CasaPound, sequestrata la sede di Bari dopo l'aggressione al corteo, il pm: «Riorganizzazione del partito fascista»

CasaPound, sequestrata la sede di Bari dopo l'aggressione al corteo, il pm: «Riorganizzazione del partito fascista»
Martedì 11 Dicembre 2018, 10:55 - Ultimo agg. 19:30
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«Andatevene merde, qui comandiamo noi». Un pugno sferrato alle spalle e poi la «feroce esplosione di violenza» dei militanti di CasaPound «ai danni di persone inermi e del tutto incapaci di qualsiasi reazione». Una aggressione «unilaterale» e «squadrista» fatta da un gruppo di neofascisti che rischia di ripetersi. Per questo la sede barese di CasaPound, in via Eritrea 29, a Bari, è da oggi sotto sequestro.

La magistratura barese risponde così all'aggressione del 21 settembre scorso nel quartiere Libertà fatta da dieci militanti di CasaPound con manganelli, catene e tirapugni nei confronti di un gruppo di manifestanti di ritorno dal corteo antifascista e antirazzista organizzato dal movimento 'Mai con Salvinì del collettivo del centro sociale barese 'Ex Caserma Liberatà. Ai dieci «picchiatori» e ad altre 20 persone, tra cui due minorenni, la Procura contesta i reati di «riorganizzazione del disciolto partito fascista» e «manifestazione fascista».

Ipotesi confermata dal rinvenimento nella sede e a casa di alcuni indagati di «oggetti chiaramente riconducibili alla ideologia fascista»: bandiere nere con fascio littorio e con l'effige della «X Flottiglia MAS», un busto di Benito Mussolini e croce celtica, libri su Hitler e lo squadrismo, tra i quali una copia di Mein Kampf. «Le accuse dei pm non trovano alcun riscontro nella realtà dei fatti e sembrano a tutti gli effetti motivate da un pregiudizio politico», secondo il segretario di CasaPound Italia, Simone Di Stefano.

Ma per il gip di Bari che ha disposto il sequestro, «l'indole violenta e aggressiva legata a ragioni di estremismo ideologico e politico» dei militanti di CasaPound fa «ritenere concreto il pericolo che, ove si presentino occasioni analoghe, legate a manifestazioni di pensiero a loro 'sgraditè, possano tornare a usare la sede come base operativa per sferrare simili aggressioni organizzate».

«Soddisfazione» è stata espressa dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano e «orgoglioso della risposta dello Stato» si è detto il sindaco di Bari, Antonio Decaro. Secondo il giudice Marco Galesi, che ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Roberto Rossi, quella del 21 settembre fu una azione premeditata, una «chiamata a raccolta da parte dei militanti pugliesi di CasaPound» finalizzata ad «aggredire avversari politici»: si sarebbero dati appuntamento davanti alla sede, non lontano dal luogo dove il corteo si era concluso, in piazza del Redentore, schierandosi con le braccia conserte di traverso alla via.

Lì avrebbero aspettato i manifestanti, tra i quali l'europarlamentare di Rifondazione Comunista Eleonora Forenza, per poi attaccarli alle spalle. Gli investigatori della Digos hanno ricostruito, grazie ai video, i tre momenti della «spedizione punitiva». In quattro finirono in ospedale, alcuni con ferite profonde alla testa e al volto, presi di mira mentre accompagnavano due donne di colore con passeggini che, impaurite, passavano di lì per tornare a casa.

Dopo l'aggressione e l'intervento delle forze dell'ordine per sedare gli animi, ci fu anche la reazione dei manifestanti antifascisti, amici delle vittime, che si scagliarono con calci e pugni contro poliziotti e carabinieri.

Cinque di loro sono ora indagati per minaccia e violenza a pubblico ufficiale.

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