Accordo per le cause civili a Napoli: 208mila pendenze

Accordo per le cause civili a Napoli: 208mila pendenze
di Viviana Lanza
Giovedì 21 Novembre 2019, 07:48 - Ultimo agg. 14:12
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All'indomani del vertice a Palazzo Chigi sulla giustizia concluso con le dichiarazioni del ministro Alfonso Bonafede che ha annunciato l'intesa sulla riforma del processo civile tanto da ritenere che possa essere discussa in Consiglio dei Ministri già la prossima settimana, in Tribunale a Napoli si ragiona sul possibile impatto della riforma. Tra gli addetti ai lavori c'è scetticismo, si aspetta di vedere se e come la riforma passerà. Intanto il confronto con i dati restituisce l'immagine di una giustizia civile sempre in affanno, tanto nel settore civile quanto in quello penale. Nel settore civile la riforma mira a ridurre i tempi dei processi, a dimezzarli come annunciato dal ministro. Come? In estrema sintesi, puntando a snellire i riti, ridurre le pendenze, ricorrere a un rito semplificato unico nelle cause davanti a giudice di pace e tribunale e a strumenti stragiudiziali alternativi al processo come la conciliazione e la negoziazione assistita dall'avvocato.

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I DATI
Nel settore civile la situazione complessiva del distretto di Napoli fa registrare una riduzione delle pendenze sia per la Corte di Appello (passata in un anno da 49.399 a 45.281 processi pendenti, pari all'8,34% in meno) sia per i Tribunali del distretto (passati da 213.163 a 208.043 processi pendenti, con un calo del 2,4%). In particolare, il Tribunale di Napoli ha ridotto la pendenza del 6,11%, a fronte di 13.552 nuovi processi, che incide come nuovo carico di lavoro per gli uffici. In controtendenza, invece, i Tribunali di Nola (pendenza aumentata del 1,49%) e Napoli nord (che pur avendo definito in un anno 25.134 processi, a causa di un numero di nuovi procedimenti risultato il più alto del distretto, ha aumentato la pendenza dell'11,58%). Nel settore penale, invece, dagli ultimi dati annuali la pendenza risulta aumentata in Corte di Appello (9,2% in più) soprattutto a causa dell'aumento di nuovi processi (10,8% in più).

I tempi lungi dei processi dipenderebbero soprattutto da rinvii per motivi fisiologici al processo (il 64%) e da rinvii e disfunzioni del sistema attinenti agli uffici di giudici e pm o a problemi di cancelleria (16,2% dei casi) e in percentuale minore a rinvii dovuti a impedimenti della difesa o dell'imputato (4%) e altri motivi vari (15,8%). E' quanto emerge da una recente ricerca condotta da Eurispes e Unione camere penali italiane, a cui ha collaborato anche la Camera penale di Napoli presieduta dall'avv Ermanno Carnevale. La ricerca si basa su un campione di 27 Tribunali in tutta Italia, fra grandi, medi e piccoli, e 12.918 processi penali. Un gruppo di lavoro composto da circa seicento avvocati ha girato per le aule per raccogliere dati utili a fotografare la realtà quotidiana della giustizia. La ricerca ha messo in evidenza i motivi dei rinvii che prolungano la durata dei processi. Più numerosi sono risultati i rinvii per situazioni fisiologiche del processo, cioè richiesta dei termini a difesa, riunione di procedimenti, tentativo di conciliazione, udienza di sola ammissione delle prove, richiesta di messa alla prova, assenza dei testi citati dalle parti, prosecuzione dell'istruttoria, discussioni e repliche: tutto questo risulta alla base del rinvio in più della metà dei processi. Poi ci sono le lungaggini in qualche modo determinate da disfunzioni e problemi di risorse: omessa o irregolare notifica a difensore, imputato o parte offesa, mancata traduzione in aula dell'imputato detenuto, assenza di giudici o pm titolari, precarietà del collegio, problemi logistici.

IL CASO ISCHIA
Proprio ieri l'Ordine degli avvocati di Napoli, presieduto dall'avvocato Antonio Tafuri, ha tenuto un consiglio straordinario per discutere del caso Ischia, una vera e propria emergenza ormai. Mancano giudici e personale amministrativo. Basti pensare che negli uffici del settore civile su una pianta organica di 11 unità sono in servizio solo 3 amministrativi. E nel settore penale va anche peggio: appena 2 cancellieri. A rendere la situazione ormai al limite c'è il fatto che la sezione di Ischia, dichiarata soppressa nel 2013, opera in virtù di un rinvio della soppressione, ma proprio per questo non è possibile fare nuove assunzioni. E nessuno dei magistrati e degli amministrativi già in servizio in altre sedi fa domanda per il trasferimento sull'isola. Il Consiglio forense intende quindi sollecitare una legge che stabilizzi la sezione di Ischia e la dichiari sede disagiata in modo da prevedere incentivi per il personale che sarà destinato alla sezione isolana.
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