Gli toglie la sedia dal tavolo di carte.
L'ex amico gli chiede 100mila euro

Gli toglie la sedia dal tavolo di carte. L'ex amico gli chiede 100mila euro
Giovedì 12 Maggio 2016, 19:02 - Ultimo agg. 21:03
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BREDA - Il giudice ha disposto il non luogo a procedere nei confronti di Sergio Mosole, l'imprenditore della nota famiglia di cavatori che nel 1983, quando aveva 49 anni, era stato sequestrato e, prima di liberarsi, era rimasto prigioniero dei rapitori per 39 giorni. L'uomo, oggi 81enne, difeso dall'avvocato Sossio Vitale, era stato trascinato in tribunale da quello che un tempo era un suo caro amico, un 72enne trevigiano, che gli aveva chiesto un risarcimento danni da 100mila euro.
L'episodio incriminato risale al 26 luglio 2012. I due, come spesso facevano, assieme ad altri amici si sono seduti attorno al tavolo da gioco per una partita a carte. Secondo la parte offesa, Sergio Mosole nel corso della serata avrebbe spostato la sedia dell'amico il quale, sedendosi, è finito a terra. Nella querela il 72enne scrive che si sarebbe trattato di un gesto intenzionale che lo avrebbe fatto cadere malamente sul tavolo con il gomito, provocando un movimento innaturale della spalla. Accusa che il diretto interessato ha sempre respinto con forza. La parte offesa ha sostenuto che quella caduta e la relativa contusione sarebbero poi state le responsabili della frattura della cuffia dei rotatori.
Il danno però si sarebbe manifestato in tutta la sua gravità soltanto un anno più tardi. Il 72enne infatti, per curare quel dolore alla spalla, si era affidato a un fisioterapista. A distanza di dodici mesi, visto che il dolore non passava, una risonanza magnetica ha sciolto ogni dubbio diagnosticando la frattura. Fu il momento in cui il 72enne decise di sporgere denuncia contro Sergio Mosole. Una perizia super partes disposta nel corso del procedimento penale ha però dimostrato, come sosteneva la difesa, che la frattura non è stata provocata dalla caduta ma l'epilogo di una condizione degenerativa in cui versava la spalla della parte offesa. Esito che ha spinto il giudice a riqualificare il reato e, in presenza di querela tardiva, disporre il non luogo a procedere. 
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