Roma, nella casa comunale del nonno a Casal Bruciato c'è la nipote: «È morto nel 98' e l'ho occupata io»

Scandalo alloggi intestati ai defunti. La nipote: «Abito qui da ben 24 anni»

Roma, nella casa comunale del nonno a Casal Bruciato c'è la nipote: «È morto nel 98' e l'ho occupata io»
Roma, nella casa comunale del nonno a Casal Bruciato c'è la nipote: «È morto nel 98' e l'ho occupata io»
di Lorenzo De Cicco
Domenica 9 Gennaio 2022, 00:20 - Ultimo agg. 4 Ottobre, 16:00
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«Questa casa comunale è affittata a un morto? Lo so benissimo, era nonno. Se n’è andato nel ‘98. Vede questo bell’archetto in pietra qui all’ingresso? L’ha fatto lui, prima di lasciarci». In una traversa di piazza Balsamo Crivelli, cuore pulsante di Casal Bruciato, c’è una palazzina ristrutturata di fresco, appartamenti del Comune di Roma, ceduti quarant’anni fa a canoni ribassati a cittadini con stipendi modesti o disoccupati. Molti, col trascorrere degli anni, sono passati a miglior vita. Ma nei registri del Campidoglio è come se fossero ancora lì. Ai defunti sono intestati i contratti annotati nei registri comunali, aggiornati al 2022. E sempre a loro, ai morti, sono indirizzate le bollette che spedisce ogni mese il dipartimento del Patrimonio di Roma Capitale. L’ufficio che dovrebbe controllare (e riscuotere) le pigioni e che invece per anni ha chiuso un occhio. Risultato: nella Capitale, in tutti i quartieri, dal Centro storico a Ostia, ci sono 1.646 appartamenti abitati da fantasmi. Case intestate a locatari deceduti. E abitate da altri. Parenti, nel migliore dei casi. Oppure occupanti. O altri inquilini irregolari, tramite subaffitti al nero assai praticati.

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Tv da 50 pollici

La nuova giunta di Gualtieri, allertata da un report chiesto dall’assessore alle Politiche abitative, Tobia Zevi, sta conducendo un’inchiesta interna, non ancora conclusa, che ha fatto venire a galla questo paradosso macroscopico: oltre 1.600 case pubbliche, patrimonio di tutti i romani, intestate a inquilini defunti. Nessuno sa chi ci abiti. Nell’appartamento dietro piazza Balsamo Crivelli vive una ragazza. Preferisce non essere citata con nome e cognome, ma sul pianerottolo di casa, davanti alla porta da cui spunta un televisore al plasma da 50 pollici, racconta come ha fatto per due decenni a risiedere qui, indisturbata.

Letteralmente: dal Comune nessuno si è fatto vivo. «Mio nonno è morto nel ‘98.

Mia nonna, la moglie, se n’è andata nel 2008, quattordici anni fa. Ma sì, è vero, le bollette sono ancora intestate a nonno. Pensi, fino al mese scorso c’era proprio il suo nome come destinatario dei cedolini. Nell’ultimo, appena arrivato, hanno scritto “eredi di”». Eredi anonimi, sconosciuti ai funzionari del Campidoglio, in assenza di una regolare richiesta di voltura.

 

E infatti il 50% degli occupanti effettivi non ha più pagato un centesimo e solo il 12% è in regola con le rate, probabilmente con la speranza che l’ufficio del Patrimonio, in cambio di 2-300 euro al mese di affitto, non verifichi chi abbia preso il posto del trapassato. «Io però la richiesta di voltura l’ho fatta - riprende la nipote - Era il 2013, se ricordo bene». Risposte dal Comune? «Zero». Forse perché non ne avrebbe avuto diritto, alla voltura: «Il problema è che quando i nonni sono morti, non ero nel nucleo familiare, all’Anagrafe». E la legge parla chiaro: oltre al reddito, è fondamentale dimostrare, con i certificati demografici, che l’erede abitasse col defunto. Altrimenti la casa popolare va assegnata a chi aspetta in graduatoria da anni. Se così non fosse, si creerebbe una scorciatoia ingiusta, ereditaria, per tutti i parenti degli inquilini morti. «Ma vivevo con loro!», giura la ragazza. Al Campidoglio non risulta. In ogni caso, per ora, se l’è cavata: «Qui mi sento a posto: nel 2020 mi hanno dato anche la sanatoria regionale. Come occupante».

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