Carminati, obbligo di dimora a Sacrofano. Ieri la scarcerazione per scadenza dei termini

Carminati, obbligo di dimora a Sacrofano. Ieri la scarcerazione per scadenza dei termini
Carminati, obbligo di dimora a Sacrofano. Ieri la scarcerazione per scadenza dei termini
di Michela Allegri
Mercoledì 17 Giugno 2020, 17:38 - Ultimo agg. 18 Giugno, 08:32
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Obbligo di dimora a Sacrofano per Massimo Carminati. L’ha stabilito la Corte d’Appello di Roma per l’ex Nar, re del Mondo di Mezzo scarcerato ieri dopo 5 anni e 7 mesi di detenzione. La richiesta, dopo la scarcerazione per decorrenza dei termini, è arrivata dalla procura generale. Il prossimo passo sarà la fissazione, dopo l’estate, dell’Appello bis disposto dalla Cassazione. I giudici dovranno rideterminare la pena per Carminati, Salvatore Buzzi e gli altri imputati che inizialmente erano accusati di associazione mafiosa, contestazione che non è stata riconosciuta dagli ermellini.

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Carminati ieri scarcerato a Oristano.
  Il 22 ottobre dello scorso anno Alessia Marini lo aveva detto a voce alta: «Non c'è la mafia, ho capito bene? Adesso me lo riporto a casa!». La Cassazione aveva appena sentenziato, una volta per tutte, che il Mondo di Mezzo di suo marito, Massimo Carminati, e di Salvatore Buzzi non fosse comandato e organizzato da clan e boss: era piuttosto il terreno d'azione di due associazioni criminali in grado di corrompere su larga scala, fino a insediarsi ai piani più alti della pubblica amministrazione. E adesso quel giorno è arrivato: ieri l'ex terrorista nero ha lasciato il carcere di Oristano, dove era stato trasferito dopo un periodo di detenzione al 41 bis a Tolmezzo. Il re del Mondo di mezzo ha attraversato l'uscita ed è tornato a casa: libero, in attesa che la Corte d'appello ridetermini la pena a suo carico, come chiesto dalla Cassazione. Il motivo della scarcerazione è tutto tecnico: dopo 5 anni e 7 mesi trascorsi in prigione, sono scaduti i termini di custodia cautelare e, a causa delle lungaggini della giustizia, non c'è ancora stata una sentenza definitiva. Ma adesso il timore è che Carminati possa fuggire. Per questo motivo, la Procura generale ha intenzione di chiedere il divieto di espatrio e l'obbligo di dimora, per l'ex estremista nero e per tutti gli altri scarcerati. Il ricorso in Cassazione contro la decisione del Tribunale della libertà non è infatti scontato: una recente sentenza delle Sezioni Unite sposa in pieno la tesi dei legali dell'ex Nar.

L'ISTANZA
Dopo tre rigetti da parte della Corte d'appello, l'istanza di scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia presentata dagli avvocati Cesare Placanica e Francesco Tagliaferri è stata infatti accolta: nel caso di Carminati, non vale il meccanismo della contestazione a catena, che permette il prolungarsi dei termini di detenzione cautelare. Tradotto: l'ex Nar è stato arrestato la prima volta nel dicembre 2014, mentre nel maggio 2015 a lui e agli altri imputati è stata notificata una seconda misura. Per il Riesame - e per le Sezioni Unite - per calcolare i termini di custodia cautelare bisogna considerare la prima ordinanza. E conta anche il reato. Caduta l'accusa di associazione mafiosa, la contestazione più grave per l'ex Nar è la corruzione, che all'epoca dei fatti aveva una pena massima di 8 anni. Significa che Carminati, dal momento dell'arresto, ha già scontato i due terzi del massimo edittale e quindi può tornare a piede libero. Il Cecato, come tutti gli altri assolti dall'accusa di 416 bis, non dovrà essere processato nuovamente: il reato non potrà essere riqualificato. Dovrà solo essere ricalcolata la pena. E con ogni probabilità sarà più bassa dei 14 anni e mezzo che i giudici di secondo grado gli avevano inflitto, aggiungendo erroneamente al suo curriculum criminale anche la definizione di mafioso. Una decisione stroncata dalla Cassazione. A quattro giorni di distanza dal deposito delle motivazioni che smontano punto per punto la sentenza di secondo grado, è arrivata anche la scarcerazione. E un ruolo lo hanno avuto anche quelle stesse motivazioni: depositate dopo tantissimo tempo, a quasi otto mesi di distanza dalla sentenza. Fissare un appello ed arrivare alle pene definitive in pochi giorni sarebbe stato impossibile. La scarcerazione, quindi, era praticamente inevitabile. E proprio per questo motivo il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha deciso di delegare l'ispettorato generale a svolgere accertamenti. «Mi viene da sorridere - commenta l'avvocato Tagliaferri - Evidentemente il ministro non conosce la vicenda processuale. La scarcerazione consegue all'applicazione del codice di procedura penale». Ma intanto le opposizioni vanno all'attacco, con il leader della Lega in prima linea: «Dopo mafiosi e camorristi, esce di galera anche Carminati. Chi avvisa Bonafede?», ha commentato Matteo Salvini.

L'ITER PROCESSUALE
Il processo al Mondo di Mezzo è stato travagliato, con decisioni altalenanti. I pm erano Paolo Ielo, Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini: nel dicembre 2014 avevano ottenuto l'arresto dell'ex terrorista di estrema destra, noto per i legami con la Banda della Magliana e che nell'estate del 1999 era stato il protagonista del furto del secolo: nel caveau della cittadella giudiziaria di piazzale Clodio, a Roma. Secondo gli inquirenti, insieme a lui, al vertice dell'organizzazione criminale che da anni teneva sotto scacco la Capitale con metodi da boss c'era Buzzi, già condannato per omicidio, poi graziato e diventato il ras delle cooperative rosse. Una ricostruzione non condivisa dai giudici di primo grado che comunque avevano inflitto pene elevate: due associazioni a delinquere semplici, nessuna aggravante mafiosa, 20 anni di reclusione per Carminati e 19 per Buzzi. Decisione ribaltata in appello, nonostante uno sconto di pena: 14 anni e 6 mesi per il Nero, 18 anni e 4 mesi per il suo socio, ma questa volta il 416 bis veniva riconosciuto. Poi, la Cassazione, con un verdetto definitivo, ha sentenziato che quel Mondo di Mezzo era solo una banda di corrotti e corruttori, ma che non c'era nemmeno l'ombra dei clan. «La detenzione di Carminati non aveva senso, la sua scarcerazione è un altro passo verso la normalità, sono felice», ha commentato Buzzi.
 

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