Le stime della Coldiretti ne contano ben 2 milioni e 300mila. La presenza dei cinghiali in ogni regione italiana ha raggiunto numeri da allarme causando danni alle coltivazioni, incidenti stradali mortali, sgradevoli invasioni in molte città della penisola. Insomma, come denuncia l'assessore regionale veneto Federico Caner, coordinatore della Commissione politiche agricole nella Conferenza delle Regioni, i cinghiali sono diventati «un'emergenza nazionale».
Proprio la Conferenza delle Regioni ha approvato un documento voluto da tutti i 21 assessori all'Agricoltura, che chiedono al governo modifiche alla legge sulla «fauna selvatica» vecchia di 30 anni. Le Regioni sollecitano il via libera alla caccia selettiva tutto l'anno, con l'aiuto di cacciatori privati autorizzati e controllati dalle istituzioni. La richiesta ha scatenato subito la reazione di sei associazioni ambientaliste (Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu e Wwf Italia) che parlano di «attacco senza precedenti alla tutela della biodiversità, affidando ai privati il controllo della fauna selvatica». Replica l'assessore Caner: «Va superato l'oltranzismo di una parte estremista del mondo ambientalista e fare i conti con la realtà. Il problema dei cinghiali è gravissimo». A dicembre, fu approvato in Parlamento un ordine del giorno del Pd, che parlava di «fenomeno allarmante con ripercussioni sulla pubblica sicurezza e sui bilanci delle aziende agricole che hanno subito danni per oltre 200 milioni di euro l'anno». Ma, nonostante quel documento, la modifica della legge è rimasta al palo. E ora c'è anche la crisi di governo.
Due giorni fa, un grosso cinghiale femmina ha sbarrato di notte la strada a un'auto a Villanova Mondovì in provincia di Cuneo.
Recinzioni con filo spinato elettrico, veleni sparsi sui confini dei terreni: i coltivatori le provano tutte, ma i cinghiali sono tenaci e abitudinari, continuando a battere gli stessi luoghi in cerca di cibo. Sono onnivori e questo complica le cose. Sono assai prolifici e tutto peggiorò alla fine del secolo scorso, con l'innesto in Italia di un ceppo ungherese per affrontare il rischio estinzione dei cinghiali italiani. Da allora, i cinghiali si sono moltiplicati ovunque. Le immagini di questi animali per le strade di Roma non fanno più notizia, se ne vedono anche a Genova, Palermo, o alla periferia di Avellino. La competenza sul problema è delle Regioni, che sono obbligate a preparare piani di contenimento. Il Lazio lo ha approvato a metà giugno. In Campania, il documento è pronto da dicembre e prevede interventi per il periodo 2022-2024. Vi si legge: «In città come Benevento, Salerno e Avellino è stato richiesto più volte l'intervento dei prefetti e dei sindaci».
I piani prevedono soppressioni mirate, con la macellazione delle carcasse. In Campania, è possibile anche trasferire cinghiali vivi nella foresta regionale di Cerreta Cognole in provincia di Salerno. In Campania, i cinghiali sono presenti sul 40 per cento del territorio regionale per il 78 per cento dei Comuni. Solo nel Parco nazionale del Cilento-Vallo di Diano e Alburni dal 2018 è stato avviato un piano di controllo. E i dati degli abbattimenti in Campania sono passati dai diecimila nel 2019 per calare con la pandemia. I cinghiali restano ancora un'irrisolta emergenza nazionale.