Calabria, a Petilia il calvario al santuario della Sacra spina con la preghiera per i migranti

La celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Angelo Raffaele Panzetta

La processione di Petilia
La processione di Petilia
Domenica 12 Marzo 2023, 11:51 - Ultimo agg. 17:09
3 Minuti di Lettura

Nel cuore della Calabria crotonese, e a pochi chilometri dalla costa di Cutro, teatro di una delle più dolorose tragedie dell'immigrazione, quest'anno la processione del Calvario a Petilia Policastro ha assunto contorni diversi, nel solco di una testimonianza da sempre molto sentita.

Ricorre infatti il cinquecentenario dell'arrivo della Sacra Spina della corona di Cristo nel santuario della Sila piccola, reliquia donata dalla regina di Francia al suo confessore Dionisio Sacco, originario di Petilia. Il santuario, che appunto fu denominato della Sacra Spina, dall'epoca è meta ininterrotta di pellegrinaggio religioso, tanto che la Curia vescovile di Crotone lo ha eletto a sede territoriale del grande Giubileo del Duemila.

La processione del Calvario, che si tiene in ricordo del rovinoso terremoto dell'8 marzo del 1832, è uno dei riti più vissuti dell'intera Calabria. «Un cammino di fede – come ha sottolineato il sindaco Simone Saporito – che segna da sempre il tradizionale percorso dei pellegrini, alcuni con i piedi scalzi, preceduti da un Cristo legato con corde e la testa cinta da una corona di spine».

 

La sfilata delle Croci, dopo la celebrazione della messa nella chiesa di San Francesco, si è snodata lungo le strade di Petilia, fino al santuario della Sacra Spina, a cinque chilometri dal centro abitato. Il corteo è aperto dai dodici apostoli, con un saio penitenziale color viola; due di loro, Giovanni e Pietro, affiancano Gesù, vestito di rosso, curvo sotto una pesante croce.

La processione è accompagnata anche da altri personaggi, tra cui i soldati romani; uno in particolare segue il Cristo, battendo la catena sulla croce. A seguire, la folla dei fedeli, provenienti da tutta la provincia, che in scia ai figuranti si ferma in religioso silenzio in tutte le quattordici stazioni, fino all'arrivo nel santuario immerso nel verde della Sila piccola. Qui la celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Angelo Raffaele Panzetta, arcivescovo della diocesi di Crotone-Santa Severina.

Il calvario come rituale, la Sacra Spina come reliquia  e oggetto di venerazione in una terra che spesso ha conosciuto calamità che hanno messo a dura prova la tenuta della comunità locale. In una atmosfera quest'anno resa ancora più intensa dal dramma dei profughi, come ricordato da monsignor Panzetta, dalla morte in mare di donne e bambini provenienti da terre lontane, in cerca di un futuro che gli è stato negato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA