Cerciello, il video della discordia «ignorato dai pm»

Cerciello, il video della discordia «ignorato dai pm»
Cerciello, il video della discordia «ignorato dai pm»
di Flavio Pompetti
Domenica 23 Febbraio 2020, 01:19 - Ultimo agg. 2 Marzo, 10:45
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I legali di Finnegan Elder nel processo per l’omicidio del brigadiere Rega insisteranno che Rega e il suo collega Varriale hanno attaccato i giovani alle spalle, alimentando nel giovane il sospetto che i carabinieri in borghese fossero malviventi associati ai pusher con i quali si stavano incontrando. Quelli di Gabriel Natale tenteranno di aggrapparsi alla fragile versione che vorrebbe il ragazzo ignaro della presenza della baionetta addosso al suo amico. Tutti insieme punteranno su quella che considerano una lunga lista di errori e di abusi commessi dagli investigatori italiani nel corso della vicenda. Dalla benda sugli occhi di Nathaniel mentre viene interrogato, alla sorpresa di fronte alla video registrazione del colloquio privato in carcere tra Finn, i suoi genitori e l’avvocato. Dalla mancata notificazione dei due rappresentanti dell’ordine al momento del tentato arresto, al rifiuto degli investigatori di includere tra i materiali probatori il video della telecamera di sicurezza della filiale Unicredit, idealmente posizionata per documentare la dinamica della rissa che ha preceduto l’assassinio di Rega.

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LA RICOSTRUZIONE
Tutto questo è andato in onda in un documentario realizzato dalla stazione Abc di San Francisco, che per la prima volta dà la voce ai genitori dei due giovani. «Ho il cuore spezzato, provo un immenso dolore quando penso alla vedova Rega». «Non passa giorno senza che riflettiamo sulla tragedia che ha colpito lui, la moglie, i genitori, la sorella e tutti quanti lo amavano, così come noi amiamo nostro figlio Finn». Leah e Ethan Elder confessano davanti alla telecamera l’angoscia nella quale vivono dallo scorso luglio, quando il loro primogenito li ha chiamati nel cuore della notte da Roma per dire: «Mamma, è davvero brutta, mi accusano di aver ammazzato un poliziotto», prima che la comunicazione fosse troncata.

La ricostruzione dell’identità dei due giovani fatta nel filmato è fatta con molta onestà: non ignora gli episodi di violenza dei quali sono stati responsabili in passato, la frequentazione con la droga e lo spaccio che i due avevano alle spalle, né l’amore per le armi che hanno spesso esibito in pubblico e sui social. I genitori riconoscono di aver ignorato molti dei trascorsi, e cercano di smussare le tante spigolosità che emergono nella ricostruzione della vicenda. Se però l’obiettivo si sposta sui coetanei, l’ottica si fa invece più spietata: «Quando Gabe (Gabriel Hjorth) è fatto di droga viene fuori tutta la sua rabbia – dice fuori camera una ragazza anonima che lo conosce – perde il controllo, si sente superiore alla legge. E come altri ragazzi di questa ricca contea californiana di Mill Valley, pensa che tutto si possa aggiustare alla fine con i soldi».I genitori di Finnegan sperano: «E’ incapace di mentire, anche quando sa che la verità può far male».

E intanto si tormentano nel rammarico. Finn era stato invitato nella casa di Fregene del nonno di Nathaniel, ma per buona parte della giornata dopo il suo arrivo a Roma il 24 di luglio non era riuscito a incontrare il suo amico e temeva di restare senza un letto per la sera. E’ stata la mamma Leah a prenotare per lui la stanza al Meridian Hotel del quartiere Prati, e poi a confermarla per il giorno dopo, e ora si dispera per la scelta. Un altro triste dettaglio che emerge dal documentario è la lettera di perdono che Finnegan ricevette tre anni fa dal padre del compagno di squadra che aveva sofferto una commozione cerebrale al termine di una scazzottata con lui. «Quella notte hai rischiato di eliminare una vita e di perdere il tuo futuro. – scriveva il genitore – Dio ti ha dato la possibilità di riprenderlo in mano; la prossima volta scegli una strada diversa da quella della violenza».
 

 
 

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