Caldo record, l'esperto: «Non è una novità, è l’influenza dei cicli solari»

Caldo record, l'esperto: «Non è una novità, è l’influenza dei cicli solari»
di Mariagiovanna Capone
Martedì 28 Giugno 2022, 23:09
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L’anticiclone africano fa boccheggiare l’Italia. Secondo il bollettino del ministero della Salute oggi saliranno a 19 le città con bollino rosso per le ondate di calore e tra queste c’è Napoli, mentre domani saliranno a 22. Il caldo afoso a giugno è colpa dei cambiamenti climatici, è la tesi pronunciata un po’ da tutti. Ma è davvero così? Lo abbiamo chiesto a Franco Prodi, fisico dell’atmosfera e climatologo di fama internazionale, nonché membro dell’Accademia delle Scienze ed ex direttore dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR.

Professore, i 40 gradi sfiorati in questi giorni in Italia sono una anomalia climatica?
«Il clima è anomalo per sua natura, deve esserlo.

Temperature così elevate le avevamo anche l’anno scorso, basta controllare i dati. Basterebbe parlare con esperti di statistiche meteorologiche per capire che non è completamente anomalo un giugno così caldo. Se analizzassimo con accuratezza la storia climatica del nostro pianeta, scopriremmo che è composta da continui cambiamenti, anche quando non c’era l’industrializzazione».

La bibliografia scientifica parla di un Olocene con grandi cicli millenari di fortissimo caldo.
«È così, dovremmo divulgare maggiormente queste conoscenze. In epoca romana come nel medioevo è noto che la temperatura aumentò significativamente, mentre nel XVII secolo ci fu per un breve periodo anche una glaciazione. Le Dolomiti bellunesi nel Trias superiore (cioè 230-210 milioni di anni fa) avevano un clima da fascia tropicale cioè simile a quello che oggi abbiamo ai Caraibi. In quegli stessi luoghi nel medioevo a 1.200 metri si coltivava il grano, e a dircelo sono i fossili e le rocce, dati incontestabili. Ci sono innumerevoli studi basati su precisi indicatori che dimostrano che a influire su questa ciclicità siano le attività solari, e non l’uomo».

Il professor Franco Prodi

E il Rapporto dell’IPCC che imputa all’uomo il riscaldamento non si basa su questi dati?
«No, sono soltanto scenari ipotizzati tanto è vero che parlano di riscaldamenti per fine secolo da un grado e mezzo fino a otto, un range troppo ambio e discutibile, chiaramente non basato su modelli matematici ma su supposizioni. Grande parte della comunità scientifica non considera adeguato quel Rapporto mentre una parte di opinione pubblica valuta le sue supposizioni come oro colato. È bene dirlo a gran voce: l’IPCC non si basa su misure accurate. Ciò non significa che l’uomo non abbia una relazione con l’ambiente, e attenzione ho detto ambiente e non clima o meteo».

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Cioè?
«Tutto lo sforzo internazionale che viene puntato sulla CO2 andrebbe spostato sulla protezione dell’ambiente. L’inquinamento è misurabile e dovrebbe essere la strada da indicare anche ai governi mondiali. Dovremmo concentrarci maggiormente sulle implicazioni oggettive create dall’uomo e non lanciarci in teorie non dimostrabili, ma che anzi sono contestate da altri studi. All’Università Federico II di Napoli avete un docente di Meteorologia e Climatologia stimato in tutto il mondo per i suoi studi: il professor Nicola Scafetta. Lui con gli studi di climatologia e io con quelli in fisica dell’atmosfera siamo arrivati alla stessa conclusione riguardo i motivi dell’aumento di un grado dal 1850 a oggi: tutto rientra in una normalità della Terra caratterizzata da oscillazioni climatiche influenzate in gran parte dall’attività solare».

Queste ondate di calore invece a cosa sono dovute?
«Alle onde lunghe di Rossby che si muovono da Sud a Nord: flussi roventi che dal Sahara raggiungono il Mediterraneo e in particolare l’Italia che durano molti giorni proprio perché sono lunghe. Se si muovono da Nord a Sud spingono aria fresca, ma da molti mesi questo non accade perché sono poco energetiche e si bloccano sul muro formato dalle Alpi. Questo ha determinato la siccità che perdura da tempo».

Proseguirà ancora questo caldo?
«Dal sistema Moloch del CNR-ISAC che arriva fino a massimo 12 giorni di previsione, in gran parte dell’Italia permane l’aria proveniente dall’Africa. Solo un piccolo frammento fresco riesce a superare le Alpi e in Piemonte, Liguria ed Emilia potrebbero esserci rovesci ma soltanto oggi».

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