Non sembra essere nato sotto una buona stella il Decreto semplificazioni, voluto dal governo per sburocratizzare il più possibile norme, regolamenti e appalti, e convertito in legge oltre due mesi fa. Non c'entrano solo i decreti attuativi che sono pressoché tutti ancora da scrivere. La sensazione è che sia rimasto di fatto al palo, pur essendo stato annunciato come una svolta quasi epocale per il Paese. Al punto che la ministra delle Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli, che di quel provvedimento è stata e rimane una convinta sostenitrice, ha dovuto prendere carta e penna (come si diceva un tempo) e sollecitare le stazioni appaltanti - da Fs ad Anas, dai Comuni alle Regioni, dai Provveditorati alle Opere pubbliche alle Province - ad attuarlo. «Il combinato disposto tra risorse disponibili e strumento normativo per spenderle rapidamente, può produrre un balzo in avanti per la nostra economia: perché ciò avvenga è necessario che le stazioni appaltanti applichino la legge in tutte le sue potenzialità», scrive la ministra. Che a proposito delle risorse, cita anche il Recovery Fund come ulteriore possibilità di spesa.
Il tema dunque non è di carattere economico-finanziario. I soldi ci sarebbero, spiega la De Micheli, ma è un fatto che la sua stessa lettera muova dalla consapevolezza che l'attesa, annunciata accelerazione delle opere pubbliche bloccate ancora non si vede. L'impatto del Dl Semplificazioni, insomma, sembra piuttosto tiepido, frenato a quanto pare anche dai dubbi sull'interpretazione di norme che al contrario avrebbero dovuto fare la differenza rispetto al passato. «C'è ad esempio una inevitabile incertezza sulla possibilità di derogare al codice degli appalti soprattutto per gare e affidamenti, come indica la legge: dico inevitabile perché non è chiaro, anche dopo la conversione in legge del decreto, se si tratti di una facoltà o di un obbligo, con tutte le conseguenze operative che ne derivano» dice il vicepresidente dell'Ance, Edoardo Bianchi. E aggiunge: «Non mi pare che la lettera della ministra abbia contribuito a fare chiarezza. Del resto, se si è sentita l'esigenza di una circolare anche interpretativa del testo di legge significa che i problemi c'erano».
LEGGI ANCHE Decreto sblocca cantieri, nessuna opera è ripartita
La ministra rinnova anche l'impegno per l'attivazione dei commissari straordinari previsti dalla legge Sblocca cantieri e destinati, in concreto, a sveltire le opere (strategiche e non, come spiegato nei giorni scorsi) fermate da intoppi non sempre di natura finanziaria. «Detta innovazione scrive in proposito la ministra De Micheli consentirà di dare attuazione agli interventi indicati nel documento Italiaveloce del valore di circa 200 miliardi di euro e relativi a tutto il comparto delle infrastrutture italiane (strade, autostrade, ferrovie, trasporto metropolitano, porti e aeroporti)». Di più la lettera non dice: ma il caso dell'elenco delle circa 40 opere da commissariare e di cui non c'è ancora traccia è proprio uno dei capitoli decisivi per la credibilità attuativa del Decreto Semplificazioni. L'elenco, questo sembra ormai certo, il ministero dei Trasporti lo ha già inoltrato al capo del governo perché spetta a quest'ultimo il Dpcm autorizzativo. Prima che ciò avvenga però bisognerà che si pronunci il ministero delle Finanze al quale il testo sarebbe già stato trasmesso da tempo: senza l'ok, l'iter non può riapprodare a Palazzo Chigi per il via libera definitivo. Qui, insomma, non c'entrano le perplessità sul testo del decreto o le resistenze applicative manifestate soprattutto dalle amministrazioni locali per le quali, peraltro, non c'è alcun obbligo di mettere in pratica il sollecito della De Micheli. L'incertezza può avere altre spiegazioni, compresi ad esempio i tempi allungati per via dell'emergenza Covid-19 che ha messo sotto pressione il ministero del Tesoro. O anche la scelta di inserire in quell'elenco, come già detto, anche interventi dettati da emergenze di carattere ambientale o climatologico, nell'intento evidentemente di accorpare le nomine commissariali in un unico testo. Di sicuro, gli imbarazzi si sprecano ogni volta che si cerca di capire quando il provvedimento verrà approvato.
Rimane il fatto che l'accelerazione tarda a manifestarsi nonostante che il capitolo delle opere pubbliche resti strategico e anzi indispensabile, soprattutto al Sud, per rilanciare l'economia del Paese, specie ora che la seconda ondata sembra aver rimesso in discussione tempi e modalità della ripresa nel 2021. Lo sforzo per ridurre ritardi e inadempienze certamente è in atto: dal contatore opere pubbliche, che si può consultare sul sito del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, emergono alla data del 18 novembre ad esempio circa 14 miliardi tra opere infrastrutturali e finanziamenti sbloccati da quando si è insediato l'attuale governo (ma la somma sarebbe già lievitata in queste ore a 17 miliardi come nelle prossime ore si dovrebbe sapere anche in via ufficiale). Tra le opere riavviate (circa 3 miliardi), tutte appaltate da Anas e le società concessionarie di autostrade, è il megalotto della statale Jonica in Calabria ad averne impegnate di più (oltre un miliardo). Nell'elenco ci sono anche, per restare al Sud, interventi stradali in Sicilia e sula Potenza-Melfi. Per i finanziamenti sbloccati, circa 10 miliardi, è il trasporto pubblico locale a impegnarne di più, a partire dai fondi assegnati alle Regioni per il rinnovo del parco autobus. Ma, come già detto, è l'elenco delle 40 opere in attesa di Dpcm che può dare veramente il segnale di una svolta, almeno iniziale. Perché, come dice il vicepresidente Ance, Bianchi, «il vero cambio di passo arriverà solo quando dal ministero ci informeranno che sono stati consegnati i lavori delle opere da completare. Perché è quando riparte un cantiere che si può essere sicuri che l'economia locale, provinciale o regionale sta ripartendo».