Laura: «Io, aggredita e perseguitata dal finto chef molestatore. L'ho fermato con un pugno»

di Maria Lombardi
Domenica 26 Gennaio 2020, 12:37 - Ultimo agg. 29 Agosto, 12:18
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«Quel tipo mi ha aggredita in metro a Termini e pedinata per giorni. Per un mese ho vissuto nel terrore, finché non è finito ai domiciliari». Laura (non è il suo vero nome) ha 20 anni ed è una delle studentesse molestate e perseguitate a Roma dal finto chef, 23 anni, il maniaco seriale arrestato ieri dai carabinieri.

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«Frequento l’università Roma Tre, da un po’ girava la notizia di questo tipo che dava fastidio alle ragazze. Il 21 dicembre, intorno alle 17,30 prendo la metro, da Conca d’Oro verso Piramide. Scendo a Termini per un regalo, quello si avvicina e mi blocca. Potresti toglierti le cuffiette, mi fa, sai dove si prende il treno per Piramide? Gli spiego dove deve andare. E lui: era solo una scusa stupida, abbiamo fatto il tragitto insieme in metro. Ho perso la testa per te, domani parto per New York. Io gli dico che sono fidanzata e non mi interessa conoscerlo. Ma quello insiste, si presenta, dice di chiamarsi Antonio. Ti vorrei fare un regalo di Natale, continua, 500 euro, oppure se vuoi ti regalo della cocaina o dell’erba. Ti sembro tipa da cocaina, gli rispondo, e mi allontano. Lui mi afferra per la giacca con la forza, è alto circa un metro e novanta, e mi trascina in ascensore. Mi blocca abbracciandomi e mi comincia a dare baci in testa. Dai un bacio a zio Salvo, senti che effetto che mi fai. Mi metto a piangere, sono paralizzata dalla paura. Non devi aver paura, dice, vorrei solo che mi levassi i pantaloni, mi guardassi e mi dicessi come sono messo. Al rifiuto cambia tono, si arrabbia e diventa violento. Comincia a toccarmi le cosce, a quel punto trovo la forza di reagire: gli sferro un cazzotto sulla pancia e scappo».

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«Sono sconvolta, chiedo aiuto ai militari che stanno in metro, racconto quello che è successo. Mi dicono che devo andare dai carabinieri. Riprendo la metro per andare a Piramide, ancora sotto choc. Lo trovo seduto davanti a me. Mi segue quando scendo ma appena si accorge che mi avvicino ai militari scappa. Racconto quello che è successo anche a un carabiniere che è lì in stazione». C’è una ragazza, accanto a loro, ascolta la storia e interviene: «Scusate se mi intrometto, quel tipo l’ho visto uscire correndo e l’ho riconosciuto. Ha aggredito anche me. Si era presentato come Salvatore, mi aveva offerto un lavoro come hostess in un hotel, si era fatta dare il numero di telefono. All’appuntamento per parlare di lavoro mi ha aggredita e poi aveva cominciato a stalkerizzarmi, bombardandomi di telefonate. So chi è, conosco nome e cognome e profilo facebook».

 

 


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Laura va a presentare denuncia ai carabinieri di Piramide. «E lì scopro che quel tipo ha molestato altre ragazze, una l’ha anche picchiata.
La domenica dopo sono a lavoro. Io lavoro solo la domenica, in un centro commerciale. Un collega mi chiama: c’è un uomo che ti ha cercata in cassa. Vado e mi trovo davanti sempre lui. Mi pedinava da giorni, almeno una settimana, sapeva tutto di me: come mi chiamo, dove lavoro e quando. Mi faccio spostare nei magazzini per non farmi vedere e all’uscita dal lavoro vado a fare una nuova denuncia per stalking. Mentre era al centro commerciale, ho poi scoperto su facebook, postava foto di lui del Colosseo. Ho vissuto nella paura che venisse a cercarmi sotto casa o al lavoro, io vivo sola. E’ stato terribile. Siamo una quarantina le ragazze che ha preso di mira e molestato. Io mi sono fatta coraggio e ho reagito, mi chiedo cosa ha passato chi non ha avuto la stessa mia forza».

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