Manduria, picchiato a morte dalla baby gang. Inquirenti: «Ragazzi normali, violenti per noia»
Dopo poco più di mezz'ora si è affacciato sulla porta per fumare una sigaretta. A quel punto una o due persone gli hanno sparato. Perna non è morto subito ma qualche ora dopo il ricovero nell'ospedale di San Giovanni Rotondo. Ancora una volta, come di consueto per i crimini commessi nella zona, le indagini dei carabinieri sono rese più complicate dalla assenza di testimoni. C'è solo una persona, completamente estranea alle logiche criminali locali, che ha raccontato agli investigatori di avere udito gli spari e di aver poi trovato Perna riverso a terra. Nella notte i carabinieri hanno fatto sei stub, l'esame per verificare la presenza di particelle di polvere da sparo, a pregiudicati appartenenti al clan mafioso capeggiato da Marco Raduano, rivale di quello di Girolamo Perna. Le due batterie criminali sono in lotta per il controllo del traffico di sostanze stupefacenti provenienti dalla vicina Albania.
Un traffico imponente che sabato scorso ha subito un duro colpo con l'operazione antidroga eseguita dalla Squadra Mobile e da agenti dello Sco - Servizio Centrale Operativo - che ha portato all'arresto di dieci persone e ha evidenziato l'esistenza di una sorta di joint venture tra i referenti delle organizzazioni malavitose attive sul territorio Foggiano. Gli investigatori non escludono che l'omicidio di Vieste sia la risposta all'agguato nel quale il 21 marzo scorso fu ucciso a Mattinata un altro pregiudicato, Francesco Pio Gentile. Una violenta contrapposizione che ha determinato una lunga stagione armata, iniziata a gennaio 2015 con l'uccisione del boss egemone Angelo Notarangelo detto «Cintaridd».
Da allora sono dieci i morti ammazzati, una lupara bianca e sei tentati omicidi. «L'ennesimo delitto di ieri dimostra ancora una volta come nella nostra realtà il serpente malavitoso sia duro a morire nonostante gli vengano periodicamente inferti micidiali colpi», ha detto il sindaco di Vieste, Giuseppe Nobiletti, che in un lungo post su Facebook cita anche l'arcivescovo di San Giovanni Rotondo, mons.
Franco Moscone: «I numeri degli episodi criminosi sono 'da Sudamericà e impongono traguardi ancor più decisivi nella controffensiva dello Stato».