Case occupate Roma, ecco il tariffario del racket: gli abusivi spendono più degli assegnatari regolari

Un illegale può sborsare fino a 1000 euro per vivere in una casa che è stata occupata

Case occupate Roma, ecco il tariffario del racket: gli abusivi spendono più degli assegnatari regolari
Case occupate Roma, ecco il tariffario del racket: gli abusivi spendono più degli assegnatari regolari
di Alessia Marani e Camilla Mozzetti
Sabato 25 Marzo 2023, 08:00 - Ultimo agg. 12:02
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C’è la cassa “comune” quella dove confluiscono parte dei soldi che gli occupanti abusivi pagano per entrare in un appartamento di un ente pubblico o privato senza averne titolo. Non sono alloggi che chi gestisce il racket delle occupazioni trova loro gratuitamente. Tutto ha un costo: chi non entra in graduatoria e non trova una sistemazione si rivolge molto spesso al circuito parallelo.

Dietro ci sono i movimenti per l’abitare ma pure la criminalità organizzata che ha capito quanto può fruttare il sistema da parte degli occupanti.

E se non è estorsione poco ci manca, considerate le cifre che al momento dell’ingresso e pure mensilmente vengono richieste. 

Il paradosso è che il sistema regolare, tra censimenti che saltano e posizioni degli aventi diritto non aggiornate, viene due volte beffato: chi occupa irregolarmente paga con regolarità ma lo fa a chi gestisce illegalmente immobili pubblici e privati. Colui che, invece, è formalmente regolare - poiché assegnatario di un appartamento di residenza popolare - ma non ha aggiornato l’Ater o il Comune sulla propria posizione fiscale (reddito, lavoro) due volte su tre continua a pagare meno del dovuto. Solo chi è fiscalmente verificabile vede cambiare l’importo dovuto mentre i lavoratori in nero, le partite Iva, che non si “autodenunciano” per il miglioramento della propria condizione continuano a pagare anche 30 euro al mese (a tanto ammontano i canoni di locazione ad esempio per alcuni alloggi di edilizia popolare in zona Tiburtina). 

Appena due anni fa i carabinieri del Nucleo investigativo di Ostia sequestrarono 13 appartamenti tra Dragona e Dragoncello, tutti di proprietà dell’Ater o del Comune che tuttavia venivano gestiti dal clan Costagliola, una famiglia di Camorra da anni impiantatasi nella zona di Acilia. Qui il racket prevedeva un pagamento variabile di 500-600 euro all’organizzazione per usufruire del bene da parte di ogni occupante. Non pagare non era ammesso. Poi c’è il resto, ovvero quelle grandi occupazioni che pure rientrano nel piano di sgomberi varato dalla Prefettura dove sono in corso anche delle inchieste perché si ha il sospetto che le “tariffe” siano anche molto più alte. Gli occupanti, dal Prenestino al Tiburtino, non parlano, aggrediscono al contrario se si chiede loro quanto pagano per stare lì.

 

Ma poi c’è pure chi, tra i denti, fa di conto e dice che qualcuno arriva anche a superare i mille euro. Bisogna tenere conto della tariffa di ingresso, una quota che esula la retta mensile, e poi la quota per la “cassa comune” che serve per le “spese ordinarie” insieme al dovuto mensile. Piazza Indipendenza l’aveva insegnato: durante lo sgombero furono trovate ricevute fittizie per i soggiorni degli occupanti. Prezzi variabili dai 10 euro ai 30 euro a notte per dormire su un giaciglio. Dietro l’occupazione dell’edificio di via Curtatone, c’era finito anche quell’uomo, Luca Fagiano, rimbalzato ora nella chat dell’assessore al Patrimonio Tobia Zevi. E poi ancora la mala che ritorna con quella donna conosciuta a Rebibbia come “l’agente immobiliare”. Pure dal carcere secondo l’accusa, una romana di 50 anni, gestiva appena pochi anni fa il racket di alcuni appartamenti di enti tra Don Bosco, Cinecittà e via Flavio Stilicone: per ogni occupazione che andava in porto la tariffa oscillava tra i 4 mila e gli 11 mila euro. All’epoca l’inchiesta partì dopo che in via Calpurnio Fiamma una famiglia di peruviani era entrata in un appartamento vuoto e alcuni residenti avevano chiamato la polizia. 

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