Chieti, Eliana Maiori uccisa dal compagno a colpi di pistola: l’arma detenuta illegalmente, lei ha tentato di fuggire

Giovanni Carbone, 41 anni, le ha sparato al viso poi ha confessato tutto ai carabinieri

Chieti, Eliana Maiori uccisa dal compagno a colpi di pistola: l’arma detenuta illegalmente, lei ha tentato di fuggire
Chieti, Eliana Maiori uccisa dal compagno a colpi di pistola: l’arma detenuta illegalmente, lei ha tentato di fuggire
di Alfredo D'Alessandro e Antonio Di Muzio
Martedì 20 Dicembre 2022, 11:00 - Ultimo agg. 18:10
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Un rapporto ormai avvelenato culminato in tragedia: uno sparo al viso, al corpo, la disperazione e poi il senso di colpa per aver ucciso la sua compagna con la confessione ai carabinieri. È accaduto a Miglianico, paese dell'entroterra Chietino, a pochi chilometri dal capoluogo. Eliana Maiori Caratella, 41 anni, di Francavilla al Mare e Giovanni Carbone, 41 originario di Matera e residente a Montesilvano, uno che aveva alle spalle piccoli reati patrimoniali, si erano conosciuti da circa due anni. A Miglianico, in via Antonelli, ci abitavano da poco tempo: quello doveva essere il loro nido d'amore e invece si è tramutato in un luogo d'inferno. Lei sperava in un futuro migliore dopo un matrimonio fallito, ma l'amore per i suoi due figli, avuti dal primo marito che ha una piccola impresa edile, la manteneva serena con il suo splendido sorriso che spiccava sul viso come la sua cascata di riccioli biondi, nonostante il rapporto con il nuovo compagno fosse diventato in fretta burrascoso. I vicini parlano oggi di liti continue, ma di certo potevano immaginare che la tragedia potesse essere dietro l'angolo. 

Ancora, dunque, non si sa cosa abbia spinto, ieri mattina, il 39enne, a impugnare una pistola e sparare a bruciapelo i colpi che hanno posto fine alla vita di Eliana.

Non si sa perché avesse con sé quell'arma, che pare fosse detenuta illegalmente, e ancora non è stato neanche possibile capire se lei, trovata esanime in una taverna, abbia tentato di sfuggire alla furia di quell'uomo al quale spesso aveva anche affidato i suoi figli e che fortunatamente ieri mattina erano ancora a scuola e alla loro uscita sono stati affidati alle cure del nonno. Giovanni Carbone si è costituito quasi subito, presentandosi ai carabinieri di Miglianico e poco prima delle 18 è stato trasferito in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato. 

Dopo poco nell'appartamento maledetto, in un complesso di villette a schiera poco distante dal centro del paese, è arrivata, disperata, in lacrime, la sorella di Eliana che ha inveito a più riprese contro il destino brutale della sorella. «Ditemi che non è vero, non è possibile morire a 41 anni». Urla e parole inconsolabili, poi una vicina di casa l'ha abbracciata provando amorevolmente a tranquillizzarla. «Erano qui da poco tempo - dicono gli abitanti della zona - li abbiamo conosciuti molto poco. Certo, non ci aspettavamo un fatto del genere». Poi il sostituto procuratore di Chieti Lucia Campo e il medico legale Cristian D'Ovidio hanno lasciato l'abitazione dove si è svolto un lungo sopralluogo. Neanche l'avvocato Franca Zuccarini, legale assegnato d'ufficio al 39enne, ha parlato all'uscita della caserma dei carabinieri, ma di certo si sa che Carbone, durante l'interrogatorio, ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. 

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Ciò che accadeva nella casa in cui ieri si è consumato il delitto qualcuno le conosceva. «I servizi sociali del Comune - ha raccontato il sindaco Fabio Adezio - avevano sentito più volte la vittima di questo insensato omicidio, cercando di stare vicino alle difficoltà di una mamma di famiglia alle prese con una situazione particolare della propria vita affettiva, ma quando accadono queste tragedie ognuno di noi sente di non aver fatto abbastanza per chi si è trovato a soccombere di fronte ad un gesto insensato e incomprensibile e che tra l'altro non aveva avuto alcun segno premonitore». L'intera comunità di Miglianico ora è sconvolta. «Questo è un evento - ha riflettuto il primo cittadino - che mai si era verificato nel nostro territorio e che segnala come purtroppo le relazioni sociali, familiari, sentimentali stiano accusando pesantemente le conseguenze di una situazione generalizzata che non consente più alle persone di ritrovare il senso di equilibrio dopo una frattura. Viviamo - sottolinea ancora il sindaco - in una realtà in cui generalmente i problemi venivano risolti comunitariamente, in cui il vicinato, la cerchia familiare allargata, la comunità civica aiutavano con grande delicatezza e spesso in maniera incisiva le persone a superare i piccoli e grandi problemi della vita quotidiana fornendo un supporto che ora l'evoluzione della società, l'individualismo imperante, la rincorsa ad avere l'immagine più bella possibile sui social e, buon ultimo, lo straniamento imposto dalla pandemia di Covid-19 hanno fatto venire meno, amplificando le fragilità e il senso di solitudine, mali che spesso conducono a gesti incomprensibili. Oggi però credo che l'atteggiamento giusto da tenere sia il silenzio, unito, per chi crede, alla preghiera, sia per la vittima, sia per i suoi figli, rimasti senza madre, e anche per chi ha compiuto un gesto che non ha possibilità di giustificazione».

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