Camilla Compagnucci, il papà: «La mia bimba uccisa due volte». Patteggiano in tre

Il dramma la Sestriere: «La mia Camilla uccisa due volte». Patteggiano in tre
Il dramma la Sestriere: «La mia Camilla uccisa due volte». Patteggiano in tre
di Alessia Marani
Giovedì 9 Settembre 2021, 00:20 - Ultimo agg. 10 Settembre, 07:32
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«Me l’hanno ammazzata un’altra volta». Non si dà pace Francesco Compagnucci, il papà di Camilla, la bambina di Monteverde morta a 9 anni sulle piste della via Lattea tra il Sestriere e Sauze d’Oulx, il 2 gennaio del 2019. Una vacanza sulla neve padre-figlia finita in tragedia per la superficialità e la imperizia di chi doveva manutenerle: la piccola finì fuori pista sbattendo la testa su una barriera frangivento irregolare e che nemmeno doveva stare lì. Un impatto che non le lasciò scampo. Ieri dopo quasi tre anni si è concluso il processo a Torino a carico dei responsabili della società Sestriere Spa chiamati a risponderne. E Francesco, imprenditore 47enne, insieme con la moglie Arianna, ancora una volta, al termine, si è rimesso in viaggio in treno dal Piemonte verso Roma con la tristezza più profonda nel cuore. 

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LA DELUSIONE

«Si è concluso il processo di mia figlia e dopo che i tecnici hanno dichiarato le colpe gravi, il giudice ha comunque accettato i patteggiamenti a sei mesi commutati in spese pecuniarie! Ciascuno di loro è stato condannato a pagare al tribunale 45mila euro, tanto vale la vita di Camilla. È come se me l’avessero uccisa un’altra volta», spiega.

Dopo l’incidente, sulla base di una precisa ricostruzione degli eventi da parte dei carabinieri del posto, nel procedimento confluì anche la discussione sulla morte di Giovanni Bonaventura, un ingegnere di 31 anni di origine siciliana.

Anche per quell’incidente vennero evidenziate negligenze e omissioni, soprattutto la mancanza di adeguate autorizzazioni. «Tutte fattispecie che hanno ridotto o praticamente azzerato la sicurezza della pista - aggiunge Francesco Compagnucci - Camilla finì su quella barriera frangivento non a norma, fatta con travi di cantiere, piena di spigoli non protetti. Dopo la tragedia di Bonaventura avvenuta un anno prima circa, le autorità imposero alla società che gestisce gli impianti di rimuoverla, ma non fu fatto».

 

Il giudice, dunque, ieri si è espresso sulla richiesta di patteggiamento avanzata da tre dei quatto imputati per l’omicidio colposo, richiesta che aveva già avuto l’avallo della Procura. Mentre per una quarta persona si svolgerà il rito abbreviato. In pratica gli imputati hanno chiesto di convertire la pena detentiva in pecuniaria, contabilizzata in circa 45mila euro. «Avendo deciso per una condanna non superiore a 6 mesi, la pena è stata trasformata in una semplice multa», aggiunge l’imprenditore assistito dagli avvocati Federico Mizzoni e Gianluca Sestini.

 

LA FERITA

Una precedente udienza aveva lasciato sperare i familiari di Camilla in una decisione più dura «almeno per colui che aveva la manutenzione della pista in quel tratto quando la mia bambina morì. Ma, alla fine, anche lui se l’è cavata pagando. Non è questo, a mio umile avviso, il messaggio che si può dare a chi non rispetta le regole e le viola sapendo di potere mettere in pericolo la vita altrui». 
A una ferita che mai si rimarginerà davvero, per Francesco e la moglie si aggiungono la rabbia e la delusione per una giustizia che sembra avere improvvisamente voltato loro le spalle. Ma, nonostante questo, continueranno a impegnarsi con i loro amici e familiari nell’attività della Fondazione intitolata alla figlia, “I sogni di Camilla” con l’obiettivo di costruire parchi giochi con tutte quelle attrazioni che la loro bambina amava di più. Ne hanno realizzato già uno in largo Oriani, a Monteverde e in tutti la priorità è la sicurezza e la prevenzione degli incidenti.
 

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