Emma Grespan, la tragedia della piccola morta in culla a soli 17 giorni senza un perché

La piccola Emma Grespan che si è spenta in culla a soli 17 giorni
La piccola Emma Grespan che si è spenta in culla a soli 17 giorni
di Mauro Favaro
Sabato 1 Maggio 2021, 10:58 - Ultimo agg. 13:56
4 Minuti di Lettura

SPRESIANO - Come un raggio di sole. Caldo, intenso, fulmineo. Di quelli che si continuano a percepire anche quando si chiudono gli occhi. Sono trascorsi così i 17 giorni di vita di Emma Grespan. Il lampo più luminoso nelle vite di mamma Alice e papà Francesco, non ancora trentenni, che non si spegnerà mai. In poco più di due settimane sono passati dalla gioia assoluta per l’arrivo della loro prima figlia al dolore più profondo che si possa immaginare. La piccola Emma è improvvisamente mancata nel tardo pomeriggio di lunedì, il 26 aprile. Una morte bianca. Imponderabile. Davanti alla quale si resta senza parole. La famiglia, ora chiusa nella propria sofferenza, ha scelto di far idealmente parlare proprio la loro piccola: «Non piangete, mamma e papà – si legge sull’epigrafe – le lacrime vi impedirebbero di vedere le stelle. Ora sono in Cielo e brillerò per voi». E’ questa la luce che il buio non potrà mai vincere.

Sora, neonato morto in culla in ospedale: respinta la richiesta di archiviazione, rischio processo per sei medici

IL DRAMMA

Il dramma ha iniziato a prendere forma all’alba di lunedì nella casa della famiglia Grespan a Lovadina, frazione di Spresiano, poco distante dalla zona dove sorge la nuova scuola elementare. Francesco e Alice, lui operaio di 28 anni e lei commessa di 26, si sono subito accorti che c’era qualcosa che non andava. La bambina non rispondeva come al solito. E’ immediatamente scattata la chiamata per attivare i soccorsi. Sul posto è arrivato anche l’elisoccorso del Suem118. I medici e il personale sanitario hanno fatto tutto il possibile per provare a rianimare la neonata. Il volo disperato verso il pronto soccorso dell’ospedale di Treviso, però, non è bastato. Il cuoricino di Emma si è fermato poche ore dopo. In questi casi si parla di sindrome della morte in culla (Sids, l’acronimo in inglese per Sudden infant death syndrome) che può colpire i bambini generalmente da poco dopo la nascita fino a un anno di vita. La medicina non è ancora in grado di dare troppe altre spiegazioni a riguardo. Si tratta di una sindrome che non corrisponde a una patologia specifica. Di fatto emerge per esclusione.

LA STORIA

Emma era venuta al mondo solo 17 giorni prima. Dopo il parto, era arrivata a casa da poco. Tutto sembrava andare per il meglio. L’abitazione era stata addobbata con i fiocchi rosa e la cicogna. Nessuno pensava che quel momento di festa potesse trasformarsi in una tragedia. La famiglia è ora composta nel suo enorme dolore. Gli amici e i conoscenti di Spresiano lo hanno visto in modo plastico quando nei giorni scorsi sono stati tristemente tolti gli addobbi che avevano salutato l’arrivo a casa della piccola. Il lutto ha preso il posto dei fiocchi rosa e della cicogna sulla porta. «Un’immagine straziante – raccontano i conoscenti – è stato tutto così improvviso e inconcepibile». La famiglia vive da sempre a Spresiano. Anche per questo quanto accaduto ha colpito l’intera comunità. Non poteva essere altrimenti. Tutte le parole adesso sono mosse dal rispetto verso la sofferenza provata dai genitori. «Rispettiamo il dolore della famiglia – spiega Marco Della Pietra, sindaco di Spresiano – e ci stringiamo attorno a lei in questo momento così difficile». La data dell’ultimo saluto alla piccola è stata fissata nei giorni scorsi. Domani sera, alle 20.30, verrà recitato il rosario nella chiesa parrocchiale di Lovadina. E nel primo pomeriggio di lunedì 3 maggio, alle 15, verrà celebrato il funerale all’interno della stessa chiesa. Emma, però, non se ne andrà mai. Mamma e papà, così come tutto il paese di Spresiano, porteranno per sempre quel raggio di sole nel proprio cuore. «Le lacrime vi impedirebbero di vedere le stelle – hanno scritto pensando alla loro bambina – ora sono in Cielo e brillerò per voi».  

© RIPRODUZIONE RISERVATA