«Israeliani abominevoli», Chef Rubio querelato da un esponente della comunità ebraica

«Israeliani abominevoli», Chef Rubio querelato da un esponente della comunità ebraica
Sabato 16 Novembre 2019, 17:06 - Ultimo agg. 17:15
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Il 21 ottobre aveva pubblicato un tweet definendo i cittadini israeliani «esseri abominevoli». Per queste espressioni Gabriele Rubini, in arte Chef Rubio, è stato querelato da un medico trevigiano, il dottor Ilan Brauner,  figura di spicco della comunità ebraica locale. A convincere Brauner - che è anche tra i fondatori della Federazione Italia-Israele - ad intraprendere le vie legali è stata la convinzione che le parole contenute in quel tweet contengono una esplicita istigazione all'odio razziale nei confronti del popolo ebraico.

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Il tweet in questione aveva dato la stura a una serie di commenti dal sapore inequivocabilmente razzista e segnatamente antisemiti. Tanti i commenti anti-israeliani, molti dei quali postati da estremisti di destra: «Gli israeliani di adesso e di allora hanno sempre sfruttato l'Olocausto per giustificare le loro nefandezze. Questi sono sionisti non soltanto ebrei», sostiene l'utente Fidelsgimarigen. «Io non ho più pietà, questi sono le SS del 2000' e ancora con i giorni della memoria? E su cosa dobbiamo riflettere, se le vittime di ieri sono oggi carnefici?», attacca PierluigiSh. Qualcuno cercò anche di intervenire in questa surreale discussione scrivendo: «Mi dispiace, ma qui siamo all'antisemitismo bello e buono». Per tutta risposta Rubio aveva rincarato la dose, aggiungendo testualmente: «Free Palestine. Loro saranno sempre liberi, nonostante siano schiavi a casa loro. Non dimenticatelo mai. Israele non è una democrazia».

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Rubio non è nuovo a iniziative del genere. Aveva già postato sui social attacchi diretti e offensivi verso Israele in quanto nazione e gli israeliani in quanto cittadini di uno Stato che siede legittimamente negli organismi sovranazionali, a cominciare dall'Onu. Nei suoi confronti qualche giorno fa la stssa Federazione delle associazioni Italia Israele aveva promosso una raccolta di firme per chiedere la sospensione del contratto che legava il cuoco ad un format di Discovery Channel. Poco dopo è stato lo stesso network a risolvere il contratto di Rubini.
 

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