Grafica Veneta, caporalato nell'azienda che stampa Harry Potter: botte e vessazioni ai lavoratori

Grafica Veneta, caporalato nell'azienda che stampa Harry Potter: botte e vessazioni ai lavoratori
Grafica Veneta, caporalato nell'azienda che stampa Harry Potter: botte e vessazioni ai lavoratori
Martedì 27 Luglio 2021, 07:07
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Costretti a turni che arrivavano a 14 ore di lavoro, in condizioni di semi schiavitù. E poi picchiati, legati, derubati di tutto se osavano ribellarsi. Erano le condizioni di una ventina di lavoratori pakistani dipendenti di un'azienda trentina, utilizzati come manodopera nei magazzini di Grafica Veneta, il colosso dell'editoria di Trebaseleghe, nel Padovano, che tra le altre cose è famoso per la stampa di best seller, come la saga di Harry Potter o la biografia di Barack Obama. Una vicenda «sconcertante» e una situazione «irrispettosa dei diritti non solo dei lavoratori, ma di quelli che spettano a qualunque essere umano», come l'ha definita il procuratore capo della Procura di Padova, Antonino Cappelleri, di cui, secondo gli inquirenti, i vertici di Grafica Veneta erano perfettamente a conoscenza.

E per questo l'amministratore delegato e il direttore dell'area tecnica dell'azienda, Giorgio Bertan, 43 anni, e Giampaolo Pinton, 60, sono tra gli 11 arrestati dai carabinieri di Padova, guidati dal colonnello Luigi Manzini, nell'operazione Pakarta.

Si trovano agli arresti domiciliari con l'accusa di sfruttamento del lavoro. Altre misure cautelari sono state disposte a carico di 9 pakistani responsabili dei reati di lesioni, rapina, sequestro di persona, estorsione e sfruttamento del lavoro: cinque, tra cui i due titolari dell'impresa trentina, la B.M. Services sas con sede a Lavis - padre e figlio con cittadinanza italiana - sono in carcere (Arshad Mahmood Badar di 54 anni, il figlio Asdullah, di 28, Hassan Bashir, di 31, Zaheer Abbas, di 33, e Muhammad Rizwan Haider, di 34) quattro sono tutt'ora ricercati. Altri due pakistani - Raja Muntazir Mehdi, 30enne, e Mahmood Nasir, 39enne, hanno il divieto di dimora in Veneto per il solo concorso in rapina. E nei guai è finito anche un elettricista italiano C.G., 48enne residente a Preganziol (Tv) per aver ostacolato il controllo dei carabinieri del Gruppo Tutela del Lavoro proprio all'interno di Grafica Veneta. 

Tutto è iniziato quando a maggio dell'anno scorso sono stati trovati abbandonati per strada, legati e malmenati, alcuni pakistani, in vari punti della provincia euganea. Altri cinque operai connazionali si erano presentati spontaneamente al pronto soccorso di Camposampiero per avere subito un analogo trattamento. I carabinieri hanno scoperto che le aggressioni erano legate ad un unico evento e che era legato allo sfruttamento di lavoratori, tutti pakistani, da parte di un'organizzazione composta da connazionali, che si avvaleva della facciata di una società, con sede nel trentino, che forniva operai ad alcune aziende del Nord Italia. Oltre che Grafica Veneta, la ditta forniva servizi anche a un'altra azienda editoriale padovana, di Loreggia, al momento estranea all'inchiesta. 

Dalle indagini è emerso che i componenti dell'organizzazione, i Badar, padre e figlio, usavano metodi violenti per soggiogare e intimidire i lavoratori, connazionali, tutti alloggiati in due case tra Trebaseleghe e Loreggia, in cui erano stipati rispettivamente in 20 e in 15. Bertan e Pinton, l'amministratore delegato e il responsabile della sicurezza della Grafica Veneta, sarebbero stati a conoscenza della situazione di illegalità e avrebbero provato a inquinare le prove. Secondo gli inquirenti e come registrato nell'ordinanza anche dal Gip, infatti, i due avrebbero saputo dello sfruttamento dei lavoratori stranieri, sia per quanto riguarda gli incessanti turni di lavoro, che per la sorveglianza a vista a cui erano sottoposti. Sarebbero stati, inoltre, consapevoli delle degradanti condizioni di lavoro, della mancata fornitura dei Dpi (scarpe antinfortunistiche, protezioni da rumori).

Tale situazione ha comportato un tentativo di elusione dei controlli, edulcorando o eliminando dai server informatici gran parte dell'archivio gestionale che registra gli ingressi e le uscite dei lavoratori. 

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Nessun licenziamento o allontanamento. Anzi. Il presidente di Grafica Veneta, Fabio Franceschi, che non risulta coinvolto nell'inchiesta, esprime «la solidarietà ai collaboratori citati in questa vicenda» e ne sottolinea «la piena stima e il completo supporto». Il numero uno del colosso editoriale di Trebaseleghe, nell'Alta Padovana, ieri non ha voluto parlare, ma ha affidato a un comunicato stampa il suo commento sull'operazione Pakarta dei carabinieri, che ha visto protagonista la sua azienda.

«Grafica Veneta - si legge in una nota - era del tutto all'oscuro di quanto sembrerebbe emergere dall'inchiesta, e del resto l'oggetto della contestazione ai suoi funzionari riguarda solo ed esclusivamente un asserito ostacolo all'indagine, ostacolo che non è mai stato posto dalla società, che intende invece collaborare con le forze dell'ordine e la magistratura per il ripristino della legalità in primis e quindi della verità». 

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