Tecnici Bonatti uccisi in Libia, condannati i manager della società

Da sinistra Salvatore Failla e Fausto Piano, i dipendenti della ditta Bonatti rapiti e uccisi una sparatoria nella regione di Sabrata in Libia
Da sinistra Salvatore Failla e Fausto Piano, i dipendenti della ditta Bonatti rapiti e uccisi una sparatoria nella regione di Sabrata in Libia
Martedì 22 Gennaio 2019, 15:42 - Ultimo agg. 18:26
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Cooperazione colposa nel delitto doloso: il gup di Roma ha condannato i vertici della società Bonatti e dato il via libera al patteggiamento per l'ex responsabile della Libia della società nel procedimento legato al rapimento di quattro tecnici italiani, conclusosi con la morte di due di loro, avvenuto in Libia nel 2015.

Il giudice Maria Paola Tomaselli, accogliendo le richieste del pm Sergio Colaiocco, ha condannato a 1 anno e dieci mesi, al termine di un processo con rito abbreviato, Paolo Ghirelli, presidente della Bonatti e i componenti del cda, Dino Martinazzoli e Paolo Cardano. Per tutti la pena è sospesa. Rinviato a giudizio l'altro amministratore Giovanni Di Vicenzo che ha optato per il rito ordinario. Per Dennis Morson, responsabile nel paese nordafricano della Bonatti, ok al patteggiamento sempre ad un anno e 10 mesi di reclusione (pena sospesa). Disposto un risarcimento in favore dei familiari delle vittime di 150 mila euro. Il sequestro avvenne nel luglio del 2015 e il 2 marzo dell'anno successivo, nel corso di un conflitto a fuoco durante un trasferimento, persero la vita Salvatore Failla e Fausto Piano.

Disposta anche una sanzione di 150 mila euro alla società, e non un risarcimento in favore dei familiari come detto in precedenza. La sanzione pecuniaria è legata alla legge 231 in tema di responsabilità degli enti. Secondo il giudice di piazzale Clodio, la Bonatti ha omesso di predisporre il documento di valutazione dei rischi relativo all'attività all'estero di suoi dipendenti per raggiungere il luogo di lavoro e nel caso specifico a Mellita in Libia.


I pm della Procura di Roma hanno chiuso le indagini, atto che di norma precede la richiesta di rinvio a giudizio, sui tre cittadini libici appartenenti all'Isis accusati di avere sequestrato i quattro tecnici della società il 19 luglio del 2015. Nei loro confronti il pm Sergio Colaiocco contesta il reato di sequestro di persona con finalità di terrorismo aggravato dalla morte di ostaggi in quanto due dei sequestrati, Fausto Piano e Salvatore Failla, morirono il 3 marzo del 2016 nel corso di «un conflitto a fuoco con soggetti terzi». I tre, Youssef Aldauody, Ahmed Dhawadi e Ahmad Elsharo, furono arrestati in Libia il 16 marzo dello scorso anno e ammisero le loro responsabilità. I tre si trovano già in carcere a Tripoli per altri reati. Nella confessione i tre hanno raccontato che il piano di rapimento era stato messo a punto al fine di ottenere soldi per finanziare l'organizzazione terroristica.

La società e gli amministratori della Bonatti «prendendo doverosamente atto della decisione» del gup di Roma, si dichiarano «fiduciosi che nel giudizio di appello, che sarà prontamente proposto, emergerà la mancanza di qualsiasi loro responsabilità, considerato anche che la prospettazione giuridica dei fatti sottoposta all'esame del gup dalla Procura di Roma deve ritenersi nuova ed è meritevole sicuramente di ulteriori riflessioni da parte degli interpreti». È quanto afferma in una nota la società con sede a Parma. «Bonatti ha da sempre dedicato la massima attenzione e cura a garantire la sicurezza del proprio personale - prosegue la nota - raggiungendo risultati di eccellenza e riconoscimenti da una industria particolarmente esigente nel campo della salute e sicurezza quale è quella del 'Oil & Gas' nella quale opera.

Pur non condividendo l'esito del giudizio di primo grado, la società conferma la sua vicinanza alle famiglie dei dipendenti deceduti nei tragici fatti», conclude la società.

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