Frosinone, marito-padrone chiamava il figliastro Cenerentolo: a 11 anni costretto ai lavori più umili in casa

Mortificava il bambino avuto dalla donna da un precedente matrimonio: l'uomo rinviato a giudizio con l’accusa di maltrattamenti aggravati

Frosinone, marito-padrone chiamava il figliastro "Cenerentolo": a 11 anni costretto ai lavori più umili in casa
Frosinone, marito-padrone chiamava il figliastro "Cenerentolo": a 11 anni costretto ai lavori più umili in casa
di Marina Mingarelli
Martedì 15 Novembre 2022, 07:00 - Ultimo agg. 13:45
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Quella di Giovanni (il nome è di fantasia) un bambino di 11 anni residente a Frosinone, potrebbe sembrare la storia di Cenerentola al maschile. Ma se Cenerentola - nella favola - è riuscita a sposare il bel principe, lui è riuscito a ritrovare il sorriso e la serenità grazie alla sua mamma che ha preso il coraggio a due mani ed è scappata da quel marito padrone che aveva sposato quando già aveva un bimbo (il marito era morto in un incidente d’auto mentre lei era al sesto mese di gravidanza). Il coniuge, un professionista di 50 anni, inizialmente le aveva fatto credere che avrebbe cresciuto il suo bambino come se fosse stato suo. Invece con il passare del tempo l’ atteggiamento nei confronti di Giovanni si faceva sempre più duro. A lui dava l’incarico di pulire il piazzale, di dare da mangiare agli animali da pollaio e di estirpare le erbacce che crescevano in giardino. 

Il ragazzino aveva talmente timore del patrigno che si sottometteva ad ogni tipo sopruso. Se il bambino non svolgeva bene il lavoro che gli assegnava quotidianamente erano botte a non finire. Stessa sorte toccava alla madre se provava a difendere il figlio. La donna, che tra l’altro ha avuto altri due bambini con il professionista, era veramente disperata, Non accettava che il figlioletto venisse trattato come un inserviente. L’uomo però incurante delle lamentele della moglie aveva dato a Giovanni il soprannome di “Cenerentolo”. A detta del patrigno quel ragazzino doveva guadagnarsi il cibo che consumava perchè era lui che portava i soldi a casa. Era bene, aveva detto alla moglie che capisse quelli che erano i ruoli all’interno di quella famiglia. E il ragazzino era l’ultima ruota del carro, quindi doveva soltanto obbedire. La donna però non riusciva a darsi pace. Quello era suo figlio, un bambino che stava soffrendo le pene dell’inferno a causa del coniuge che non faceva altro che maltrattarlo. Sovente il ragazzino doveva fare i compiti di nascosto perché prima c’erano tutte le faccende da svolgere. 

Fortunatamente quell’inferno è finito alcuni mesi fa quando la donna , dopo aver realizzato che se voleva riappropriarsi della sua vita ,e soprattutto se voleva che il figlio tornasse ad essere un bambino felice, è scappata di casa e si è rivolta al centro antiviolenza “spazio Osa” di Frosinone che si occupa soprattutto dei maltrattamenti sulle donne. Il marito le impediva persino di uscire a fare la spesa. L’uomo acquistava dalle Multinazionali generi alimentari di ogni tipo. . Quindi avendo tutte le provviste che voleva in casa, la moglie non aveva assolutamente bisogno di uscire. Anzi, le vietava addirittura di partecipare alle messe in suffragio del marito deceduto.  

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Il bambino che è stato ascoltato dai servizi sociali ha raccontato di come il patrigno lo torturava ogni giorno facendogli pulire i bagni di casa e costringendolo ai i lavori più umili. L’uomo è stato rinviato a giudizio con l’accusa di maltrattamenti aggravati, cosa che non gli ha impedito di mantenere in affido condiviso gli altri figli. Adesso Giovanni, tramite la mamma si è costituito parte civile. Avrebbe riferito di non voler più avere alcun contatto con il patrigno. Nella prima udienza salirà sul banco dei testimoni dell’accusa la nonna paterna che per prima si era accorta di quanto il nipote fosse infelice e disperato.

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