Raid nel bar alla Romanina, Casamonica urla alla testimone in aula: «Di' che t'ho aiutato!»

Raid nel bar, Casamonica contro teste in aula. Lei: «Ho paura»
Raid nel bar, Casamonica contro teste in aula. Lei: «Ho paura»
Martedì 16 Ottobre 2018, 13:10 - Ultimo agg. 22:30
3 Minuti di Lettura

«Dì che ti ho aiutato». Così ha urlato dalla gabbia dei detenuti Antonio Casamonica alla teste che aveva appena detto «di avere paura del clan». Testimonianze cariche di tensione e di paura nel processo a carico di Antonio Casamonica, accusato di lesioni e violenza privata aggravate dal metodo mafioso per il raid in un bar di Roma avvenuto il primo aprile scorso. 

LEGGI ANCHE Roma, raid Casamonica in un bar: richieste di condanna per i Di Silvio
La Romanina e i Casamonica: «Comandano ancora in silenzio»

Il proprietario del «Roxy Bar», la moglie e la giovane disabile che venne presa a calci e pugni da due appartenenti al clan Di Silvio, ieri sono stati condannati al termine di un processo svolto con il rito abbreviato. «Avevo paura. I Di Silvio mi dissero "non ti scordare che questa è zona nostra", poi mi hanno preso a calci e pugni», ha raccontato Marian Roman. Una testimonianza la sua caratterizzata dalla paura: nel corso dell'audizione il teste è apparso tremante e in alcuni casi non ha avuto la forza di rispondere alle domande che vertevano sul ruolo dei Casamonica e sulla loro influenza nella zona della Romanina. 

 


«Ricordo che Casamonica era entrato e mi chiese un pacchetto di sigarette - ha aggiunto - ma mi diede cento euro, io non avevo il resto. Proprio in quel momento i due Di Silvio cominciarono a fare gli sbruffoni con una cliente. Poi la presero a calci. In un primo momento Casamonica si intromise dicendogli di lasciarla andare, poi non ha fatto nulla. Io non sono intervenuto perché avevo paura. Ho cercato di uscire dal locale ma mi hanno bloccato. Chi era fuori non è intervenuto. Io temevo che i Di Silvio potevano tornare armati, mi avevano minacciato di morte e avevano detto: 'chiudi questo bar'». Anche nelle parole della seconda vittima, una donna invalida civile, ha ammesso di vivere nel terrore dopo quella domenica. «I Casamonica hanno preso informazioni sul mio indirizzo», ha detto rispondendo alle domande del pm Giovanni Musarò. La donna ha ricostruito con molta sofferenza quei momenti di paura durante la proiezione del video delle telecamere di sorveglianza del bar: «Nessuno si è opposto - ha detto - nessuno dei presenti ha fatto nulla mentre mi aggredivano».

Per quanto riguarda la testimonianza di Roxana, proprietaria del locale, che per prima ha trovato il coraggio di denunciare, ha affermato di avere compreso «solo ora con chi ha a che fare».
Parlando di Casamonica ha detto che spesso passava al bar per le sigarette. «Lui aveva atteggiamenti da spaccone - ha detto la donna - ma non creava problemi come i Di Silvio. Loro erano fastidiosi. Una volta se la sono presa con un vecchietto». Per questa vicenda ha avuto danni «materiali per 6 mila euro ma anche di immagine per clientela. Abbiamo dovuto - ha aggiunto - chiudere il locale per due giorni. Non voglio che i miei figli crescano nella rassegnazione che si respira alla Romanina. Tante persone, dopo che ho trovato il coraggio di denunciare, mi hanno detto 'brava, hai fatto benè ma me lo hanno sempre detto a bassa voce».

© RIPRODUZIONE RISERVATA