Bochicchio, il funerale:
pochi amici per l'ultimo saluto

Bochicchio, il funerale: pochi amici per l'ultimo saluto. «Le ceneri a Capalbio»
Bochicchio, il funerale: pochi amici per l'ultimo saluto. «Le ceneri a Capalbio»
di Valeria Di Corrado e Camilla Mozzetti
Martedì 6 Settembre 2022, 07:00
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Una signora si aggira a piazza Vescovio, nell’elegante quartiere Salario, sono le dieci del mattino e chiede al barista e all’edicolante se sanno di chi sono i funerali che stanno per celebrarsi nella vicina chiesa Sacri Cuori di Gesù e Maria. Lei vive da anni nel quartiere e domenica è andata a messa ma Don Stefano non le ha detto nulla. A colpirla sono state le corone di fiori - poche - adagiate sul sagrato e quelle firme sui nastri: “gli amici del liceo Scientifico”, “i compagni del liceo Linguistico”. Crede che sia morto un giovane e solo per questo se ne dispiace. Pensare che un ragazzo non ci sia più, innesca pure fra gli sconosciuti un comune senso di disagio. 

E invece il funerale che si è svolto ieri mattina, con il parroco che fino all’ultimo ha raccomandato «riserbo» così come richiesto dalla signora Arianna, è quello del 56enne Massimo Bochicchio.

Il broker dei vip e degli sportivi rinviato a giudizio nel marzo scorso con l’accusa di aver truffato decine e decine di persone per investimenti fittizi. 

C’è una bara, probabilmente di rovere a guardarne il colore, che viene portata a spalla dai dipendenti dell’agenzia funebre anche al termine della cerimonia. Ma del corpo di Bochicchio, che sarà cremato per sua stessa volontà con le ceneri disperse molto probabilmente nella cara Capalbio, non è rimasto quasi più nulla. L’uomo è morto dopo essersi schiantato sulla via Salaria il 19 giugno scorso quando, beneficiando di un permesso giornaliero di due ore (si trovava ai domiciliari), è salito in sella alla sua Bmw partendo dalla casa di piazza di Novella senza più farvi ritorno. È morto 24 ore prima di una nuova udienza del processo che lo vedeva imputato e con lui sono morte le risposte a tanti perché che pure quei pochi presenti al funerale di ieri segretamente continuano a porsi mascherandoli dietro ad una parvenza di normalità che ha un modo tutto suo di esprimersi. Dalle borse firmate alla messa in piega appena fatta, dal doppiopetto ben indossato in una giornata di settembre che sembra luglio alle canottiere monocolore impreziosite da collanine di coralli e turchesi, buttate lì a far credere che sia un caso quando nulla in certi contesti è lasciato al caso ma segue una precisa ritualità. E guai a tradirla. A poco a poco in chiesa entrano gruppetti di ragazzi, hanno tutti una camicia o una maglietta bianca. Sono i compagni di scuola dei due figli gemelli di Bochicchio ancora adolescenti e sì, guardando poi quante persone occuperanno le panche si può davvero credere che a morire sia stato un ragazzino. 

 

Gli amici del broker, gli “adulti”, quelli che pure gli avevano affidato i risparmi di una vita o anche quelli dei genitori sono pochi. Forse sono davvero gli unici che a prescindere da tutto gli sono sempre stati a fianco e che in queste settimane sono stati vicini alla moglie Arianna, jeans a palazzo e camicia blu di seta, sneakers ai piedi. Lei no, la messa in piega non l’aveva fatta, però con gli occhiali scuri a coprire uno sguardo velato dal dolore, è stata al fianco della nipote quando la ragazzina è salita sull’altare per leggere una lettera, unico contributo dopo l’omelia di Don Stefano che ha citato un passo del Vangelo sulla Resurrezione. In molti lo vorrebbero ancora vivo Massimo Bochicchio, ma anche se lui ormai non c’è più e chissà che fine hanno fatto i milioni che ha preso pure da quegli amici presenti, ieri doveva essere solo il giorno del ricordo e non quello della rabbia che si porta dietro una vergogna impresentabile. Per questa sì, le porte della chiesa erano davvero sprangate. 

Trenta minuti dopo, intorno alle 11, ci si saluta con la promessa di rivedersi presto, i sorrisi e gli abbracci che la signora Arianna riserva a tutti mentre uno dei due figli le si avvicina con un amico e le chiede: «Mamma dov’è che andiamo a vivere?» e lei che risponde: «Qui vicino», prima di lasciarsi andare ad una carezza.

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