Bracciante morì nei campi sotto il caldo torrido, condannati datore di lavoro e caporale

La sentenza: 14 anni e sei mesi per la morte dell'uomo sudanese addetto alla raccolta di pomodori costretto a lavorare fino a 12 ore di fila

Bracciante morì nei campi sotto il caldo torrido, condannati datore di lavoro e caporale
di Roberta Grassi
Giovedì 24 Novembre 2022, 18:33 - Ultimo agg. 25 Febbraio, 05:04
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Per la morte nei campi, a Nardò (nel Leccese), di un bracciante sudanese, la Corte d'Assise di Lecce (presidente Pietro Baffa, a latere Maria Francesca Mariano) ha inflitto 14 anni e sei mesi di reclusione a Giuseppe Mariano, di Porto Cesareo, datore di lavoro e titolare di fatto di un’azienda agricola e Elsalih Mohamed, conosciuto con il nome di Sale, indicato come l’effettivo reclutatore della manodopera straniera. Il pm titolare del fasicolo, Francesca Miglietta, nella scorsa udienza aveva invocato 11 anni e sei mesi. 

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Bracciante morì sotto il caldo torrido

Secondo quanto emerse dalle indagini la vittima, il 47enne Muhamed Abdullah, addetto alla raccolta di pomodori, era fra coloro che venivano sottoposti a ritmi sfiancanti per 10-12 ore di seguito.

Sotto il sole cocente, senza acqua potabile a disposizione senza condizioni, per alleviare la calura dell’estate salentina nei campi di pomodori. Senza nemmeno un copricapo. Dormendo in casolari diroccati. L’inchiesta fu condotta dai carabinieri del Ros (Raggruppamento operativo speciale) e con gli ispettori dello Spesal (Servizio per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro). I fatti avvennero il 20 luglio 2015. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Antonio Romano ed Ivana Quarta.

I risarcimenti

I due imputati sono stati anche condannati al risarcimento dei danni in favore delle parti civili, da liquidarsi in separata sede, con una provvisionale di 50mila euro per i famigliari. Oltre alla moglie e la figlia erano costituite la Cgil di Lecce, la Mutti e Conserve Italia. La Corte ha anche disposto la trasmissione degli atti al pm per quattro testi sentiti in aula, per valutare eventuali ipotesi di falsa testimonianza. 

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