clientela: nome, cognome e numero di telefono degli avventori devono essere registrati all’ingresso, proprio per rendere più agevoli le ricerche in caso di focolai improvvisi. Chi si trova ancora in Sardegna effettuerà il test sull’isola, mentre chi è già tornato a casa dovrebbe venire contattato a breve dalla Asl del comune di residenza. Rintracciare tutti, però, sarà impossibile: in molti hanno lasciato all’entrata dati falsi.
 


L’appello del governo, comunque, è quello di andare a fare un tampone il più presto possibile. I controlli non riguardano solamente il Billionaire, ma anche gli altri locali vip della Costa Smeralda, a partire dal Sottovento, con il gestore ricoverato a Sassari per Covid e Sinisa Mihajlovic - positivo al coronavirus - tra i clienti, e dal Phi Beach di Baja Sardinia. Il Sottovento - che era rimasto aperto come ristorante e cocktail bar - ha annunciato solo tre giorni fa la chiusura a livello precauzionale. I test si estenderanno anche ai frequentatori del camping Isuledda, a Cannigione, nel territorio di Arzachena, dove sono stati riscontrati alcuni casi di positività.
 
 

I rientri intanto sono già iniziati e la situazione è problematica. Basti pensare che ogni giorno nel Lazio arrivano cinque o sei traghetti carichi di passeggeri dall’isola. E la conta dei positivi corre parallela ai ritorni: ieri in tutta la Regione della Capitale i nuovi casi sono stati 162, e di questi il 45 per cento è riferibile al link sardo. Intanto il governatore della Sardegna, Christian Solinas, ripete che la sua non è «l’isola degli untori», perché i casi sono principalmente d’importazione. «Chi frequenta la Costa è abituato a spostarsi da un posto all’altro, anche del mondo - ha sottolineato Acciaro - molti dei positivi accertati sono approdati qui dopo aver fatto tappe in Spagna, in Grecia e a Malta». I numeri, però, spaventano ogni giorno di più.

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I dati diffusi ieri parlano di 53 nuovi casi di Covid-19 accertati sull’isola con l’ultimo aggiornamento dell’Unità di crisi regionale. Mentre i casi complessivamente registrati dall’inizio dell’emergenza salgono a 1.912. In totale sono stati eseguiti 128.423 tamponi. I pazienti ricoverati in ospedale sono 20, uno si trova in terapia intensiva al Santissima Annunziata di Sassari - si tratta di un dipendente del Billionaire -, mentre quasi 500 persone sono in isolamento domiciliare: il numero preciso, per il momento, è 492. Dei 1.912 casi positivi complessivamente accertati, 343 (+9) sono nella Città Metropolitana di Cagliari, 199 (+1) nel Sud della Sardegna, 62 (+1) a Oristano, 114 (+1) a Nuoro, 1.194 (+41) a Sassari. Mentre in Gallura i contagiati sono in tutto 240. Cinquanta di questi sono ricoverati in ospedale e per 10 di loro sembra profilarsi il trasferimento in terapia intensiva. Un numero che preoccupa il personale medico, che sottolinea il rischio di collasso delle strutture ospedaliere.

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