Massimo Bochicchio, la morte e il mistero della moto: «Ipotesi sabotaggio»

Massimo Bochicchio, la morte e il mistero della moto: «Ipotesi sabotaggio»
Massimo Bochicchio, la morte e il mistero della moto: «Ipotesi sabotaggio»
di Flaminia Savelli
Martedì 21 Giugno 2022, 07:00
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Tre testimoni, un secondo sopralluogo e l’acquisizione delle immagini di video sorveglianza intorno all’aeroporto dell’Urbe. In attesa dell’autopsia, procede spedita l’indagine per dipanare la matassa di supposizioni e interrogativi sulla morte di Massimo Bochicchio. Il broker dei vip che ieri era atteso in aula per l’apertura del processo a suo carico per riciclaggio ed esercizio abusivo di attività finanziaria. I contorni in cui si è consumato domenica mattina il drammatico incidente non sono ancora stati chiariti: il 56enne, che era agli arresti domiciliari, era uscito grazie a un permesso concordato intorno alle 10 del mattino in sella alla sua moto Bmw. Intorno alle 12 lo schianto contro un muro della via Salaria, all’altezza del civico 875. Quindi lo scoppio e le fiamme che hanno parzialmente distrutto la moto e reso irriconoscibile la vittima. I vigili urbani del gruppo Nomentano, incaricati delle indagini, hanno sequestrato il telaio, i pistoni, le forcelle e il blocco motore. «Sono le uniche parti del mezzo che non sono andate distrutte nel rogo», spiegano. Tutto il materiale recuperato verrà poi consegnato ai periti che dovranno accertare le condizioni della Bmw al momento dell’impatto. «Siamo ancora in attesa della richiesta della Procura», fanno sapere gli agenti che fin dai primi minuti hanno parlato di «un incidente anomalo». La precisazione sembra la parte più importante dei sospetti che ruotano intorno all’inchiesta: «Non possiamo ancora escludere nulla, ovviamente neanche una manomissione dei freni, ma su questo punto la perizia sarà complessa perché sono finiti nell’incendio». Nello specifico, il sospetto degli investigatori è che proprio i freni non siano entrati in funzione. Di sicuro non sono stati utilizzati, se è vero, come appurato già poche ore dopo lo schianto, che in prossimità del luogo d’impatto non sono stati rilevati i caratteristici segni sull’asfalto.  

La morte di Massimo Bochicchio, il broker di vip, resta un rebus. Ieri al comando della polizia locale sono stati a lungo ascoltati i tre testimoni. Tutti hanno riferito di aver visto sfilare la Bmw lungo il rettilineo della via Salaria. E poi, all’improvviso, di aver notato il mezzo cambiare direzione per schiantarsi subito contro il muretto: «La moto a un tratto ha deviato verso destra proseguendo la sua corsa verso l’edificio». La speranza ora è che una delle telecamere dell’aeroporto dell’Urbe abbia ripreso almeno in parte l’ultima corsa dell’ex consulente finanziario dei vip. Per questo gli agenti della Municipale hanno eseguito anche un secondo sopralluogo: almeno uno degli occhi elettronici della zona potrebbe aver ripreso la parte finale della corsa mortale. Sul caso, comunque, c’è ancora un altro punto oscuro.

Dove stava andando Bochicchio? Come concordato per motivi medici (soffriva di diabete), gli era stato concesso un permesso di due ore al giorno. Tuttavia, non gli sarebbe stato mai consentito l’utilizzo della Bmw che invece, domenica mattina, aveva messo in moto ugualmente. Il braccialetto elettronico gli era disattivato e quindi risulta possibile ora sapere dove fosse stato l’imprenditore in quelle due ore prima di morire. Secondo quanto accertato, finora, pare stesse già rientrando a casa. 

 

Questa mattina alle 10 verrà eseguita l’autopsia. Il medico legale, Edoardo Bottoni, procederà intanto con il riconoscimento. I familiari nella serata di domenica hanno potuto visionare solo alcuni brandelli di indumenti. Molto dipenderà dalle condizioni del corpo, che in parte è stato carbonizzato. Per la conferma dunque, potrà essere nominato anche un genetista per gli esami del Dna. Da lì si passerà agli esami autoptici necessari per accertare le cause della morte: una delle ipotesi dei magistrati è che il broker sia stato colto da malore e che per questo, la moto ha sbandato per poi schiantarsi. Ma tra le piste ancora calde, c’è anche quella che il broker si sia lanciato a tutta velocità contro il muretto. Lo stress per il processo imminente e il tracollo finanziario potrebbero averlo spinto all’estremo gesto. Ecco perché la procura sta indagando per istigazione al suicidio. Mentre gli uomini della Guardia di Finanza stanno analizzando file e documenti sequestrati nell’appartamento al quarto piano di piazza di Novella 1, nel quartiere Trieste della capitale, dove il 56enne era agli arresti domiciliari. 

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